Volevo gridargli di andare via, ma quando avvicinò il volto al mio orecchio e sussurrò tanto dolcemente da sfiorarmi il lobo con le labbra, non riuscii a fermarmi.

"E che mi vuoi come ti voglio io."
La sua voce roca accese quel fuoco che avevo tentato di tenere a bada da quando l'avevo rivisto.

Non potevo negarglielo, il mio corpo avrebbe parlato al posto mio in ogni caso. Portai le mie braccia intorno al suo collo e lo avvicinai al mio viso.

"Lo sai che domani mattina torneremo a essere Alex e Lily, vero?" Ero a un palmo dalle sue labbra, mi sembrò quasi di sentire il sapore di gin e menta nella mia bocca.

"Tornerai a odiarmi." Disse in un sussurro affannato mentre mi ritrovai ad annuire. Lui sorrise, mentre teneva le mani sui miei fianchi e se ne approfittava per spingermi più vicina. "Mi sembra un accordo."

Ero sicura di quello che feci dopo, il mio corpo reagì d'istinto al suo. C'era stato un momento in cui si erano amati, voluti, ingarbugliati, completati. Sapevano cosa volevamo prima di noi.

Sentii il sapore del gin mescolarsi a quello del cioccolato e dei nostri respiri che si intrappolavano a vicenda dentro le nostre bocche.

E fu così che le sue mani si ritrovarono sulla mia schiena, intente a disegnare i contorni delle spalle fino a risalire lungo i miei capelli. Passai la mano dal collo ai suoi capelli scuri e gli strinsi appena, facendolo lamentare nella mia bocca.

Sorrisi, senza smettere di baciarlo perché avevamo il tempo contato. Un'ultima notte prima di sparire per sempre l'uno dalla vita dell'altro.

Mi sembrava un accordo, un modo per riprendermi ciò che era mio prima che mi fosse strappato dalle mani. Si fermò solo un'istante, scosse la testa.

"Dio, Lils."
"Non farlo." Scossi la testa continuando ad accarezzargli i capelli. "Non chiamarmi così."

Vidi un lampo di rammarico nei suoi occhi, prima di rituffarmi sulle sue labbra. Fu un bacio forte, bisognoso. Alle volte tenero.

Lasciò una scia umida di baci sul mento per arrivare verso il collo. Sentii la sua lingua danzare sul punto in cui la pelle era più sensibile e feci del mio meglio per trattenermi.

"No, piccola."
"No, cosa.."
"Non devi trattenerti." Continuò a succhiarmi la pelle, rendendola ancora più sensibile.
"Non lo sto facendo." Mentii, e lui lo sapeva perché annuì e senza smettere di baciarmi, fece scivolare la mano in mezzo alle mie cosce, alzando il vestito lentamente con l'altra. Mi morsi il labbro per trattenermi, ma quando la mano raggiunse il tessuto della biancheria , non provai più a impedirmi di gemere.
"Così, bravissima." Aveva un sorrisetto soddisfatto sulle labbra quando allontanò la mano da lì sotto.
Non volevo si fermasse, avevo bisogno di sentirlo, proprio lì.

"Ti sei fermato." Sentenziai prima che mi portasse una mano sulla guancia.
"E non mi muoverò fin quando non mi chiamerai per nome." Mi lasciò un bacio sulla testa e si diresse verso le scale, lasciandomi in mezzo all'ingresso.

Mi portai una mano tra i capelli e guardai la porta, poi le scale. Sapeva bene che non me ne sarei andata.
Che gran figlio di puttana.

Lo raggiunsi di sopra e quando lo vidi voltato di schiena, si stava sbottonando la camicia prima di toglierla per mostrare la schiena allenata.

"Avevi una scelta, potevi andare." Deglutii, senza dire niente quindi continuò. "Ma sei rimasta." Si voltò verso di me. "Quindi adesso, si gioca secondo le mie regole."

Si avvicinò a me fino a trovarci uno di fronte all'altro. Odiavo che fosse così alto.

"Quali regole?" La sua mano si posò sul mio fianco.
"Voltati." Mi sussurrò e io feci come disse.

Lilies & OTICH• Ben BarnesWhere stories live. Discover now