Giglio

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Alex
2031

Non sapevo cosa mi fosse preso. Nè perchè l'avessi portata a casa mia.

Aveva gli occhi stanchi e scottava, sì, però le avevo anche urlato contro e lei non se lo meritava.

Avevo una mezza idea sul perché non si fosse presentata a lavoro e non la biasimavo: avrei fatto la stessa identica cosa.

Non immaginavo però, che nonostante Cameron, mi seguisse dentro casa. Come non immaginavo che mi permettesse di avvicinarmi a lei.

Solo il giorno prima, avevo quasi creduto alle sue parole e mi ero quasi fidato del suo odio per me.
Per noi.
Un odio che mi meritavo, tra le altre cose.

Volevo che mi odiasse, volevo che avesse la possibilità di non scegliermi...
Ma allora perchè mi aveva seguito?
E perchè gliel'avevo permesso?

Quelle erano le domande che mi frullavano in testa quando mi ero arrotolato le maniche della camicia,prima di andare a cercare un antipiretico e una coperta per avvolgerla.

La raggiunsi in salotto e le porsi la medicina e la coperta. Mi ringraziò con gli occhi, ma non mi riuscì a guardarmi mai per più di qualche secondo.

"Se vuoi, puoi farti una doccia-" Indicai il bagno dietro di me con il pollice, quando lei scosse la testa.

"Ho solo bisogno di riprendermi un attimo, poi torno a casa."

"Già, Cameron." Mi sforzai di fare un mezzo sorriso,poi mi avvicinai alla poltrona di fronte al divano e mi ci lasciai sprofondare.

Dubito che mi volesse così vicino. Non disse niente, si limitò a inghiottire la pasticca e bere l'acqua, prima di accoccolarsi sul divano e nascondersi dentro la coperta.

Non sorrisi, fu il mio petto a fare una capriola. Mi punii mentalmente perché l'avevo avuta, e poi l'avevo persa.

Se fosse stata ancora mia probabilmente mi sarei steso accanto a lei e l'avrei accarezzata fin quando si sarebbe sentita meglio.
Se solo fosse stata ancora mia.

Mi limitai a guardarla, ma quando chiuse gli occhi la sentii biascicare qualche parola.
"Perché mi hai portata qui?" Era un'ottima domanda. Ma come per tutte le ottime domande, non sempre si ottenevano buone risposte.

"Mi crederesti se ti dicessi che non lo so?"
Tanto valeva, essere sinceri. La vidi sbuffare debolmente.

"Non mi fiderò mai più di te." E, nonostante i deliri della febbre, sapevo che aveva ragione. Non si sarebbe mai fidata di me, non dopo quel giorno. Non seppi cosa dire, quindi feci quel che mi riusciva meglio.

"Da quanto state insieme?" Non riuscivo a guardarla, nonostante avesse gli occhi chiusi. Non sarei mai stato in grado di vederla mentre rispondeva a quella domanda.

"Chi?"
"Tu e Cameron."
"Non sono affari tuoi, Alex."

Quindi era vero, frequentava il suo coinquilino. Non lo conoscevo, non l'avevo mai visto eppure, provai un forte senso di gelosia.

Però sperai che fosse buono, perchè alla fine mi bastava che la trattasse come non l'avevo trattata io. La gelosia faceva parte del pacchetto, dopotutto.

Non dissi nient'altro, mi limitai a stringere debolmente i braccioli della poltrona. Non disse nient'altro e dopo un po' il respiro le divenne pesante e si addormentò.

Mi alzai lentamente dalla poltrona e la raggiunsi. Mi fermai a guardarla e analizzai tutte quelle cose che mi erano mancate di lei. I solchi poco marcati sotto agli occhi, le labbra fini e rosee, i capelli corti e scuri.

Mi lasciai scappare un sorriso, prima di coprirla per bene con la coperta. Poi mi allungai verso di lei e le misi le labbra sulla fronte. La febbre stava scendendo.

Mi avviai verso la finestra e scostai leggermente la tenda. Sorrisi guardando fuori.
Soltanto uno, tra i gigli che avevo deciso di piantare, era azzurro. Era il giglio che teneva la testa alta, verso il sole. Verso le cose migliori.
Quello era il suo giglio.

Lilies & OTICH• Ben BarnesWhere stories live. Discover now