🌷- Capitolo 17.

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Maddalena era in cucina, avendo deciso di non parlare con lui per un pó dopo che aveva deciso di ritrattare completamente le sue parole.
Samu e Tommy invece sedevano sulla panchina davanti a lui, esattamente come la sera prima.
Non dissero una parola all'inizio, ma sapeva che lo stavano giudicando silenziosamente.
Ogni tanto alzava lo sguardo ed incrociava gli occhi di uno dei due, che poi puntualmente puntavano altrove nel preciso istante in cui venivano sorpresi a fissarlo. Cominciava a stancarlo quella situazione. Sospirando esausto buttò fuori il fumo che aveva appena aspirato dalla sigaretta.
"Che c'è?" chiese poi con tono annoiato, anche se la risposta già la sapeva.
Samu lo guardò, questa volta senza interrompere il contatto visivo.
"Nulla compà, nulla." rispose velocemente. "È che sembri strano..."
"Non sono strano, siete voi che continuate a fissarmi."
"Stiamo solo cercando di capire se stai bene."
"Sto benissimo, non preoccuparti."
Tommy lo fissava, l'iqos tra le mani e la solita giacca rosa e nera a coprirgli le spalle riparandolo dal freddo.
"Di la verità Nico." iniziò a parlare fissandolo con grande serietà. "Ti senti un pó un coglione adesso, vero?"
Quella grande verità detta ad alta voce, piazzata così tra di loro lo fece sentire male. Molto di più di quanto non stesse già male di suo.
"Sta zitto per favore." cercò di chiudere lì il discorso passandosi per la frustrazione una mano sul viso, lasciandola scorrere lentamente fino a trovarsi incastrata tra i suoi ricci, con i quali iniziò a giocare per scaricare un pó la tensione. Era come una sorta di anti stress per lui, anche se in quel momento non aveva l'effetto rilassante sperato.
"No, non sto zitto Nico." disse ancora, alzando di poco il tono di voce per sembrare leggermente più autoritario, per marcare la serietà di cui quella situazione necessitava. "Lo sai anche tu di aver detto una cavolata dopo l'altra e di esserti cacciato in un guai seri con lei, ed io sapevo che presto te ne saresti pentito." disse puntandogli un indice contro, chiudendo gli occhi quasi in due fessure, aveva un'espressione tutt'altro che rassicurante e probabilmente non aspettava altro che potergli urlare quelle parole che nascondevano un te l'avevo detto grande quanto una casa da un bel pó di tempo. "Adesso scommetto che sei spaventato ed hai paura che possa saltare fuori la verità e che Aurora lo venga a sapere."
"Credi che io non lo sappia?!" esclamò insorgendo con rabbia, ma si rese conto immediatamente di aver alzato troppo i toni- visto che le persone presenti in cucina e salone lo fissavano spaventate per il mezzo urlo appena tirato- e subito prese un grosso respiro per calmarsi. "Okay, ho fatto un grosso errore, mi sono lasciato trasportare troppo dalla rabbia e adesso ho paura di perdere l'unica cosa bella che mi sia capitata da quando sono qua dentro. Tu hai ragione ed io ho torto, sei contento adesso?" sputò acido riprendendo a fumare, ma neanche quello sembrava calmarlo più per cui decise di buttare la sigaretta nel posacenere, nonostante ce ne fosse ancora più della metà prima di rovinarsi ancora di più i polmoni inutilmente, anche se forse anche per quello era già tardi. Non faceva altro che rovinare se stesso in quel periodo. I suoi amici riuscivano a vedere perfettamente il momento di crisi che stava vivendo, l'agonia che si poteva leggere sul suo volto e la paura, il pentimento più totale nei suoi occhi, spalancati a fissare il vuoto con la stessa espressione sconvolta di chi si ritrova un gatto improvvisamente in mezzo alla strada mentre sta guidando ed è riuscito per miracolo a schivarlo prima di investirlo in pieno. Okay, forse è un pó troppo tragico detto così, ma è per rendere un minimo l'idea dell'immagine che Samu aveva davanti a lui.
"Cosa dovrei fare adesso?"
"Non puoi farci più niente Compà." gli disse il ballerino di Emanuel Lo.
"Sei già stato abbastanza fortunato se Maria non ha mostrato nulla in puntata, io ti direi di lasciar passare un pó di tempo e di dimenticare questa brutta storia."

