1. Primo giorno di vacanza

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Se state vagando per una qualche stradina della toscana, dispersi in mezzo a campi e vigneti, con quell'aroma dolciastro di uva e fichi maturi, bhe prestate molta attenzione a ciò che vi circonda.
Se oltre alle distese illuminate dal sole cocente di luglio riuscite a scorgere una panda verde, per essere più specifici color pino, con dei ridicoli coprisedili a pois macchiati dal tempo, alzate una mano e salutatemi, perché la ragazza che ha tutta l'aria di voler aprire la portiera e buttarsi con il veicolo ancora in corsa, indovinate un po'? Sono proprio io.

Come tutti gli studenti sapranno, non c'è nulla di migliore, dopo nove lunghissimi mesi di scuola, di potersi rilassare e godersi l'estate.
Già a partire dal mese di gennaio, quando il periodo natalizio giunge al termine e il freddo raggelante che si è costretti a subire ogni mattina in attesa dell'autobusa non crea più quell'atmosfera di avvento in prossimità delle feste, ma solo la principale causa delle bronchiti, ciò che ci tiene in vita è l'idea di una vacanza.
Basta chiudere gli occhi ed immaginarsi in una spiaggia caraibica, la pelle che si tinge di un colore più scuro e caldo mentre i capelli tendono a tonalità più chiare. Et voilà! Il gioco è fatto! Si stringono i denti e si cerca di terminare l'anno senza debiti.

Se devo essere del tutto onesta, il rischio di dover trascorrere l'intera estate con la testa chinata sui libri nel vano tentativo di capire una di quelle incomprensibili e inutili, perché dobbiamo ammetterlo, sono inutili, equazioni di secondo grado, c'è stato e come.
Diciamo che il 3.5 preso a gennaio, mentre sognante immaginavo le mie lunghe giornate al mare, passeggiando per la spiaggia con la sabbia sotto i piedi, potrei non averlo mai recuperato del tutto.

Non so dire in che momento sia iniziata la mia repulsione per la matematica, probabilmente nel momento in cui alle elementari per spiegarci le frazioni hanno parlato del dividere una pizza per condividerla... Si indubbiamente quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Dunque la domanda sorge spontanea, come ho fatto a passare l'anno senza il debito? Quale divinità devo ringraziare? A chi devo innalzare un altare dove accendere delle candele, rigorosamente profumate, preferibilmente alla vaniglia, e lasciare offerte?
Mentre mi interrogo su che grazia divina che mi abbia parato il culo non posso che pensare all'illusa di mia madre, Carolina, che ingenua come una bambina pensa che il mio duro lavoro sia stato sufficente per raggiungere la sufficenza.

Allo stesso modo con il quale mentiamo ai bambini riguardo all'esistenza di Babbo Natale, io Sara Berti, in qualità di figlia responsabile, le occulto le mie, piuttosto evidenti, mancanze di intelletto. Non lo faccio per me eh, il peso di questa bugia è un grande fardello, lo faccio per tutelare la sua purezza d'animo.

Mi piace considerare quel sei come un premio di consolazione, del tipo: non hai le capacità, ma apprezziamo l'impegno. Sono comunque piuttosto sicura che sia più un regalo da parte del mio professore che, probabilmente esaurito a causa della mia presenza stressante, ha deciso di lasciarmi libera e non rimandarmi a settembre.

Quindi si mamma, ti chiedo scusa. Scusa di averti fatto credere di avere un QI che arriva alle tre cifre. Scusami se non riesco a stare al passo con il figlio di quella tua collega, quello antipatico che va allo scientifico. Scusa se al ristorante per dividere il conto devo sempre usare la calcolatrice, per poi arrivare in cassa e accorgermi che mancano comunque dei soldi. Non essere delusa. Ricordati che so cantare buon compleanno in tre lingue diverse.

Il mio folle amore per l'estate risale probabilmente alla mia infanzia, che oltre ad essere un insieme di traumi, può essere anche definita come il periodo in cui la mia assillante personalità si sia creata. I mesi più caldi dell' anno che la persone adulte trascorrevano alternando il caldo afoso della città di Firenze e il freddo artico dei locali collezionando malanni, erano per me il periodo di svago più grande.

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