E quello è il giorno perfetto per riunirsi in una distesa di asfalto bollente e fare pratica con la scrittura di canzoni.

Più o meno.

Jason non sa perché Adrienne gli abbia proposto di incontrarsi lì per fare pratica, ma non si sognerebbe mai di contraddire la propria insegnante. Quindi ora è lì, con uno zainetto pieno di fogli volanti, quaderni e penne. E soprattutto, non sa come comportarsi.

Più o meno si sente come al concerto dei Twisted Mistress, ma alla luce del sole.

Adrienne, al contrario, sembra essere nel suo elemento. Seduta sullo schienale della panchina, la sua pelle scura risplende al sole, le spalle incurvate in avanti mentre chiacchiera con lui e John. Ha indosso un top sportivo, dei jeans larghi e scarpe da ginnastica bianche. Per metà coperto dalla panchina, sotto di lei, sbuca il suo skate. Jason è piuttosto sicuro che non si possa essere più fighi di così.

«Ti rendi conto, Adie?» esclama John, camminando avanti e indietro davanti a loro due, scuotendo la testa di tanto in tanto. «Questo qua vuole far entrare quella pazzoide di Valerie Becker nel gruppo! E poi le ha anche rubato il nome per la nostra band! È assurdo.»

Adrienne non fa una piega all'indignazione dell'amico, semplicemente si volta verso Jason con un sorriso enorme e sguardo curioso.

«E allora?» domanda.

Jason accenna un mezzo sorriso.

«Neftali's Heart,» dice, a un volume appena udibile. Non sa come sentirsi, in realtà, e in parte John ha ragione. È vero che ha preso il nome dell'alieno inventato da Valerie, ed è anche vero che gli è venuto in mente guardando i suoi disegni, ma dire che l'ha rubato gli sembra un po' eccessivo. Quando lo pronuncia ad alta voce non si sente a disagio, non si vergogna. Gli sembra... giusto. Non c'è altro modo per spiegarlo. È una sensazione strana, una specie di sesto senso, che lo spinge a non rinunciare a quel nome così bello e particolare. Così Jason ripete: «Neftali's Heart è il nome a cui avevo pensato».

Adrienne annuisce, cercando di essere il più incoraggiante possibile.

«A me non sembra una cattiva idea. Avete detto che sa già suonare, no?»

Jason annuisce.

«Il piano,» specifica.

«Beh, se è in grado di suonare il piano non avrà problemi a imparare qualcosina al basso.»

John resta in silenzio a fissarla per un po'.

«Non ci credo,» esclama con tono melodrammatico. «Sono stato tradito proprio dalla persona di cui mi fido di più.»

Con una risata strozzata Adrienne salta giù dalla panchina e i due iniziano ad azzuffarsi, John le pizzica le guance mentre lei gli tira i capelli. Dopo un po' si fermano, continuando però a tirarsi pugni sulle braccia o gomitate sui fianchi di tanto in tanto.

Jason pensa, per un attimo, che forse John è tra le persone più temute tra i ragazzi di Urbana perché riesce a scherzare in quel modo con una come Adrienne. Gli sembra quasi impossibile che quei due siano amici.

«In ogni caso,» esclama lei, per poi pestare un piede a John, prendendolo alla sprovvista. «Il nome è davvero bello, Jason.»

«Visto?» esclama lui, con tono trionfante, rivolto al batterista.

Lui fa un gran sospiro, mettendosi le mani sui fianchi.

«Senti un po', si sta facendo tardi e non ho tempo per discutere di questo, adesso, ma è evidente che non possiamo rubare a Val il nome del suo... alieno, o quello che è. E se il nome non si può usare senza di lei, di conseguenza non se ne può fare niente.»

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