capitolo sei

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La mattina seguente mi svegliai alle 6 del mattino, dopo aver avuto un altro incubo uguale a quello dei giorni precedenti.
Provai a cercare di riprendere sonno ma tutto sembrava inutile, mi girai di lato per far si che il mio sguardo puntasse sulla foto.
«Quanto mi manchi.. ogni giorno vorrei che tu fossi qua con me.» Scoppiai in lacrime; Si.. se ve lo state chiedendo sono un sacco sensibile, non su tutto ma per questo si.
Trascorsi una decina di minuti mi alzai dal letto, entrai in bagno per farmi una doccia fredda; rinfrescante per togliere tutti i pensieri negativi dalla mia testa.
Non avevo voglia di fare colazione in casa stamattina.
Presi il telefono e feci una chiamata a Erika, fortunatamente mi rispose subito.
«Buongiorno, scusami per l'orario ti disturbo?»
«Nono, non preoccuparti, ho appena finito di fare la doccia, hai bisogno di qualcosa?» mi domandò Erika dolcemente.
«Che coincidenza anche io! Volevo chiederti se ti andava di andare a fare colazione insieme e poi dirigerci a lavoro.»
«Certo per me va benissimo, ci incontriamo tra un quarto d'ora al Bar Dolcemente, quello che rimane a due passi dalla centrale.»
Chiusi la chiamata, sistemai il letto e diedi un bacio alla fotografia.
«Inizia un'altra giornata lavorativa, tornerò a casa stasera»
Appena uscii fuori dall'appartamento mi accorsi che non era una bella giornata, nel cielo c'erano un sacco di nuvole grigie sparpagliate, c'era aria di pioggia.
Inizia bene questa giornata devo dire, spero francamente che non sia un brutto segno.
Mi iniziai ad incamminare verso il bar, ci misi più del previsto perché lungo il tragitto mi ero fermato ad aiutare una signora anziana ad attraversare la strada e la posta dove ritiro di solito i contanti non andava quindi ho dovuto aspettare in coda per ritirarli all'interno.
Quando arrivai davanti al bar Erika era vicino all'entrata che si stava fumando una sigaretta, quando si accorse che ero arrivato quindi la spense subito.
Mi fa piacere che la spegne però non si deve sentire obbligata nei miei confronti.
<<Buongiorno Erika, scusami per il ritardo ci sono stati dei piccoli imprevisti..spero che non stai aspettando da molto sennò mi sentirei stra in colpa.>> gli dissi scusandomi.
Mi sorrise.
<<Non preoccuparti non sto aspettando da molto, se vuoi appena ci sediamo mi racconti cosa è successo tanto abbiamo tempo prima che inizia il turno.>>
Entriamo all'interno del bar, ordiniamo le nostre colazioni e ci sediamo a parlare.
Gli raccontai delle cose che mi sono accadute mentre stavo venendo in qua e gli scappò un sorriso.
<<Beh, posso dire che come giornata non è iniziata nel migliore dei modi, però da te me lo sarei aspettata hai un animo buono e gentile.>>
<<Grazie mille Erika, anche io penso lo stesso nei tuoi confronti, un'altra cosa non devi sentirti obbligata a spegnere la sigaretta quando mi intravedi, mi da fastidio però non ti devi preoccupare.>>
<<Va bene, ma posso chiederti come mai ti danno così tanto fastidio? So che non fanno bene alla salute però magari c'è un'altra motivazione?>> Mi chiese.
Cercai di cambiare argomento a quella domanda, non volevo ancora parlargliene, prima o poi lo farò, lei non mi chiese più nulla quindi capii che non volessi parlare di quell'argomento; allo stesso tempo arrivò la colazione e ci abbuffammo.
Si fecero le sette e un quarto, alle otto iniziava il nostro turno; andammo a pagare e ci dirigemmo nella direzione della centrale nel frattempo parlammo del più e del meno.
All'entrata della centrale ci aspettò Royce sulla soglia della porta.
<<Buongiorno ragazzi siete andati a fare colazione senza di me? Bravi bravi.>>
Ci disse scherzando mentre ci applaudeva.
<<Buongiorno a te, la prossima volta vieni anche tu>>
Gli risposi.
Entriamo tutti e tre insieme spensierati, ci stava aspettando William, odioso come pochi.
<< ciao a tutti, come mai sta spensieratezza? Vi sembra il caso di ridere e scherzare come vi pare? Su forza a lavoro che siamo indietro con le indagini.>>
Sbottò.
Mi dirigo in sala dove ci aspetta la sovraintendente Dixon che ci diede subito il lavoro da fare nelle nostre postazioni, oggi sarebbe stata una giornata noiosa; perché dovevamo controllare con la massima accuratezza tutti i dispositivi di Clarissa.
Anche se non capisco per quale motivazione non li avessero controllati prima, essendo che il caso era già stato aperto mesi fa, mi puzzava come storia, ma feci finta di niente.
Iniziai a controllare il computer di Clarissa, cercai indizi da tutte le parti, siti web con le rispettive password, i social, l'unico posto dove non riuscii ad entrare era in una cartella privata con scritto "note", era abbastanza sospetta; provai e riprovai ad aprirla ma con nessun tentativo di successo.
Nel frattempo passarono quattro ore, trovai chat, foto, email e tutto quello che mi sembrava sospetto stampai, c'erano chat dove veniva minacciata, ricattata però non c'erano segni di foto con il proprio ex; quindi la storia di William non mi stava in piedi.
Avranno cercato veramente di risolvere il caso o lo avranno lasciato in sospeso apposta?
Portai i documenti nella sala dove esaminavano tutte le prove, al suo interno c'era Royce, gli chiesi se veniva a farsi una pausa caffè, nel frattempo le lasciai agli altri ispettori del campo.
Mentre eravamo alla macchinetta a sceglierci cosa prendere da bere, mi confidai con lui.
<< Dobbiamo parlare, anche con Erika, c'è qualcosa che mi puzza in questa storia, perché ci sono cose che non combaciano tra di loro>>
Royce annuì e disse anche lui che aveva trovato qualcosa.
Inviai un messaggio ad Erika dove gli dissi di incontrarci al Bar una volta finito il nostro turno di lavoro, mancavano ancora tre ore.
Dopo aver finito la pausa caffè tornammo nelle nostre postazioni, continuai a cercare altre informazioni, trovai qualche persona dal nome sospetto a cui sicuramente nei giorni successivi dovremmo far visita, ma non riuscii ad aprire quella cartella che mi incuriosiva tanto.
Segnai nomi sulla mia agenda personale, che mi sarebbero serviti prossimamente perché non mi fidavo di quel posto; portai le restanti prove in sala.
Finalmente il mio turno era finito, salutai tutti e mentre stavo per uscire mi fermò Dixon.
<<Com'è andata Parnell questa giornata? Ti vedo abbastanza turbato vuoi parlarne davanti ad una tazza di thè caldo?>>
<< Grazie mille sovraintendente della preoccupazione, ma non deve sto bene, mi dispiace rifiutare l'invito ma sono abbastanza di fretta, ho una cena con dei familiari e devo tornare a casa a cambiarmi.>>
Cercai di trovare qualche scusa per potermene andare al più presto.
Dixon annuì con un sorriso e se né andò.
Ora potevo andarmene e incontrare gli altri due al bar.

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