Un abbraccio

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Nonostante fosse ferito, Lukas si godeva l'adorazione di quel popolo. Non si era accorto, però, che, nello stivale che indossava, il piede stava sanguinando.

Nel frattempo, si offrì alla loro vista uno spettacolo unico: entrambe le lune – Knight e Ross – apparvero all'orizzonte. Era ormai chiaro che gli Ulex adorassero le luci. Erano un popolo notturno e, qualsiasi cosa emanasse un bagliore, per loro era sacra. L'equipaggio, però, non sapeva che adoravano anche un'altra cosa, molto più delle luci: il sangue.

«Dobbiamo cercare di comunicare con loro».

«E come avresti intenzione di fare, Li? Questi parlano con le ali e noi non le abbiamo», il capitano pensava che sarebbe stato molto difficile.

«Conosco un po' di linguaggio dei segni, chissà...»

Li avanzò verso quello che sembrava il loro capo. Era anche lui inginocchiato con le braccia a croce e ronzava con le sue ali, ma era quello che stava davanti a tutti, a una certa distanza. Quando fu abbastanza vicino, con la torcia che illuminava il corpo dell'umanoide, la biologa poté notare un'altra differenza tra loro e gli uomini zanzara. Non avevano la pelle, ma un esoscheletro che sembrava anche abbastanza resistente. Il nero della loro corazza, alla luce, aveva dei riflessi viola.

L'Ulex alzò il capo e, con i suoi occhi compositi, guardò Li che gli fece segno di alzarsi. Sembrò capire e lo fece. Li fece un segno di pace, ma quello non sembrò capire. Allora Li provò il tutto per tutto: allargò le braccia, si avvicinò e lo abbracciò.

Dopo successe tutto in fretta, Thomas e Lukas neanche capirono tanto che fu improvviso. Il capo degli Ulex, abbracciò a sua volta Li, ma cominciò a stringere troppo forte. Aveva interpretato male il messaggio. Per la sua razza l'abbraccio era il modo in cui si minacciava. L'unico modo per scalfire la loro corazza era tramite le loro braccia, la lotta consisteva in chi stringeva più forte, fino a rompere l'esoscheletro.

Li non poté neanche chiedere aiuto. Gli altri due ancora sorridevano quando videro l'Ulex lasciarla e lei accasciarsi al suolo. Subito dopo l'uomo zanzara la infilzò con il suo becco e cominciò a succhiarne il sangue.

Thomas e Lukas erano disperati. Urlavano il nome di Li con tutta la loro forza e corsero da lei, ma la ragazza, ormai, non poteva più sentirli. Lukas fu il primo ad arrivare, diede un calcio fortissimo in testa all'Ulex. Il suo becco si spezzò e rimase conficcato nel corpo di Li. Lukas la sollevò piangendo, ma non c'era niente da fare: aveva ancora gli occhi aperti.

La rabbia si impadronì di Thomas che prese la pistola e sparò svariati colpi all'uomo zanzara. Tutto il resto della popolazione era ancora inginocchiato e ronzava, ma al suono dell'arma tutti alzarono la testa e guardarono. Si alzarono in volo a circa un metro da terra: si stavano preparando a combattere. Il ronzio cambiò completamente in qualcosa di avverso.

Dopo il primo smarrimento, Thomas tornò in sé.

«Dobbiamo andare Lukas! Allo shuttle veloce!»

«Li! Li! Li!», Lukas era sotto shock. Non capiva perché quell'essere immondo avesse ucciso la sua amata.

Il capitano lo alzò con forza. Lukas si staccò dalla ragazza.

«Non possiamo lasciarla qui!», con calma Lukas la sollevò e si diresse verso la navicella.

Tutti gli Ulex erano pronti per combattere, ma erano senza un capo che desse loro gli ordini. Inoltre, avevano paura della luce. Mentre i due si dirigevano verso lo shuttle, uno degli umanoidi si pose di fronte alla massa ronzante. Cominciò a ondeggiare da una parte e dall'altra: stava incitando la folla a non avere paura.

Intanto il capitano e Lukas erano già a bordo e la rampa si stava alzando. Il primo Ulex, il più coraggioso, si precipitò verso di loro minacciando di infilzarli con la sua proboscide rigida. Thomas non ebbe paura e gli sparò un colpo in fronte. Cadde a terra, si agitò ronzando per qualche secondo e poi morì.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. A quel punto, tutti gli umanoidi si fiondarono verso la nave. Thomas sparava all'impazzata, senza neanche mirare. Gli Ulex si spaventavano, si fermavano per un attimo, ma la loro rabbia era troppa e per ognuno che moriva ne arrivavano dieci. La rampa era troppo lenta.

Lukas era ancora inginocchiato su Li.

«Lukas, aiutami o moriremo!», questo sembrò scuoterlo.

Guardò con odio quelle bestie e cominciò anche lui a sparare. I morti non si contavano e si accumulavano, come gli insetti che erano, davanti alla rampa.

Il morire dei giorniWhere stories live. Discover now