Capitolo 11: La vigilia di Ferragosto

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Era il 14 di agosto, da quella bellissima settimana erano già passati ben 11 giorni.
Come vola il tempo, vero?
Davide era al telefono con Riccardo, stava cercando di organizzare qualcosa con lui e Rebecca ma, purtroppo, nessuno dei due era disponibile quella sera.
Riccardo ci spiegò che preferiva rimanere con la sua famiglia dal momento che, il 30 di agosto, sarebbe dovuto partire per Roma.
Rebecca, invece, non era dell'umore.
Mi disse che doveva aiutare la sua famiglia con gli scatoloni del trasloco.
Anche lei sarebbe partita dopo qualche settimana e non aveva ancora idea della sorpresa che la stava aspettando.
In un certo senso iniziai sentirmi triste, nessuno dei nostri amici avrebbe passato la serata con noi.

Sbuffai, annoiata.
Davide mi notò e si voltò subito verso di me.
<< Ehi, che hai? >>
Mi avvicinai al mio letto, gettandomici sopra a pancia in giù.
<< Niente. >>
Il mio ragazzo si sdraiò accanto a me spostandomi, dal viso, alcune ciocche dei miei lunghi capelli biondi.
<< Non ci credo, sei strana. Qualcosa non va? >>
<< Beh, in effetti qualcosa c'è. >>
<< Parla. >>
Mi voltai verso di lui.
<< Beh, oggi è la vigilia di Ferragosto e dovevamo festeggiare tutti insieme. Ricordo quando eravamo ad Acitrezza, la sera che sei arrivato, sembravamo molto convinti di organizzare qualcosa per stasera. Eppure? Siamo rimasti a casa. >>
<< E allora? Che c'è di male? >> Fece Davide.
<< Nulla, ovviamente. E' solo che, tra qualche settimana, ci divideremo e sarebbe stato carino se, con l'occasione della festa, ci fossimo salutati come si deve. >>
<< Ma non ci pensare! Abbiamo ancora quindici giorni per poterci vedere e stare insieme. >>
<< Eh, lo so. Ma io sono fatta così, non riesco proprio a cambiare. >>
<< Ma tu non devi cambiare. >> Mi disse dolcemente Davide.

Iniziai a staccare nervosamente le pellicine dalle mie dita e a mordermi le labbra.
Ogni volta che qualcosa andava per il verso sbagliato, la mia anima ne risentiva.
Sapevo benissimo che non bisognava reagire in quel modo così infantile, ma cosa potevo farci?
Per me era inaccettabile sprecare un'occasione come quella, tutti sarebbero usciti quella sera.
Volevo divertirmi un'ultima volta insieme a Rebecca...

<< Chià, nun fa' accussì. >> Disse Davide prendendomi le mani.
Lo guardai con gli occhi pieni di lacrime.
<< Non piangere per questo, non ce n'è motivo. >> Continuò.
Aveva ragione lui. Non c'era motivo di fare in quel modo.
Eppure perché io mi sentivo così triste, quel giorno?

Iniziai a singhiozzare lasciandomi andare in un pianto liberatorio.
<< E' che sono stanca, Davide. Mi sento stanca ancor prima di cominciare. >> Dissi tra le lacrime.
Non stavo prendendo affatto bene la storia del MIO trasferimento.
Forse, più mi rendevo conto che mancavano poche settimane alla mia partenza, e più ne risentivo.
Era come se, inconsciamente, cercassi di associare il mio malessere ad altre situazioni, trovando una spiegazione a quei pianti, apparentemente, immotivati.

Davide si avvicinò ancora di più a me.
<< Stanca? E di cosa? Chiara, parla. Parla una volta per tutte. Cos'hai? >>
Continuavo a piangere, le lacrime scorrevano veloci sul mio viso.
<< Ho paura. Ho tanta paura di andare da mio padre. >>
<< Perché hai questa paura? Ti ha cercata ancora? Ti ha detto qualcosa che ti ha disturbata? >>
<< No. E' che io temo di poter fare un buco nell'acqua. E se avessi sbagliato? Probabilmente sarebbe stato meglio seguire il mio cuore e rimanere qui o, almeno, andare a Roma con Rebecca. >>
Davide mi asciugò lentamente le lacrime, sorridendomi.
<< Invece no, hai fatto proprio bene. Non farai nessun buco nell'acqua perché, penso, che il tuo cuore non ti abbia mai suggerito di rimanere qui, ma di spiccare il volo e andare via. >>
Mi sedetti sul letto ed incrociai le gambe, poi rimasi in silenzio, scuotendo il capo per negare quel che aveva appena detto il mio fidanzato.
<< Ah, no? Non ti credo, sai? Infondo, sotto sotto, anche tu desideri rivedere tuo padre. So quanto ti abbia delusa e so quanto ti ha fatta star male questa situazione ma, vedi, almeno lui ci sta riprovando! >> Disse.

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