Le verifiche sono tutte uguali, ringraziando il cielo, ma i banchi vengono distanziati di ben cinque centimetri l'uno dall'altro.

Pensate un po' che stronzata, eh!

Quando il compito arriva anche a me, penso che forse andare a zappare la terra non sarebbe così male.

Non è la giornata giusta per questo tipo di...cose.

Non saprei come altro definire i geroglifici che leggo sul foglio.

"Il risultato di questo test varrà il 50% del voto di fine semestre. Prego, iniziate!"

Annuncia la professoressa, acuendo ancor di più il senso di ansia che si è attanagliato al mio stomaco un'ora fa.

Ho appena dimenticato le poche risposte che sapevo, grandioso.

Getto un'occhiata in direzione di Eden, che scrive freneticamente sul foglio. Scontato.

L'ennesima F, fa nulla. Non ce la faccio a vivere pensando di valere quanto una lettera.

Osservo inerme il foglio, cercando di farmi venire qualcosa in mente, ma nulla. Il vuoto più totale, e dire che ho anche provato a studiare.

"Passamelo", sento bisbigliare accanto a me.

Alzo lo sguardo verso la professoressa, che lavora al computer, non preoccupandosi della classe, dato che ognuno sembra star lavorando in silenzio.

Guardo Eden confuso, per poi mimare con il labiale un 'no'. Se la professoressa ci vedesse annullerebbe entrambi i compiti, e non lascerò che rischi per me.

Prima che possa tornare a fissare il mio foglio, Eden si sporge leggermente e lo afferra, e sotto le mie mani ce n'è uno con tutte le risposte scritte.

Tutte le crocette sbarrate.

Merda, non può averlo fatto davvero.

Passano circa dieci minuti e la professoressa è stata chiamata per risolvere una questione urgente, perciò noialtri continuiamo a lavorare in silenzio, o meglio, gli altri lavorano in silenzio.

Eden scambia nuovamente i fogli con uno scatto fulmineo. Le risposte sono state scritte tutte, con una calligrafia più simile possibile alla mia e le crocette sono state tutte sbarrate.

Le devo un favore enorme, davvero.

E non parlo solo di questo stupido compito, in qualche modo, Eden sa sempre come aiutarmi.

La ringrazio con un sussurro e il suo sguardo, che si avvicina più alla delusione che ad altro, si tramuta in un debole sorriso incoraggiante.

Detesto deluderla.

In generale, detesto deludere chi amo.

Al rientro in aula della professoressa, siamo di nuovo tutti in silenzio e la campanella non tarda a suonare, annunciando la fine dell'ora.

Consegno la verifica alla velocità della luce, uscendo dalla classe con un senso di angoscia che mi schiaccia il petto.

Sono stanco di fallire.

Non so più cosa fare e temo di star impazzendo, mancano solo tre giorni al cinque dicembre.

Tre giorni in cui il tempo sembra non scorrere mai.

E, per quanto abbia tentato di non darlo a vedere, sono dannatamente preoccupato.

Mi dirigo verso il bagno dei ragazzi, che stranamente è vuoto. Mi getto verso uno dei lavandini, apro il getto d'acqua il più possibile, lasciando scorrere l'acqua gelida, che dopo pochi secondi finisce sul mio viso con un gesto scattante.

Nothing so farWhere stories live. Discover now