Mi siedo meglio sulla sabbia, assumendo una posizione all'erta, poiché l'inquietudine del suo tono non mi piace affatto.

«No, è da Natale che non ricevo più tue lettere, ti ho fatto qualcosa?» la sua voce tremolante mi spezza il cuore ed è capace di farmi accelerare il battito cardiaco.

Mi guardo attorno confusa. «Ma come, due giorni fa mi hai scritto di averla ricevuta. Mi scrivi sempre che ti arrivano...»

Un silenzio assordante colma una frazione di secondo e mi induce a innervosirmi ancora di più.

«Ma io non ho un telefono, Ylla, e la zia non mi fa usare il suo per messaggiare, lo sai.

Il cuore mi si ferma per un secondo.

Cosa?

No, non è possibile.

Emily mi aveva scritto di aver ricevuto un cellulare in una delle ultime lettere. Aveva detto però di non dire niente alla zia perché era stato un regalo di nostro Zio, John, e altrimenti lei si sarebbe arrabbiata. Mi aveva scritto così e i-io avevo accettato...

Ma che cazzo?!

Una confusione immane mi attanaglia improvvisamente e mi costringe ad alzarmi in piedi, a causa di un improvviso peso all'altezza del petto.

Di chi era allora quel messaggio?

A chi arrivavano le mie lettere?

Chi mi ha scritto per tutto questo tempo al suo posto?

Serro gli occhi e boccheggio in cerca di ossigeno, impanicata e confusa.

Non capisco... Com'è possibile che Emily-

Ma poi capisco.

Certo.

È ovvio.

Rammento il processo, il diniego per l'affidamento, il modo in cui cercava di convincermi a parlare a Emily solo di cose belle quando ci vedevamo per non appesantirla con dolori inutili...

È stata lei.

Zia Isobel.

Probabilmente leggeva lei le mie lettere e ha usato un telefono per tenermi buona, per convincermi che la stellina leggesse ciò che le scrivevo.

Cazzo.

Mi alzo in piedi e sgancio un calcio contro un cassonetto non troppo grande, e questo si ribalta con impeto. Non me ne curo. Impreco sottovoce, offendendo quella stronza di mia zia e avvertendo l'improvvisa voglia di prenderla a pugni in pieno viso.

Puttana del cazzo.

«Emily, potresti passarmi la zia un secondo?» la mia voce non presagisce nulla di buono, poiché è austera e implacabile.

«Ehm... È sotto la doccia adesso.»

Sbuffo.

Passo una mano fra i capelli e mi guardo intorno, cercando di capire il motivo per il quale si sarebbe spinta a tanto. Quella stronza dice sempre di volermi bene e, in realtà, sono affezionata a lei anche io- per il semplice fatto che si prende cura di Emily- allora perché impedisce alla piccola di avere notizie di sua sorella?

Serro la mascella e tento di trovare la calma necessaria per non spaventare mia sorella.

«Senti, Emily...» mi inumidisco il labbro inferiore e sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Ti ho inviato ogni lunedì le lettere di questo mese, ma probabilmente la posta avrà avuto dei problemi... Facciamo così: in questi giorni ti farò arrivare un telefono già pronto con solo il mio numero salvato. Potremo scriverci in questo modo e lasciare da parte, per un po', le lettere, d'accordo?»

(Un)expectedWhere stories live. Discover now