Capitolo 2

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IL mio ascensore arrivó col classico suono aprendo poi le porte difronte a me. Ero sotto scioc per quello che era apenna successo ma riuscì a riprendermi dopo un po e salire sull'ascensore. Una volta chiuse le porte premetti il tasto che mi avrebbe portato al mio piano. Ripresi il mio cellulare e aprì di nuovo il messaggio.
Non c'era niente che potesse darmi un indizzio su chi potesse essere il destinatario,niente di niente.
Il suono dell'ascensore che segnava l'arrivo e le porte che si aprivono mi riportarono alla realtà e mi ricordarono che avrei dovuto finire il lavoro che domani avrei dovuto consegnare. Quindi rimisi il cellulare in tasca e percorsi il corridoio fino ad arrivare nel mio ufficio.

Mi mi buttai -per così dire- a peso morto sulla sedia della scrivania mettendomi le dita a massaggiarmi le meningi. Doveveo rissarmi,lavorare e non pesare a nient'altro. Accesi il computer cercando di concenterami sul mio lavoro ma a quanto pare qualcuno non era della mia stessa opinione perché mi squillò di nuovo il cellulare. Sbuffai e tirai fuori per l'ennesima volta il cellulare. Era di nuovo quel numero.

Numero sconosciuto:
Non vedo l'ora

Non ce la feci più la curiosità era troppa e mi uccideva, quindi inviai un messaggio.

Io:
Chi sei?

La risposta arrivò poco dopo

Numero sconosciuto:
Presto lo scoprirai

Perché tutto questo mistero?
Dopo questo non ebbi più il coraggio di scrivere un analtro messaggio e altrettanto fece quel emittente a me appunto sconosciuto.

Continuai il mio lavoro -che finalmente finì dopo averlo stampato- fino a l'ora di stacco. Presi le mie cose -compreso il lavoro appena finito- e le infilai nella miavaligetta, spensi tutto, computer e luci, per poi dirigermi fuori. Scesi al piano terra salutando Sophia che era ancora nella sua postazione. Stavo per uscire quando mi sentì chiamare.

"Liam"era il mio capo

"Signor. Smith" gli sorrisi io che lui però non ricambiò

"Oh mi chiami per nome. Le devo confessare che tutta questa professionalità mi mette un po a disagio "questa volta però mi sorrise

"Ok Tyler"Non lo avevo mai chiamato per nome è la prima volta

"Molto meglio" mi fece uno di quei sorrisi che comprendevano tutti e trendadue denti

"Comunque aveva bisogno di qualcosa?"

"In verità sì, mi chiedevo se avessi finito il lavoro"

"Sì,e ti ringrazio pure, perché ho dovuto affrettare i tempi un po a tutti ma visto che hai finito mi piacerebbe averlo" disse propendedo la mano aperta in mia direzione

"Certo" frugai nella borsa ed estrassi il mazzetto di fogli che avevo stampato precedentemente e gli lo consegnai.

"Grazie e scusami per averti trattenuto più del dovuto"disse mortificato

"Ma si figuri" detto questo feci dietrofront e uscì fuori dall'edificio.

L'aria fresca della sera mi colpì il volto facendomi spostare di poco i capelli.

"Ehi Liam" chi era questa volta. Mi girai sbuffando. Era Stan -un mio collega- era un bravo ragazzo ma certe volte era davvero stressante.

"Sten"feci uno dei miei migliori "finti" sorrisi.

"Ehi io e i ragazzi stavamo andando a prendere qualcosa da bere ti andrebbe di unirti?" disse indicando altri miei colleghi di cui faceva parte anche Sophia.

"Io..." non mi fece finire che riprese a parlare

"Non farti pregare"disse per poi cercare di sistemarsi i capelli biondi scompigliati dal vento.

"Io...i-io..." sospirai "ok" mi arresi, alla fine non era una cattiva idea, mi avrebbe tenuto lontano dai pensieri.

Lo vidi sorridere e alla fine mi diressi con lui verso gli altri. Ci misimo d'accordo per andare in un locale non molto lontano.

