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Mi svegliai, non so quanto tempo era passato, era sera, poca luce illuminava la stanza, sentivo in bocca quella sorta di gusto metallico dovuto al sangue, cercai di muovermi ma avevo delle corde strette sia ai polsi che alle caviglie che mi impediva di farlo

"Ma cosa.." sussurrai

"Finalmente ti sei svegliato"

Disse mentre si avvicinava a me, mi voltai di scatto verso di lui "Ti prego, scusami Sunho" dissi tutto d'un fiato.
Lui mi prese dagli avambracci e mi sollevò da terra per spostarmi e mi buttò sul divano. Mi fissò negli occhi e io feci lo stesso, anche se con la vista sfocata dalle lacrime.
"Non ti sopporto, dici così tante stronzate, non è vero che ti dispiace" si alzò e si allontanò, andando verso la cucina, aprì il cassetto e prese un coltello da cucina e si girò per tornare

"A-aspetta Sunho, cosa hai intenzione di fare?.." dissi con il cuore in gola, cercai di muovermi invano, mentre lui arrivò davanti a me, mi prese la maglia e con il coltello la strappò per lungo, dopo di ché appoggiò la punta nell'incavo del collo e senza premere troppo forte iniziò a scendere lungo il mio petto fino ad arrivare sotto gli addominali, avevo i battiti talmente accellerati che quasi sembrava stessi perdendo la forza anche di respirare

"T-ti prego.." sussurrai tra le lacrime, quando un dolore acuto mi premette sullo stomaco, la punta del coltello che cercava di affondare la mia carne e il sangue che fuori usciva con velocità
"AH ti prego basta, fermati!" urlai
Lui allontanò il coltello ma la rabbia gli si leggeva a miglia di distanza, ripuntò il coltello nel fianco, ma questa volta tirò tagliandomi, e così via, lo fece più volte in varie parti del mio addome, non avevo nemmeno la forza più di urlare, stringi i denti e feci una sorta di lamento tra le lacrime incontrollate, il sangue che continua a fuoriuscire, avevo perso anche la sensibilità alle mani a causa delle corde strette.

Lasciai andare la testa all'indietro, mi lasciai andare del tutto, mi avrebbe portato alla morte tutto quello, lo sentivo. Non avevo vie di uscite, avrei dovuto ascoltare Jimin, chiedergli aiuto, parlargli di tutto e tenerlo al corrente della mia vita, come mi aveva chiesto lui di farlo. Queste erano le conseguenze, ero solo e nessuno si sarebbe mai accorto di me.

Avevo sperato troppo in un suo cambiamento, ma su quale base? Ero un povero illuso.

Si alzò e mi guardò dall'alto
"Ora.. hai capito cosa si prova?" Si riavvicinò e mi girò leggermente tagliando tutte le corde, avvicinò il suo viso al mio e mi afferrò le guance
"Ti amo Taehyung" mi diede un lungo bacio e si allontanò lasciandomi solo, sul divano coperto del mio stesso sangue. L'unica certezza è che era pazzo psicopatico. Solo queste persone avrebbero potuto fare una cosa del genere e poi dire di amarti.
Io continuai a singhiozzare e rimasi per un po seduto senza forze, provai ad alzarmi ma mi bloccai quando lo rividi spuntare con in mano lo stesso coltello, andò verso il lavello e iniziò a sciacquarsi le mani e ripulire tutto, era di spalle quando per caso guardai il pavimento e mi accorsi del mio cellulare, cercai di muovermi in silenzio, tra vari dolori riuscii ad afferrarlo e me lo nascosi dietro la schiena, nell'istante dopo lui si girò, prese gli stracci sporchi di sangue e li buttò in un sacco

"Porto giù questi, tu rimani qui"
Annuii continuando a fissarlo e come uscii dalla porta mi alzai tenendomi al tavolo, tremavo come una foglia, presi il cellulare e chiamai a Jimin, forse davvero c'era una speranza, doveva solo rispondere, pregai in tutti i modi fino a quando

"Taehyung.."

"Jimin!" Dissi allarmato ma senza urlare troppo

"Taehyung sono le 3:00, cos'è successo? Perché mi chiami a quest'ora?"

"Jimin, lui mi sta facendo del male, ti prego aiutami, sta per arrivare, non chiamare me, ti prego Jimin" cercai di parlare il più veloce possibile

"Cosa stai dicendo? Taehyung che succede?"

you were a flower in a minefieldWhere stories live. Discover now