Capitolo 13

9 2 0
                                    

Zoya
Sono trascorsi tre anni dalla morte dell' Oscuro e la distruzione della Faglia e Nikolai diventato re è rimasto dentro di se il mostro che si è risvegliato dopo tre anni. Ora siamo fuori le mura di Os Alta a parlare con l'apparat di un giovane monaco.
«Che cos'ha sul mento?» sussurro a Tamar.
«Credo stia cercando di farsi crescere la barba.»
osservo la sua faccia lunga. «Avrebbe più fortuna se cercasse di farsi crescere un corno al centro della fronte.»
Il monaco sventola le sue maniche nere come fosse un corvo sul punto di spiccare il volo. «Dica al suo falso prete di fare ciò che è giusto e riconoscere il Senza Stelle come Santo.»
«Ci penserò» rispose pacato Nikolai. «Ma prima devo chiederti di unirti a me a colazione.»
«Non mi farò blandire! Non mi farò corrompere!»
«Sì, ma prendi tè o caffè?» Una risatina si levò dalla folla, un minuscolo sfogo della tensione.
Il ragazzo sollevò le mani al cielo. «L'Era dei Santi è arrivata! Ne appaiono i segni dal permafrost ai Sikurzoi! Pensa che mi farò influenzare dalle sue parole frivole e dal suo atteggiamento amichevole?»
«No» disse Nikolai con gentilezza e smontò. Zoya e Tamar si scambiarono un'occhiata. Se tutta quella scena fosse stata una trappola per mettere a segno un tentativo di assassinio, il re stava assecondando il piano fin troppo bene. «Posso venire da te?»
Il giovane monaco sbatté gli occhi, confuso. «Credo... di sì?»
Nikolai si issò sopra il masso. «Non mi aspetto che tu ti faccia blandire o corrompere, o che ti faccia condizionare dal mio atteggiamento oggettivamente vincente» disse, così piano che solo il monaco, Zoya e Tamar lo sentirono. «Ma forse ti potrebbe condizionare il cecchino appostato dietro quella dolce collinetta – la vedi? È un ottimo posto per i picnic – che ha l'ordine di farti saltare la testa come un cocomero se solo sollevo la mano destra.» Nikolai sollevò la mano e il ragazzo trasalì, ma il re si aggiustò semplicemente il bavero del cappotto.
«Sarei contento di diventare un martire...»
«Non diventerai un martire... Yuri, giusto? Sarai un errore. Quel proiettile mi scorticherà la spalla e io mi assicurerò di cadere a terra in modo molto teatrale. L'uomo che avrà sparato confesserà di essere un assassino che voleva uccidere il re Lantsov. Forse dirà perfino di aderire alla causa del Santo senza Stelle.»
«Ma questo... questo è assurdo» balbettò il monaco.
«Non ti sembra più assurdo che il re di Ravka si metta sulla traiettoria del proiettile di un cecchino per liberare il regno da un monaco arrogante? Perché non sarebbe mica male come storia, amico mio.» Nikolai stese la mano. «Vieni a colazione. Il mio cuoco cucina un'ottima lonza di maiale.»
«Io non mangio carne.»
«E ti pareva» disse Zoya. «Sono gli animali che non vanno uccisi secondo voi, non le persone.»
«L'Oscuro...»
«Risparmiami i tuoi sermoni» sibilò lei. «È solo la mia fedeltà al re che mi trattiene dal toglierti l'aria dal petto e schiacciarti i polmoni come fossero zucche vuote.»
«Gliel'ho visto fare» disse Nikolai. «Fa un rumore buffo.»
«Una sorta di pop?» disse Tamar.
«Più acquoso» disse Nikolai. «Più un ci-ciac.»
«Vengo» disse il monaco. «Ma se non torno dai miei seguaci sano e salvo, in queste strade scorrerà il sangue. Ci sarà...»
«Per favore lasciamelo fare» disse Zoya. «Nessuno sentirà la sua mancanza.»
«Non essere sciocca» disse Nikolai. «Sono sicuro che ha una madre. Giusto, Yuri? Donna simpatica. Vive a Valchenko?»
Yuri si portò la mano al petto come se il re l'avesse colpito. A quanto pareva le spie di Tamar avevano raccolto parecchie informazioni su quel ragazzo.
«Lo so» continuò Nikolai dandogli piccole pacche sulla spalla. «È molto sconcertante quando scopri che stai giocando con la vita di altre persone e non solo con la tua. Andiamo?»
