Tornare a respirare

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Passare otto ore in solitaria, con un grande bruciore alla testa - e senza poter giocare con Jacopo - era apparsa un'impresa interminabile agli occhi di Niccolò.

Manuel era riuscito a prendere un giorno di ferie, pertanto era stato Simone a portare l'altro gemello a scuola, prima di andare a lavorare.

«Dai papà lo posso chiamare?» chiede per l'ennesima volta, lasciando che sulle labbra del padre si formi un sorriso «Chissà se gli sono mancato».

Un po' gli si stringe il cuore perché rivede nel rapporto tra i figli quello che, purtroppo, lui non ha mai avuto, seppur tanto desiderato. Manuel sarebbe andato fino alla Luna a piedi, se solo questo fosse stato utile per farlo sentire meno solo tutte le sere che la madre lavorava o quelle in cui Simone non aveva del tempo da spendere con lui.

Gli carezza la testa, poi ci lascia un bacio «Certo che gli sei mancato, ne sono certo. Sai che possiamo fare? Ti prendi quella bustina che sa di arancia come piace a te, poi facciamo una torta: così quando tornano Jaco e papà facciamo merenda, mh?» pare convincerlo con una velocità disarmante, tant'è che è Niccolò a sciogliere la medicina nell'acqua, senza fare storie come suo solito.

Gli ingredienti per la crostata sono semplici da trovare, così come lo è miscelare il tutto e infornarlo.

«Papà hai il naso sporco di farina. Guardati allo specchio!» ride Niccolò frattanto si lascia cadere sul divano. Manuel si stropiccia il naso, poi prende a tirare a lucido la cucina - perché lo sa che Simone non sopporta vedere disordine e sporco attorno a sé, soprattutto dopo un'intensa giornata di lavoro scandita da molteplici call con una pluralità di persone.

«Siamo tornati! Niccooo!» è Jacopo che, squillante, sgattaiola in casa e, senza levare lo zaino dalle spalle o il giubbotto di dosso, prende a cercare la sua fotocopia. Quel che trova sono il padre e il gemello stesi sul divano, abbracciati, sotto la pesante coperta in pile.

«Si sono addormentati» nota Simone, sornione, non appena mette piede nel salotto «Meglio lasciarlo dormire un altro po'. Vuoi fare merenda?»

«Mhm» annuisce. L'istinto lo porta ad avvicinarsi a Niccolò e lasciargli un piccolo bacio sulla testa, lo stesso che gli fa aprire un occhio e poi l'altro.

«Jaco!» si tira su in piedi e butte le braccia attorno al suo collo «Mi sei mancato!»

«Anche tu. Come stai? Hai ancora la febbre?»

«No. Alle tre era a trentasei e mezzo» spiega «Abbiamo fatto la torta con papà, facciamo merenda?» ora guarda anche Simone, poi scruta Manuel, ancora perso nel sonno.

«Possiamo farla mentre guardiamo i cartoni? Ti prego papà.»

«Un episodio e basta però, altrimenti arrivi tardi a calcio e a Nicco torna mal di testa. Andate sul lettone, oggi facciamo uno sgarro e la fate là merenda, ma solo perché papà dorme» sorride, poi lancia un fugace sguardo a Manuel. I gemelli sgattaiolano in camera e ci mettono circa tre secondi ad accendere il televisore e selezionare il loro cartone preferito.

«Buongiorno» è Simone che sorride a Manuel non appena lo vede entrare in cucina «Non è che ti sei preso qualche linea di febbre pure tu? Guarda che occhi lucidi che hai»

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«Buongiorno» è Simone che sorride a Manuel non appena lo vede entrare in cucina «Non è che ti sei preso qualche linea di febbre pure tu? Guarda che occhi lucidi che hai».

«Me li sono stropicciati. Sto benissimo» lo bacia «Però mi sei mancato più del solito» adesso fa scivolare una mano dietro al suo collo e l'attira a sé, facendo lieve pressione con due dita sulla zona che ama baciare. Difatti si avvicina e ci poggia fugacemente le labbra «Sei stanco? Vuoi che sia io a portare Jacopo a calcio?» «No tranquillo, non ce n'è bisogno» sorride «Però porta su la merenda — ci sono troppe scale in questa casa» sbuffa e gli passa il piatto con due fette di crostata e altrettanti succhi alla pesca.

Quel che Manuel trova davanti ai suoi occhi è una coperta ad unire i due esili corpi, ora addormentati l'uno sull'altro con un episodio del loro cartone preferito di sottofondo.

Quindi spenge il televisore e sistema meglio la coperta, così da coprire anche i piedi scalzi. Fa retrofront e torna al piano terra «Niente calcio nemmeno per Jacopo: si è addormentato».

«Ah che peccato, dovrai rimanere a casa con me» l'attira verso di sé, grazie a due lembi di tessuto, poi gli schiocca una serie di baci sulle guance «Ordiniamo la pizza stasera?» «Scendi tu a prenderla però» Simone gli punta il dito contro «Io?» «O così o niente, in questa villa vige la mia anarchia» ride «Ma se non faresti male ad una mosca, rugbista cresciuto in mezzo alle mischie».

«Uno dice una cosa e rimane segnato a vita. Sleale e scorretto: ecco cosa sei.»

«Però mi ami!»

«Questo lo dici tu —» «Non le sai di' le bugie, ti si fanno tutte le guance rosse. Vie' qua, dammi un altro bacio che oggi ci siamo visti meno del solito» torna appresso a lui, senza intenzione alcuna di spostarsi o fare altro.

Dopo una caotica giornata, tornava finalmente a respirare.

Un Rullino di RicordiWhere stories live. Discover now