Sempre con te

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L'estate è volata via sotto al caldo afoso di Roma, a suon di ampie pennellate che hanno finito di sistemare la villa e accompagnando le risate dei gemelli che, in un modo o nell'altro, hanno capito il cambiamento avvenuto nelle loro vite.

Per sempre.

Quel pomeriggio c'è il compleanno di Thomas, il migliore amico di Jacopo, ed é stato invitato anche Niccolò che, con non pochi problemi, sta cercando di spostare un ciuffo da una posizione all'altra.

«Uffa» sbuffa sonoramente davanti allo specchio. Manuel, poggiato sullo stipite della porta, l'osserva in maniera silenziosa finché non decide di avvicinarsi, accoccolandosi sulle ginocchia. «Posso aiutarti?» chiede, cercando il suo sguardo corrucciato.

«Tanto non si sistema un accidente di niente!» sbatte le mani sulle cosce, arreso, poi si volta nella direzione del maggiore e lascia che il padre si metta all'opera «Non stanno giù nemmeno col gel! Sono un disastro questi capelli, papà».

In realtà non è così perché in pochi attimi Manuel riesce a dare una forma accettabile a quell'ammasso di ricci, trovando nel respiro di Niccolò qualcosa d'insolito: il suo petto si alza in maniera irregolare e l'ossigeno che inala non è nemmeno la metà di quello che butta fuori, strizza spesso gli occhi per poi stropicciarseli e si tortura le mani in maniera perpetua.

C'è qualcosa che non va. C'è decisamente qualcosa che non va.

Vuole parlargli per capire. Gli piacerebbe sapere cos'è che lo fa essere così inquieto, tanto da prendersela con una manciata di gel che non modella le sue ciocche a piacimento.

«Ehi» Simone arriva alle loro spalle, lasciando che Manuel si volti nella sua direzione «Tutto bene qui?» scruta il figlio, conscio della sua incapacità nel mentirgli. Quest'ultimo, difatti, si limita ad annuire, si sciacqua le mani nel lavandino e fuoriesce dall'abitacolo.

«Non va tutto bene. Vero?»

«Non lo so .. volevo chiederglielo, ma non sono riuscito a trovare le parole giuste» si mordicchia il labbro «Magari - magari è solo agitato perché tra poco inizia la scuola .. ma sono certo che andrà tutto bene: c'eri pure tu l'altro giorno all'incontro con le maestre e hai sentito cos'hanno detto no? Poi, nel caso, potremmo —» le labbra di Simone si posano sulle sue, mettendo fine a quella lunga lista di preoccupazioni che attanagliavano la mente di Manuel «Andrà tutto bene, vedrai. Necessita solo del suo tempo, poi ce ne parlerà lui. Stai tranquillo» adesso lo stringe contro il proprio petto, massaggiando dolcemente il braccio destro.

Si incastrano ancora alla perfezione.

La mano libera del corvino s'insidia tra i capelli del compagno - arrotolando qualche dito attorno ai ricci - così da alleviare, almeno in parte, la pesantezza che gravava nel suo petto.

Passano dei minuti infiniti così, senza spostarsi di un millimetro, finché non sentono una fragorosa risata provenire dalla camera dei gemelli. È Niccolò che ride a crepapelle, probabilmente per merito di Jacopo che, come i papà, non perde nemmeno una sfumatura d'emozione nel suo volto.

«Che vi ridete?» Manuel fa capolino, poi nota il figlio con due elastici gialli sul capo a formare piccole code «Che stai a fa' Jacopì?» lo squadra, con l'aria a metà tra il corrucciato e il divertito.

«Nicco dice che ha i capelli brutti e che nemmeno il gel riesce a sistemarli, quindi me li faccio così anche io — così non lo prendono in giro» spiega «Diglielo anche tu papà che gli amici di Thomas sono simpatici. Tipo Daniel .. o Alessio!» ma Manuel è troppo commosso dal gesto compiuto per riuscire a pensare o dire qualcosa di senso compiuto, quindi si limita ad annuire.

Hanno ritrovato la propria metà mancante e nessuna verrà lasciata sola dall'altra. Non avrebbero più provato quell'infinita solitudine che aveva attanagliato la sua adolescenza, facendogli credere di non meritarsi una compagnia al propio fianco.

Prende coraggio e prova ad abbattere quella paura che, da quando Jacopo è entrato nella sua vita, l'accompagna qualsiasi cosa lui debba fare. Teme di non essere abbastanza in grado di comportarsi come una figura paterna, che i suoi figli non lo ricorderanno col sorriso perché incapace di alleviare le loro preoccupazioni. Quindi si accovaccia alla sua altezza e gli carezza delicatamente la guancia «É normale essere agitato, sai? Stai per affrontare una nuova avventura, ma conoscerai tanti bambini che saranno onorati di diventare tuoi amici. Le maestre sono entusiaste di avere Niccolò Balestra come alunno perché sia io che papà gli abbiamo detto che sei bravissimo, mh? Poi hai Jacopo — lui è sempre con te» sorride all'altro figlio «É il tuo primo amico e, proprio perché lo conosco, ti affido il compito di non farlo litigare con tutti, ci conto — ?» fa sorridere entrambi e, pire se vorrebbe, Jacopo non può dissentire su quanto detto: si limita a fare spallucce e poi abbraccia Niccolò.

«Su, ora spicciati! Voglio andare al compleanno di Thomas — fa la festa al cinema dei piccoli ed é bel - lis - si - mo! Così ti presento Daniel: è tutto perfettino come te» schiaccia un occhiolino e poi fuoriesce dalla stanza, lasciandovi solo il gemello e uno dei papà.

Simone é seduto sul divano, dividendo le bollette dalle multe - tutte prese da Manuel sul rettilineo per andare a lavoro - quando vede Jacopo sedersi accanto a lui.

Cerca i suoi occhi e poi inizia a parlare «Nicco aveva un po' di paura, ma gli ho detto di stare tranquillo perché ci sono io. Non è che vuole tornare a Milano, vero papà?» gli occhi gli si fanno un briciolo lucidi e il maggiore vi legge tutta la preoccupazione di rimanere solo una seconda volta, quindi lo prende a sedere sulle ginocchia per rincuorarlo.

«Non vuole tornare a Milano, no. Nicco è felice quanto me di stare qua, a Roma, con te e con papà. Si deve abituare, ma sono certo che con il tuo aiuto andrà tutto bene» gli bacia il capo «Grazie».

«Grazie?»

«Sì, grazie perché ti prendi cura di lui».

Jacopo annuisce, senza aggiunge altro. Si stringe contro il petto di Simone e gli spiega perché abbia due codini sul capo, dato che non gliel'aveva ancora chiesto.

Lo stesso che rimuove una volta arrivato al compleanno dell'amico, così da avere tutte le ciocche scomposte. Così da proteggere suo fratello, perché ora che si erano trovati avrebbe fatto tutto per vederlo felice.

Sei bellino quando sorridi Nicolino gli aveva detto un anno addietro, tra le mura di quel bungalow che aveva fatto intrecciare le loro linee della vita. Ed era diventato un po' un fioretto fatto con sé stesso che, fin quando possibile, avrebbe rispettato.

 Ed era diventato un po' un fioretto fatto con sé stesso che, fin quando possibile, avrebbe rispettato

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