Choso

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E se dopo essere andati in discoteca Choso ti portasse a vedere le stelle?

È stato tutta la serata al telefono, a parlare di chissà che cosa con i suoi fratelli. Che si trattasse di affari importanti lo avevi capito, ma diamine quanto ci sarebbe voluto ancora?
Non sei riuscita a divertirti neanche un po', essendo usciti da soli non avevi con chi parlare o ballare. Ti sei ritrovata al bancone del bar con minimo tre bicchieri vuoti davanti.
E dire che ti eri anche vestita carina, truccandoti e acconciandoti al meglio. Ti eri lavata i capelli prima di uscire e fatta la ceretta proprio il giorno prima.
Se solo pensi a come ti sei tirata al lucido per niente rischi di picchiare Choso. Ma tanto ora siete in auto sulla via di casa, quindi poco importa.

Hai le braccia incrociate, un muso lungo sul viso e la punta della scarpa col tacco che continua a scandire un ritmo preciso, colpendo il tappetino sottostante.
Si vede lontano un miglio che sei arrabbiata: chiunque, anche uno stupido, ti girerebbe alla larga per la paura di infastidirti e ritrovarsi senza testa in 0,2 secondi.

"Va bene, allora quello lo sistemate voi. Mi raccomando, fate attenzione e come sempre svolgete un lavoro pulito".
'Finalmente' pensi quando Choso conclude la chiamata con questa frase.
"Bella serata in discoteca questa sera, anche la musica non era niente male. Ti sei divertita TN?".
Ora basta, questo è davvero, troppo anche per una santa: "No Choso, non mi sono divertita neanche un po'. Ti sembra normale andare da qualche parte e farmi stare completamente da sola perché non riesci mai a staccare completamente da lavoro? No, dimmi tu, perché io ne ho veramente le scatole piene".
Il tuo sfogo zittisce per un momento l'uomo accanto a te. Non vedendolo reagire la tua rabbia aumenta ancora di più.
"Lo sai che hanno bisogno di me e-" non lo fai neanche finire che erutti di nuovo: "Anche io ho bisogno di te. Non so che lavoro svolgi, ma mi sono fatta un'idea abbastanza dettagliata da capire che non puoi dedicarmi tempo. Tenti di sopprimere la tua mancanza con regali costosi, uscite, cene di lusso, vacanze e alberghi cinque stelle superior. Se pensi che questo mi renda felice allora trovati un'altra a cui donare il tuo materialismo, dato che il tuo tempo è così prezioso che non lo sprechi con nessuno che non riguardi il tuo lavoro".
Le parole sono uscite più dure di quanto effettivamente volessi, ma ora come ora non riusciresti a pentirtene.
Choso prova a migliorare la situazione, mantenendo una pseudo calma, rispondendoti con un tono basso e sicuro: "Al momento però non mi sembra che tu abbia mai rifiutato i miei regali. Sarò anche un materialista, ma tu sei un'opportunista che non si fa scrupolo a prendere tutto ciò che ho da offrirti. Non sono l'unico ad avere colpe".
Quale discorso più sbagliato per provare a placare la tua ira. Ha sortito l'effetto contrario rendendoti intrattabile per davvero.
"Ferma la macchina Choso..." sussurri, ma poi urli "ferma questa cazzo di macchina!".
Appena accosta sul lato della strada tu scendi dal veicolo e, sbattendo la portiera, te ne vai. Essendo la discoteca in una zona isolata ora siete in mezzo al nulla. Intorno a voi c'è una distesa di verde sconfinata che di giorno dev'essere stupenda da vedere; il buio però la rende un mare scuro, pericoloso per chi vi si avventura. A guidarti è il solo odore fresco e dolce delle erbe di campo.
Non ti importa se un serpente dovesse morderti, lo preferiresti a passare un secondo di più con quell'uomo. Il rumore dei tuoi passi è attutito dall'erbetta bassa, tenti di concentrarti su quello per non sentire Choso che ti chiama invano.
Cazzo, sei così arrabbiata che vorresti prenderti a schiaffi solo per sfogarti un po'.

