- 8 - Primo Giorno

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Il mattino seguente non portò con sé il consueto chiarore di un pallido sole pronto a compiere il proprio tragitto in cielo. Anzi, Daniel salutò il nuovo giorno nell'insolita penombra della sera prima.

Oltre i vetri delle finestre della Sala Comune e del dormitorio brillava la stessa, medesima luce verde stagnante. Forse solo un po' meno cupa delle ore notturne. Solo allora si accorse che dovevano affacciarsi direttamente sugli abissi oscuri del grande lago nero che avevano attraversato per raggiungere il castello.

Con l'insensata angoscia di cosa sarebbe potuto succedere se, per qualche assurdo motivo, i vetri avessero ceduto, Daniel scese la scalinata di marmo lucido per raggiungere la sala con il caminetto.

Christian e Mila erano evidentemente già pronti per salire a fare colazione. Entrambi sollevavano in aria il mento appuntito con fierezza, ostentando lo stemma di Serpeverde trapuntato sul petto delle loro divise nuove di zecca.

Daniel non aveva nessunissima idea di chi avesse messo mano ai suoi abiti scolastici, fatto sta che nell'arco di una notte, oltre le orlature verde pino, era comparsa anche la famigerata serpe argentata simbolo della sua casa.

«Ce ne hai messo di tempo!» Esclamò Chris che aveva scambiato il suo muso lungo per sonnolenza.

«Muoviti o arriveremo tardi per la colazione.»

L'inaspettata premura di aver atteso così pazientemente il suo arrivo non lo convinse appieno. Era chiaro che i due stessero solo cercando un capro espiatorio che si sarebbe assunto la colpa qualora avessero sbagliato direzione lungo tragitto verso la Sala Grande.

Infatti, messo piede al di fuori della Sala Comune, gli sembrò di essere capitato in un gelido e buio labirinto. Le indicazioni seguite dal prefetto la sera prima erano solo dei ricordi offuscati nella sua mente.

Nessuno seppe quanto vagarono a vuoto sotto le luci delle torce fiammeggianti prima di fiondarsi senza rimorso verso la prima scalinata che incontrarono (Christian insinuò di aver sempre saputo la strada).

La luce del sole mattutino che rischiarava l'aria dell'immenso ingresso lastricato fu motivo di speranza per Daniel che adocchiò il doppio portone aureo della Sala Grande con un malcelato sollievo.

L'atmosfera al suo interno era rilassata e vivace. Il candore del cielo si rifletteva nelle volte incantate e sulle superfici lisce dei quattro lunghi tavoli appartenenti alle Case.

Daniel seguì meccanicamente gli altri due al posto destinato ai Serpeverde, la sgradevole sensazione di estraneità sperimentata al momento del banchetto gli colpì lo stomaco alla stessa maniera.

Marcus aveva già iniziato a fare colazione e azzannava le sue salsicce fritte con la foga di uno che non toccava cibo da giorni.

Lui avrebbe preferito tenersi a distanza ma gli sembrò un tentativo di fuga maleducato e davvero poco discreto, considerando inoltre che Christian e Mila si erano accomodati davanti al riccio senza alcuna esitazione.

Così prese posto in silenzio, fingendo di attardarsi a sistemare la borsa sotto la panca in modo da evitare un saluto diretto.

Marcus sollevò gli occhi dalle sue uova solo per un attimo ma fortunatamente non disse nulla.

«Spero discendano i gufi, stamattina» disse Christian assottigliando lo sguardo in direzione del soffitto «È così che si riceve la posta qui. Sapete, devo assolutamente informare la mia famiglia dello smistamento. Non vorrei mai che temessero sia finito tragicamente tra quelle nullità di Tassorosso! Credo che dovresti fare lo stesso anche tu» aggiunse poi notando la strana espressione comparsa involontariamente sulla faccia di Daniel.

Diario di un SerpeverdeWhere stories live. Discover now