Prologue: my past

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CLAIRE

Sono Claire, ho diciotto anni e frequento il liceo.

Sono la classica ragazza popolare, questo lo ammetto, ma non sono come tutte le ragazze popolari che si è abituati a vedere, anch'io ho i miei scheletri nell'armadio e il mio passato non proprio brillante, ma questo a scuola non lo sa nessuno.

Fino a qualche anno fa vivevo in Texas, a Dallas, la mia città natale, ma per alcuni problemi con la mia famiglia mi sono trasferita qui a Los Angeles, dove è iniziata e, successivamente, completata la mia trasformazione.

Prima ero una ragazza timida, insicura, senza amici e vittima di bullismo. Odiavo me stessa e il mondo attorno a me, e non riuscivo ad evitarlo. I miei genitori si erano preoccupati per questo, e avevamo iniziato insieme una sorta di percorso.

Il problema principale era che non mi piaceva il mio fisico, mi vedevo grassa e brutta, e allora mia madre mi aiutò con una dieta (davvero faticosa) e tanta attività fisica; fu come un miracolo, in pochi mesi vidi incredibili risultati, e finalmente, dopo anni di disprezzo verso il mio corpo, iniziai a piacermi, a piacermi sul serio.

Ero diventata più alta, e, nonostante non mi fosse mai piaciuto molto, notai che anche il mio viso era più grazioso e che, grazie a diverse creme e trattamenti vari, la mia pelle era liscia e non avevo più l'acne a rovinarmi. Mia madre mi guardava orgogliosa, e io non potevo far altro che esserne felice, i miei cambiamenti stavano giovando a tutti. Anche mio padre era contento, e di tanto in tanto faceva battute su tutti i miei possibili fidanzati a cui avrebbe dovuto fare la paternale per non farmi soffrire.

Peccato che si sbagliasse, avevo già deciso che sarei stata io a far soffrire loro; diciamo che ero entrata un po' in conflitto con quasi tutto il genere maschile - a parte mio padre -, erano proprio dei ragazzi a prendermi in giro, e, dato che non potevo vendicarmi con loro, decisi di vendicarmi con tutto il genere.

Dopo il mio cambiamento buttai via tutte le mie felpe di due o tre taglie più grandi e i pantaloni della tuta enormi e, facendo shopping con mia madre, li rimpiazzai con jeans stretti e magliette scollate, e anche abiti, progettavo già di andare a molte feste.

Era il primo settembre, ergo, l'inizio dell'anno nella mia nuova scuola.

Finalmente mi sentivo bella, e non ebbi paura ad entrare dai cancelli a testa alta, con lo sguardo fiero e una camminata elegante.

Avevo indossato degli shorts chiari strappati, una canotta bianca con sopra una giacca di pelle nera e delle Vans dello stesso colore, quello che prima sarebbe stato il mio zaino ora era una borsetta, dove di tutto ci sarebbe stato, ma non di certo i libri.

Il trucco mi faceva sentire ancora più sicura, anche se di solito non eccedevo, mettevo un po' di fondotinta, l'eye-liner, il mascara e un velo di lucida labbra. Sì, rimanevo comunque molto sobria, la ragazzina semplice di Dallas non era ancora sparita del tutto, o meglio, c'era, ma era messa in ombra e nascosta da un'altra me, che trovavo sicuramente migliore.

Il giardino della scuola era davvero enorme, c'erano ragazzi e ragazze di ogni tipo, dai punk fino agli hippie, io non avevo idea di come classificarmi in quei gruppi, non ancora.

Quando passai sentii dei bisbigli provenire un po' da tutte le parti, e tanti sguardi puntati su di me, era solo perché non mi avevano mai vista e perché non avevo di certo l'aspetto di una ragazza del primo anno, infatti ero al quarto.

Non guardai nessuno negli occhi e mi misi da una parte, aspettando il suo della campana, una ragazza mi si avvicinò, era bionda e aveva gli occhi scuri «Ciao, sono Alice Spencer, la rappresentate degli studenti! Tu sei Clarisse, giusto?» mi chiese allegra, io annuii «Sono io, e comunque chiamami Claire, Clarisse non lo sopporto.»

«D'accordo Claire, come rappresentante dovrei, oltre a farti conoscere l'istituto, informati sulle lezioni e farti un po' da tutor almeno la prima settimana. Ma non ti preoccupare, se ti scoccia che qualcuno ti stia intorno non c'è problema, la scuola prevede che i nuovi studenti possano decidere liberamente se essere seguiti o fare da soli, tranne per gli stranieri, ma loro sono un caso a parte. Tu di dove sei?» Mi spiegò parlando velocemente, certo che quella Alice era proprio una logorroica «Dallas, in Texas.» risposi secca «Magnifico! Sono stata in vacanza in Texas! Allora, vuoi che ti segua o no?»

«Per me va bene.» dissi indifferente, alzando le spalle.

La campanella suonò, e Alice mi accompagnò dentro l'edificio «Innanzitutto andiamo in segreteria e chiediamo per il tuo armadietto.» ci dirigemmo verso un corridoio pieno di gente, erano tutti nuovi studenti del primo anno. Alice non fece altro che straparlare durante tutto il tempo in cui rimanemmo in fila, e io iniziavo a seccarmi, dovevo assolutamente organizzare il mio orario in modo da trovarmela intorno il meno possibile.

Finalmente arrivò il mio turno «Buongiorno signora Richards, come sta?» chiese Alice alla donna che stava dietro una scrivania piena di fogli «Bene, Alice, ti ringrazio. Cosa ti serve?»

«C'è una nuova studentessa, ci servirebbe il numero del suo armadietto e la combinazione.» la donna annuì «Mi serve il tuo nome completo e l'anno che frequenti, cara.» chiese nella mia direzione «Clarisse Hemingway, quarto anno.»

«Armadietto numero novantuno, ecco il foglio con la combinazione.» mi porse un foglio bianco piegato, io lo presi e lo misi nella tasca degli shorts «Grazie mille! Salve signora Richards!» la salutò allontanandosi Alice, io mormorai un "arrivederci" e la seguii verso il mio armadietto.

Gli armadietti erano tutti di colore rosso accesso, e avevano l'aria di essere nuovissimi.

«Armadietto novantuno, eccolo qui, hai già i libri?» scossi la testa «Non importa, sicuramente hanno fatto ritardo nella spedizione, potrai seguire con me i corsi finché non ti arriveranno e potremmo anche studiare insieme.» alzai gli occhi al cielo senza farmi notare, fantastico, una piattola mi avrebbe perseguitato finché quei stramaledetti libri non sarebbero arrivati «Che bello!» dissi ironica, mentre Alice mi prendeva per un braccio e mi trascinava verso quella che doveva essere l'aula di inglese.

Note:
Questo è solo il primo capitolo e quindi è un po' breve, ma gli altri capitoli saranno più lunghi.

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⏰ Last updated: Jun 09, 2015 ⏰

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Love is a Sweet GameWhere stories live. Discover now