L'unica

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La sua mano sul mio petto, i suoi occhi fissi sui miei, un immagine che non riuscivo a togliermi dalla mente.

Ci provavo e riprovavo in continuazione ad estirparla ma aveva insinuato le sue radici troppo in profondità e continuando a provare a tirarla fuori mi faceva solo male la testa.
Non passava notte senza che io sognassi di lui e non passava giorno senza che io mi torturassi con la consapevolezza di doverlo fermare.

Era giusto che toccasse proprio a me farlo? Era giusto che dovessi affrontare la persona che più avevo amato? No, non lo era, ma niente era giusto. Non era giusto che dovevamo nasconderci dai babbani ma non era neanche giusto che persone innocenti morissero durante quella che doveva essere una rivoluzione. Non era giusto che mia madre e mia sorella fossero morte, non era giusto che avessi dovuto assistere alla rovina della mia famiglia. Non era giusto che due uomini non potessero amarsi, che una donna non potesse autogestirsi, che il matrimonio fosse l'unica cosa che costasse. Niente era giusto, non posso dire che ora lo sia. Pensiamo di esserci evoluti ma l'evoluzione non è un filo che si srotola ma un elastico, e tanta forza impieghiamo ad allungarlo, tanta forza ci tira indietro.
Saremo in grado di romperlo e separarci per sempre dal passato opprimente? O verremo riportanti indietro? Sono vecchio, sono parte del problema, forse non mi è dato saperlo, forse non lo saprò mai.

Per qualche anno rimanemmo in una specie di stallo, nessun attentato rilevante, nessuna notizia, niente di niente. Sembrava che si fosse arreso ma l'atmosfera era tutt'altro che quieta. Era come se camminassimo su un suolo innestato di bombe delle quali non avevamo il timer, nella nostra testa continuavamo a sentire il ticchettio che ogni giorno si faceva sempre più insistente senza però arrivare alla fine.
Mancavano giorni? Mesi? Non potevamo saperlo e non potevamo intervenire in alcun modo. Eravamo il gatto di Schrödinger, vivi e morti allo stesso tempo.

C'eravamo abituati, vi erano posti sicuri ad ogni via dove in caso di attacco potevamo rifugiarci, vi erano degli agenti speciali che accorrevano in caso di bisogno. Tuttavia tutte queste preoccauzioni si rilevarono inutili poiché Gellert sembrava tutt'altro che intenzionato ad attaccare.

C'era chi pensava che si fosse arreso e chi pensava che attendesse solo che abbassassimo le barriere.
Io sapevo che non si era arreso, non era nella sua natura, avrebbe continuato a perseguire i suoi ideali fino alla morte, a qualunque costo. Agiva nell'ombra, reclutava sempre più persone, indeboliva le nostre difese. Ma non potevamo scovarlo in alcun modo tanto era silenzio e imprevedibile nei suoi movimenti.

Provai a pensare a cosa avrebbe fatto, vedere con i suoi occhi, sentire con le sue orecchie ma niente da fare. Non era più il Gellert che conoscevo io, non avevo alcun modo per comprenderlo.

Ero felice tutto sommato che questa guerra avesse dato ai miei amici un po' tempo per godersi la loro giovane età. Dopo il matrimonio, Quinnie e Jacob erano andati a vivere insieme. Jacob aveva accettato che Quinnie lo aiutasse in pasticceria solo a patto che non usasse la magia. All'inizio fù difficile per lei, non era abituata a compiere degli errori e questo la demoralizzava, piano piano però aveva imparato a mettere le mani nella pasta, a faticare. Trovò incredibilmente soddisfacente sentire il profumo di un dolce che le aveva impegnato tutta la mattina, osservarlo e pensare che era stata lei a crearlo.

Per quanto riguarda Newt, finalmente aveva detto a Tina quello che provava.
<<Siamo in guerra ma non per questo non dobbiamo vivere le nostre vite. Siamo in prima linea ma non possiamo vivere per combattere, dobbiamo combattere per continuare a vivere...quello che cerco di dire è che...che tutto è incerto ora...non sappiamo quando ci sarà un prossimo attacco...non sappiamo nemmeno se soppravivremo al prossimo. Ma se...se la prossima fosse l'ultima battaglia, se questo fosse il tempo che ci rimane...io...vorrei passarlo con te.>> probabilmente non fu questo le disse, probabilmente la paragonò a qualche creatura magica, ognuno ha il suo modo di flirtare suppongo. Qualunque cosa lui le abbia detto sembrò funzionare, erano entrambi timidi, non si sbilanciavano con gesti affettuosi in pubblico ma gli occhi parlano e fu così che la loro relazione divenne nota a tutti.

Grindeldore: I Tuoi Occhi Nello SpecchioWhere stories live. Discover now