Yuri annuì e Nikolai si rivolse agli astanti.
«Ci riuniremo» dichiarò, la voce tuonante. «Parleremo.» Si strinse nelle spalle. «Forse discuteremo. Ma ai Ravkiani non serve essere d'accordo su niente, a parte il tè.»
Un'ondata di risate percorse la folla, ancora inginocchiata ma ora grata, sollevata. Tamar diede al monaco il suo cavallo e tornarono ai cancelli.
Non appena furono entrati, l'Apparat si precipitò a incontrarli, fiancheggiato da guardie. «Lo prendiamo in custodia noi. Ho molte domande per questo eretico...»
«Yuri Vedenen è mio ospite» disse Nikolai in tono affabile.
«Insisto per essere presente al suo interrogatorio.»
«Che nome strano per una colazione.»
«Non è possibile che tu intenda...»
«Tolya» disse Nikolai, «porta il nostro ospite alla Suite Iride e assicurati che sia adeguatamente sfamato e dissetato. Ti raggiungo tra poco.» Aspettarono che il monaco venisse scortato via. Era chiaro che l'Apparat desiderava disperatamente parlare, ma prima che potesse aprire la bocca, Nikolai saltò giù dal cavallo. «Prete» disse, ora la sua voce aveva la vibrazione bassa e rabbiosa dell'irritazione trattenuta a stento. «Non pensare che, poiché ti ho lasciato vivere finora, non possa cambiare idea. Gli incidenti capitano. Anche agli uomini di fede.»
"Perdonami, Altezza, ma... di un essere come quello non ci si può fidare.»
«Ti prego, continua» disse Zoya. «Voglio vedere se un eccesso di ironia può letteralmente uccidere un uomo.»
«Perché il monaco è uscito dal corpo di guardia?» chiese Nikolai.
«Non lo so» ammise l'Apparat. «Era uno studioso, uno bravo. Anzi, di più. Le sue teorie erano poco ortodosse ma brillanti. Poi un anno fa è sparito senza spiegazioni. Finché si è ripresentato alla nostra porta predicando questo assurdo vangelo.»
«Sappiamo dove ha avuto origine il culto?»
«No.» L'Apparat sospirò. «Ma credo fosse inevitabile che la gente cercasse di santificare l'Oscuro.»
«Perché?» chiese Zoya. «La gente comune non lo amava per niente.»
«Quando era vivo no. Ma da morto un uomo può diventare qualunque cosa. Lui possedeva un potere enorme ed è uscito di scena in modo grandioso. A volte questo basta.»
"Non dovrebbe. Dopo tutto quello che ha fatto."
«Molto bene» disse Nikolai. «Concederemo udienza al monaco e vedremo che cosa ha da dire.»
L'Apparat strabuzzò gli occhi in modo quasi comico. «Non puoi aver intenzione di parlare con lui, di dare alla sua causa una tale credibilità! È il massimo dell'imprudenza!»
Anche se Zoya era decisamente d'accordo con il prete, aveva lo stesso voglia di afferrargli quella veste sporca e scuoterlo finché non avesse riconosciuto che stava parlando con il re e non con un supplicante. Non che lei fosse particolarmente ossequiosa quando si trattava di Nikolai, ma era una questione di principio.
Nikolai rimase imperturbato, l'irritazione dimenticata. «Calmati, prete. Non ho intenzione di vedere l'Oscuro santificato. Ma se è possibile fare amicizia con questo ragazzo, è giusto provarci, e nel frattempo intendo ricavare da lui ogni informazione possibile.»
«Ai miei seguaci non piacerà» disse l'Apparat con falso rincrescimento. «Ovviamente io comprendo la necessità della diplomazia, ma loro potrebbero temere la corruzione spirituale del loro re.»
«Che tragedia sarebbe. Forse c'è un modo per tranquillizzare loro e compensare te per questa difficile giornata.»
L'Apparat si stizzì. «I Santi non hanno bisogno di oro.»
Nikolai parve scandalizzarsi. «Niente di così volgare.»
«Bene» disse l'Apparat, facendo grande mostra di pensare.
La sera Nikolai scappa trasformato da demone e l'ho inseguo lo riesco a portare al sicuro.
"Troviamo una cura» disse. «O Ravka crolla.»

The Immortal DarknessWhere stories live. Discover now