"TN, torna qui. Non abbiamo finito di parlare, mi sono espresso anche male. Siamo stanchi tutti e due, ti prego torna qui".
Ma Choso non è stupido, sa che non tornerai da lui con le tue gambe.
Così chiude la macchina e corre verso di te, ha lasciato volutamente il telefono nel veicolo: sa che tra un po' lo chiameranno.
Così ti afferra, ti prende per appoggiarti sulla sua spalla, caricandoti di peso.
Tu in protesta urli, gli tiri calci e pugni come una bambina capricciosa. Vorresti prenderlo a schiaffi ma messa così è quasi impossibile.
"La finisci di comportarti così? Pensi che non mi importi del fatto che non passi tempo con la donna che amo?" il silenzio gli risponde, mentre continua ad avanzare sul prato con passo veloce.
"Sei una stupida allora, perché non cercherei di sopperire la mia mancanza se non mi importasse di te. È complicato, è difficile per entrambi, credimi. Troviamo una soluzione, facciamolo insieme, sistemiamo tutto. Le coppie lo fanno, i complici lo fanno, le famiglie lo fanno. Perché noi non dovremmo?".
La sua voce è così calma e al contempo intristita da ciò che sta dicendo che non puoi fare altro che ascoltarlo.
Stai in silenzio, non hai il coraggio di rispondere, tutta la tua rabbia è scesa in gola formando un groppo che a stento ti fa respirare.
Vorresti urlargli ancora, dire di andarsene, ma sai che farebbe più male di quanto tu voglia provocargliene. Così stai zitta e quando Choso ti mette giù ti accorgi che siete su una piccola collinetta, a lato della strada.
Non c'è neanche un lampione e le luci della città sono lontane, come stelle cadute che continuano a brillare.
Choso si siede affianco alla tue gambe, aspettando che tu faccia lo stesso. Così lo accontenti, non riusciresti a resistergli ora neanche se volessi.

"Le stelle sono belle viste da qui. Sono così tante che sembriamo più piccoli sotto di loro".
"Te ne esci con una frase poetica ogni volta che non sai che dire?" chiede ironico il ragazzo.
Tu davvero non ce la fai a trattenerti e ti scappa una brutta frase dalle labbra: "Se fossi più presente sapresti che sto cercando di scusarmi con te, ma non ci sei mai dopo una litigata perché te ne vai sempre".
Lo hai colpito ancora una volta nel profondo, questa ha fatto davvero male.
"Ho in mente una cosetta. Sta venendo l'estate e non possiamo stare a casa con questo caldo. Potremmo andarcene entrambi sulla barca di un mio amico, passare qualche giorno al largo di qualche costa, divertirci. Che ne dici?".
"Ha una moglie questo amico? Così so con chi mi devo divertire".
Acida e rancorosa, due aggettivi che ti calzano a pennello ora.
Sei stufa dei vostri litigi continui e della sua assenza costante, così tanto che stai mettendo in dubbio i sentimenti che provi per Choso.
Il ragazzo lo sa, infatti va a recuperare il telefono dalla macchina. Arriva di nuovo affianco a te e si rigira l'oggetto tra le dita.
"Sei davvero una viziata del cazzo, ma la colpa è anche mia, quindi ora io sistemo le cose. E stai zitta, ti prego, mi stai sparando addosso quelle parole acide da settimane, mesi ormai, non le voglio più sentire. Si apre un nuovo capitolo, lo chiamerei 'Io, lei e un amico' ma a questo punto non penso che ti piacerebbe condividermi con un altra persona. Sei un vero e proprio guaio" ride nell'ultima frase ed intanto scaglia, con tutta la sua forza, il telefono giù dalla collina.
Fa un volo così grande che non lo senti neanche atterrare sulle pietre sottostanti.
"Andiamo a casa, così tu fai le valigie e io compro uno yacht. Poi mi dici come lo dobbiamo chiamare e che colore lo vuoi far verniciare. Ci facciamo un giro settimana prossima e, quando scenderemo e saremo in vacanza sulla terraferma, comprerai dei mobili diversi per l'interno della barca. Ora torna in macchina".
Ti alzi dal prato e quando ti arriva uno schiaffo sul sedere sussulti dalla sorpresa. Choso non ha mai preso le redini della situazione, mai. Sì è sempre fatto insultare da te, gli hai sempre urlato contro e lui, per non reagire, se n'è sempre andato. Questa nuova versione di lui ti piacerà, così tanto che ci brinderai sul nuovo yacht.

Conteggio parole: 1440

Come vi sembra questa one shot?
Personalmente la trovo carina, ma nulla di particolare.
Ringrazio la mia socia per lo spunto, ti voglio bene Mako 😘.
Alla prossima.

🌛 La vostra Maddy 🌜

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