Capitolo 10

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Kirigan
"Cos'è infinito? L'universo..." inizia a dire mia madre.
"E l'avidità degli uomini. Adori i dogmi, vero, madre? Fichi stufati. I tuoi preferiti."
"Pensi di potermi conquistare con un po' di frutta calda?"
Nel frattempo un Grisha prende Genya e la porta fuori.
Guardo e Genya per un secondo.
"Portala via."
Poi viene portata via.
"Cosa farai alla plasmaforme?"
"È una traditrice e sarà d'esempio per chiunque pensi sfidarmi."
"Ti ha servito lealmente fin da bambina, ha subito anni di abusi ai tuoi ordini e tu la riduci a un esempio? Quando finirà?"
"Finirà quando Ravka sarà mia e Alina sarà al mio fianco."
"Massacrando civili, mutilando Grisha, macellando la tua gente?"
"Tutto quello che so l'ho imparato da te."
"Sono stata sciocca a pensare di poterti redimere."
"Risparmiami le tue stravaganze. È troppo tardi."
Attacco la famiglia reale con i nichevo'ya passo in un corridoio dove si trova Alina per allontanarla dal pericolo.
"È bello vederti Alina."
"Non sei reale."
"La Frusta Marina ti ha reso forte. Sapevo che eri destinata a molto altro. Il potere ti dona."
"Sta lontano."
"Cerco di proteggerti dalla lotta."
"Mi hai allontanato dai miei amici."
"Per proteggerti."
"Per ucciderli."
"Solo i Lantsov. Ma le mie creature sono al quanto imprevedibili. Proprio come te."
"Esci dalla mia testa."
"Perché complicare le cose? Lo faccio solo perché tengo a te. Lascia che ti aiuti. Tornerò per te."
Vado via poi riappaio veramente e scendo gli scalini del corridoio.
"Non voglio farti del male. Ormai dovresti saperlo."
"Perdonami se non ti credo."
"Sono stato onesto sulle cose importanti."
"Come la creazione della Faglia?"
"La Faglia è una tua ingenua ossessione. Distruggerla non risolverà i problemi di Ravka. Ci odiavamo e ci davano la caccia molto prima della Faglia. Io c'ero. Ora smettila, per favore. E vieni con me. Regneremo insieme, fianco a fianco. Ti ho promesso che avremmo cambiato il mondo. E intendo mantenere la promessa."
"Non succederà mai."
"Come pensi che andrà a finire? Che tu e il tuo principe Lantsov vivrete felici e contenti? Con il tuo fedele tracciatore ai piedi del trono. Ho visto cosa sei veramente e non mi sono allontanato. Non lo farò mai. Loro possono dirlo?"
Loro non sono ossessionati da potere e controllo."
"Il potere va controllato e ci stai giocando in modo molto pericoloso."
"Non vuoi che abbatta la Faglia perché se lo faccio distruggerei l'unica cosa che ti resta."
"Come vuoi."
Abbiamo uno scontro in cui finiamo entrambi a terra, lei scappa e io torno alla base dove scopro che Genya e Baghra sono scappate e il laboratorio è distrutto.
"Una volta scoperto questo ho dovuto richiamarla. Pur avendo perso quello a cui stavamo lavorando ho avuto la lungimiranza di tenere questi con me. Quindi continuerò i miei esperimenti sugli amplificatori."
Torno in camera mia e gli chiudo la porta in faccia. Bussano alla porta.
Ma che miseria posso avere un momento di pace!
"Generale."
"Che c'è?"
"Gli esploratori non hanno trovato l'Evocaluce nè il gruppo del Principe Nikolai."
"Continuate a cercare."
"Signore, abbiamo quasi liberato Ravka dalla stirpe reale e messo in fuga il principe."
"Alina Starkov vale più di un esercito. Trovatela."
Si fa sera e chiamo un guaritore per guarire il taglio subito dallo scontro con Alina. Ad un tratto sento la sua presenza nella stanza.

Alina
È seduto sul bordo di un tavolo, la camicia appallottolata sulle ginocchia, le braccia sollevate sopra la testa, mentre la sagoma indistinta di una Guaritrice, che entra ed esce dalla zona nitida della mia visione, si prende cura di un taglio sanguinante nel suo fianco. In un primo momento penso che ci troviamo nell'infermeria del Piccolo Palazzo, ma la stanza è troppo buia e l'immagine è troppo confusa per poterlo dire.