Così ci dividemmo nelle varie macchine, io sarei andato con la mia macchina e con me sarebbe venuta Sophia.

Entrati in macchina lanciai la valigetta nei sedili posteriori per poi inserire la chiave di accensione.
Al mio lato Sophia sembrava un po imbarazzata ma poi parlò.

"Hai una bella macchina " disse passando le dita sul sedile.

"Grazie "

"ti e costata molta?" Ma che domande erano?

"Un po" non ero proprio in vena di parlare e penso che l'abbia intuito perché non parlò più per tutto il tragitto.

Arrivati al locale lessi "Dark Davil" illuminata di blu con luci a neon.
Presto spuntarono anche Stan e gli altri e insieme ci dirigemmo all'interno. Il tanfo di alcol e sudore mi giuse fino a sotto le narici facendomi storcere il naso. C'erano persone che passavano tra la folla con drinck in mano, altra che si strusciava fra di loro, e credo che sta sera si sarebbero fatti compagnia a letto.

"Venite andiamo ad ordinare" richiamò la mia attenzione Stan.

Con passo deciso ci diressimo verso il bancone con dietro una ragazza bionda vestita -se così si può dire visto che era letteralmente nuda- con un vestitino che le metteva in mostra tutta la sua merce.

"Cosa ordinate ragazzi?" chiese

"Per me una vodkalemon"disse Stan

"per te? " disse rivolgendosi a me

"Per me un cosmopolitan"

"Bene arrivano subito" disse per poi girarsi e andare a preparare ciò che avevamo richiesto.

"Allora come te la stai passando? " mi chiese Stan, lui era l'unico con cui riuscissi a parlare,ovviamente a parte Harry e Louis -i miei due migliori amici anche essi gay che ovviamente stanno insieme- erano sempre pronti se avevo bisogno di aiuto.

"Liam?" mi ripresi,ultimamente mi capitava spesso di perdermi nei miei pensieri "ti senti bene ti vedo un po strano"

"In effetti ultimamente sto lavorando molto e sono stanco"nel frattempo arrivarono i nostri drink

"Allora caro mio beviamoci questi drink e fanculo al lavoro" disse alzando il suo bicchiere per poi scolarselo velocemente.
La stessa cosa feci io e in quel momento mi sentì bene così un bicchiere tirava l'alto e mi ritrovai in pista con sconosciuti che mi si strusciavano addosso. Non ero abituato a questo ma per una volta volevo uscire fuori dalle righe.

Ad un certo punto mi sentì male e corsi subito in bagno a vomitare e la capì che forse era il momento di andare. Cercai tra la folla Stan , che dopo un po trovai con una rossa tutta tette a strusciarsi su di lui, mi avvicinai a lui.

"IO VADO VIA" gridai cercando di farmi sentire da sopra la musica e da quanto capì ci riuscì perché mi fece segno di sì con la testa. Mi feci strada fra la folla fino a trovare l'uscita che mi fece sentire subito bene. Controllai l'ora ed era l'una di notte domani visto che avevo già consegnato il lavoro sarei rimasto a casa e con questo mi diressi nella macchina un po traballante. Mi gettai sul sedile del guidatore per poi sospirare gettando la testa contro il sedile. Dopo essermi ripreso leggermente misi in moto e partì verso casa che ,per fortuna, non distava molto da qui.

Dieci minuti dopo ero davanti al vialetto di casa mia ,arrivando, non so nemmeno io come, sano e salvo.
Camminai per tutto il vialetto non riuscendomi a tenermi in piedi.
Riuscì ad infilare la chiave nella serratura e a girarla per poi aprire la porta. Entrai chiudendomi la porta alle spalle e accendendo la luce.
Quello che mi si presentò davanti mi lasciò esterrefatto non riuscendo ad aprire bocca.
Poi finalmente trovai la voce per dire solo.

"Che ci fai qui? "

Love My Brother (Ziam)Where stories live. Discover now