Dimenticare. Come poteva dimenticare quel peso sulla coscienza, quel tarlo nella testa che gli stava rosicchiando il cervello?
Non era così semplice come volevano fargli credere, lo sapeva bene.
Ma che altro poteva fare?
Forse parlarle sarebbe stata la cosa più sensata da fare, dirle la verità una volta per tutte prima che potesse farlo qualcun altro al posto suo ed evitarsi una brutta figura. Forse così facendo si sarebbe anche evitato l'onda d'odio da parte della sua amica, se ancora poteva definirla così. E forse, se fosse stato sincero, l'avrebbe perdonato più facilmente.
Non aveva certezze, ma si stava parlando pur sempre di Aurora. Ne avevano passate tante in così poco tempo, erano passati sopra a tanti avvenimenti brutti, a tante cattiverie dette, erano riusciti a perdonarsi più volte ed era convinto dentro di se che sarebbe andata così anche quella volta.
Doveva solo trovarla e parlarle, nulla di più semplice, no?
C'era da dire però che da quando erano rientrati in casa Aurora sembrava come essere svanita nel nulla.
In salone non c'era, in cucina non c'era, non si trovava in nessun angolo visibile dalla sua posizione. Quasi nessuno sembrava essersi accorto della sua assenza presi dall'euforia posto puntata, ma per Nicolò fu quasi naturale rendersene conto. D'altronde, si sapeva, non passava di certo inosservata ai suoi occhi, sia quando c'era sia quando non c'era, e nonostante tutto fu naturale per lui preoccuparsene.
Si girò verso Tommy che nel frattempo aveva intrapreso una conversazione con Wax riguardante la sua mancata vincita per l'esibizione al concerto di Elisa.
"Hai visto dov'è andata Aurora?" gli chiese, interrompendo la loro conversazione e Tommy gli rivolse un'espressione sorpresa. "È sparita, sono semplicemente un pò preoccupato." aggiunse provando a giustificare così la sua curiosità, facendo spallucce.
"Come mai ti preoccupi adesso?" l'ironia che trapelava dal suo tono di voce lo colpì, perché sapeva di essere di nuovo in difetto e lo sapeva anche Tommy. "Cos'è? All'improvviso non è più un peso per te?"
"Smettila, ne abbiamo appena parlato, e poi lo sai che non le penso davvero quelle cose."
"Hai comunque detto il contrario ieri." ribattè con freddezza rimanendo fermo nella sua precedente posizione. Tommy ed Aurora non erano grandi amici, ma questo non gli impediva certo di prendere le sue difese, soprattutto se era la cosa giusta da fare!
Nicolò alzò gli occhi al cielo.
"È in giardino, quello sul retro." disse Angelina, avvicinandosi dopo aver evidentemente origliato ciò che si stavano dicendo. "Era al telefono quando me ne sono andata, ma puoi provare a vedere se ha finito, so che voleva parlarti."
"Grazie, sei stata molto gentile e soprattutto d'aiuto." le disse lanciando una frecciatina a Tommy. Si alzò in piedi subito dopo, facendo per allontanarsi velocemente.
"Nico!" lo richiamò il toscano prima che potesse allontanarsi dal suo banco definitivamente. "Sta attento a quello che dici, cerca di essere almeno sincero."
"Sto sempre attento." mormorò di risposta NDG, prima di proseguire per la sua strada, senza smettere di pensare alle sue parole. Sapeva bene che Tommy aveva ragione ad essere arrabbiato, anche lui lo era con se stesso, ma ciò non significava che non potesse rimediare ancora in qualche modo, dimostrando di essere migliore di ciò che aveva mostrato.

Straordinario ||Alessio Cavaliere||Where stories live. Discover now