Errori

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Lily
2031

Si vive una volta sola: quella era la frase che avevo sentito sempre, fin da bambina.
Non ero completamente d'accordo, però.

Chi amava e veniva tradito era costretto a rinascere e a quel punto, le vite erano due. Quella che ti lasciavi indietro e quella che devi ricostruire da capo.

Cosa avessi in testa quando entrai in casa di Alex, io non so dirvelo. Ero arrabbiata, delusa e attratta da lui.

Speravo che si arrampicasse sugli specchi, che trovasse un modo per giustificare quanto avesse fatto... Ma non lo fece.

Restò immobile mentre affermava di essere uno stronzo, ma nei suoi occhi vidi il peso di quanto avesse fatto. Lui sapeva di avermi fatto del male e lo sapevo anche io.

La nuova me lo sapeva, ma la vecchia me, doveva ancora scoprirlo.

Fingere di essere qualcuno che non ero, mi liberò dall'ansia che avevo provato quella settimana. A ogni suo sguardo, il cuore tamburellava così forte da appannare la ragione. Sapevo quanto fosse sbagliato, ma non ero perfetta. Nessun uomo lo è.

Quel Venerdì di Aprile, però, alla perfezione non volevamo aspirare. Due persone sbagliate nel momento giusto, questo è ciò che eravamo.

Arrivati nel parcheggio, la musica si fermò ed entrambi rimanemmo in silenzio. Nessuno dei due si mosse, restammo fermi a guardare i gigli che aveva piantati nel giardino.

"Cosa stiamo facendo?" Chiese all'improvviso, a bassa voce con le mani ancora sul volante.

"Non stiamo facendo niente, è ancora una cena tra colleghi se lo vogliamo." Lo guardai mentre scuoteva la testa.

"Non lo è più da un pezzo, ormai." Si voltò nella mia direzione. "Dimmi di portarti a casa e lo farò. Dimmi che mi odi e che vuoi andartene a casa."

Non mi stava sfidando. Sembrò quasi una supplica, quasi come se non potesse sopportare di tenermi vicino. Fu una sensazione strana, guardai in basso.

"Tu mi hai distrutto il cuore." Iniziai, giocando con le mie mani e guardando fuori dal finestrino. "Lo sai questo, vero?"

Non disse niente, ma quando mi voltai la testa era appoggiata sul volante dell'auto.
Lo sentii parlare, finalmente.

"Continueremo a farlo?"

A cercarci e odiarci, a volersi e tenerci lontani: quello intendeva. Io annuii.

Ero certa che due che si amavano come noi, avrebbero sempre trovato il modo di starsi alla larga per un po', per poi riapparire nelle proprie vite.

Era successo quella settimana e sarebbe successo di nuovo. Si passò una mano tra i capelli e si mosse per guardarmi. Aveva un'espressione solenne.

"Non posso prometterti di non spezzarti il cuore, ma posso fare in modo che tu faccia ciò che voglia con il mio."

Lo guardai intensamente e nel giro di pochi istanti, mi slacciai la cintura di sicurezza e mi avventai su di lui.

Riuscii finalmente a chiudere quell'odiosa distanza che ci separava. Le nostre labbra iniziarono a muoversi fameliche, in cerca di altro.

Sentii le sue mani sfiorarmi la schiena e scendere più in basso, fino a fermarsi sui miei fianchi per stringerli un po'.

I finestrini si appannarono e ci fermammo un attimo, il silenzio dell'abitacolo distrutto dai nostri affanni.

Aveva la fronte premuta contro la mia, mentre mi guardava negli occhi con entrambe le mani sul mio volto.

Mi allontanai solo un attimo, giusto il tempo di aprire la portiera; lui fece lo stesso e quando mi superò mi ritrovai a seguirlo.

Quando aprì la porta, mi guardò solo un attimo.
"Posso sempre portarti a casa, lo sai."
"E' troppo tardi per tornare indietro."

Entrai dentro e quando chiuse la porta dietro di sè, sapevo di essere inciampata nell'ennesimo errore.

Solo che non sarei riuscita a sottrarmici.

E io non vedevo l'ora.

Lilies & OTICH• Ben BarnesWhere stories live. Discover now