- 4 - Buste, provette e un paio di baffi

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Il pigro Sole di luglio sfilava lentamente attraverso i vetri lucenti delle finestre di Casa Noblineage.

L'estate, stagione che Daniel detestava con ogni grammo del suo corpo, trasformava Londra in una chiassosa cappa di caldo e umidità.

Il ricevimento aveva adempiuto al suo scopo, qualunque esso fosse, ed era stato quello che, a detta di suo padre, si poteva definire un completo successo.

Inoltre, per una fortunata serie di eventi, la breve e impacciata conversazione con Neville Paciock aveva messo Damon Noblineage così di buon umore che a Daniel fu infine perdonata la fuga fuori programma.

«Complimenti, Daniel, sono colpito. Possiedi un'arguzia notevole» gli aveva detto la sera successiva all'evento, attardandosi alle spalle del divano per lasciargli qualche rara e gentile carezza sul capo «mettere una buona parola per me col Signor Paciock è stata una mossa da vero stratega. Ero in compagnia del Signor Potter quando è passato a riferirmi ciò che avevi detto, deve aver sicuramente apprezzato il buon gesto. Sapevo che in fondo avevi a cuore la felicità di tuo padre!»

Daniel aveva inscenato un sorriso, ben conscio che nessun tipo premeditazione lo aveva spinto a rivelare quelle cose al suo futuro insegnante.

Nonostante le buone intenzioni, le gentili parole di Albus Potter continuavano a risuonargli nella mente e, oltre la cadenza ipnotica, trascinavano con loro anche una discreta dose di ansietà. Il desiderio di ricevere la lettera si era fatto più intenso che mai e Daniel non vedeva l'ora di poter dare un taglio a quel supplizio.

La sua trepidante attesa ebbe vita breve perché, la tiepida mattina del 12 luglio, l'oggetto del suo desiderio gli fu ironicamente servito assieme ai pancakes della colazione. 

O quasi.

Devoty infilò il naso appuntito nella sala da pranzo al primo piano, guardandosi bene dal far cigolare il legno della porta a doppia anta. Sopra di lei, il vassoio argentato che di solito accoglieva la corrispondenza nell'atrio, galleggiava placidamente a mezz'aria come un palloncino nella brezza.

L'elfa si avvicinò alla Signora Noblineage, intenta a sorseggiare parsimoniosamente il suo tè, dei biscottini di pasta frolla ancora intatti sul piattino. Un'ammiccante rivista degli eventi mondani in programma per quella settimana era aperta lì davanti.

Il Signor Noblineage invece, era già uscito di casa presto per lavoro.

«Sono arrivate, Signora, le lettere di scuola di maghi.»

Con un guizzo agitato, Daniel e Matthew smisero di spiluccare nei loro piatti per sbirciare il contenuto del vassoio che stava dolcemente sorvolando la tavolata.

Ma prima ancora che Daniel avesse modo di leggere il proprio nome impresso con l'inchiostro smeraldino sul fronte della busta, questa si librò in volo alla volta della madre. 

La donna la ricevette direttamente sul palmo niveo della mano dischiusa.

«Sapevo fosse solo questione di qualche giorno» sorrise deliziata, l'altra mano che adagiava con grazia la bacchetta accanto al tovagliolo ricamato.

Matthew, nel frattempo, era riuscito in qualche modo a recuperare la propria busta dal piatto galleggiante e stava già lacerando la pergamena per arrivarne dritto al contenuto. 

Nel vedere i suoi occhi saettare emozionati tra le righe, Daniel provò un naturale moto d'invidia.

Anche lui voleva leggere la sua lettera!

«Dunque, direi che non c'è tempo da perdere.»

Sua madre si era alzata da tavola, delle movenze armoniche a scivolare tra le pieghe di un lungo abito amaranto.

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