Cerco di non fare caso all'aspetto dell'Oscuro; ai capelli arruffati, ai rilievi ombreggiati del suo petto nudo. Appare così umano, un semplice ragazzo ferito in battaglia, o forse durante un allenamento. "Non è un ragazzo" ricordo a me stessa. "È un mostro che vive da centinaia di anni e che ha tolto la vita a centinaia di persone."
La sua mascella si contrae mentre la Corporalki finisce il lavoro. Quando gli ebbe ricucito la pelle, la congeda con un gesto della mano. Lei indugia un istante, poi se ne ve, scivolando nel nulla.
«C'è una cosa che mi sono sempre chiesto» dice lui. Senza un saluto, senza un preambolo.
Attendo.
«La notte in cui Baghra ti ha detto che cosa avevo intenzione di fare, la notte in cui sei fuggita dal Piccolo Palazzo, hai esitato?»
    «Sì.»
    «Nei giorni dopo essere partita, hai mai pensato di tornare indietro?»
    «Sì» ammetto.
    «Ma hai scelto di non farlo.»
    So che me ne devo andare, ma sono così stanca e mi sento così a mio agio con lui.
«Non è stato solo quello che mi ha detto Baghra quella notte. Tu mi hai mentito. Mi hai ingannato. Mi hai... adescato. Mi hai sedotto, mi hai spinto a desiderarti, mi hai fatto dubitare del mio stesso cuore."
«Avevo bisogno della tua lealtà, Alina. Avevo bisogno che ti legasse a me qualcosa di più forte del dovere o della paura.» Le sue dita toccano la carne dove era la ferita. Rimane solo un leggero rossore.
Lui solleva lo sguardo, le labbra che si incurvano in un accenno di sorriso.
«Niente rossori. Niente occhi bassi. Come sei cambiata. Che mi dici del tuo fedele tracciatore? Dormirà accucciato ai piedi del tuo trono?»
    Mi sta pressando, cercando di provocarmi. Invece di ritirarmi, vado ancora più vicino.
«Sei venuto da me indossando la faccia di Mal quella notte nella tua camera. È stato perché sapevi che altrimenti ti avrei respinto?»
    Le sue dita si stringono intorno al bordo del tavolo, ma poi lui scrolla le spalle. «Lui era la persona che tu desideravi. È ancora così?»
    «No.»
    «Un'allieva brillante, ma pessima bugiarda.»
All'improvviso allunga la mano e mi afferra il polso. Tutta la stanza improvvisamente si fa nitida. Lui mi tira verso di sé, incastrandomi tra le sue ginocchia. Mi preme l'altra mano sulla mia schiena, le sue dita forti si allargano sopra la curva della mia spina dorsale.
    «Tu avresti dovuto essere il mio punto di equilibrio, Alina. Sei l'unica persona al mondo che potrebbe governare insieme a me, che potrebbe mettere un freno al mio potere.»
    «E chi sarebbe il mio punto di equilibrio?» Le parole mi escono prima che possa rifletterci, dando impulsivamente voce a un pensiero che mi tormenta ancora di più della possibilità che l'uccello di fuoco non esista. «E se io non fossi migliore di te? E se invece di fermarti, fossi un'altra valanga come te?»
Lui mi studia a lungo. Mi ha sempre guardato in quel modo, come se fossi un'equazione che non vuole proprio tornare.
    «Voglio che tu sappia il mio nome» dice. «Il nome che mi è stato dato, non il titolo che mi sono scelto io. Lo vuoi sentire, Alina?»
«Sì» mormoro.
Dopo un lungo momento, lui dice: «Aleksander».
Mi sfugge una piccola risata.
Lui inarca un sopracciglio, un sorriso gli tira le labbra. «Che c'è?»
«È solo che è così... comune.»
Il suo sorriso si allarga e lui inclina la testa di lato. Fa quasi male vederlo così. «Me lo ripeti?» chiede.
Esito, percependo il pericolo.
    «Aleksander» sussurro.
    Il suo sorriso si spegne, e i suoi occhi grigi sembrano scintillare.
    «Ancora» dice.
    «Aleksander.»
    Lui si sporge in avanti. Sento il suo respiro sul mio collo, poi la pressione della sua bocca sulla mia pelle appena sopra il collare, quasi un sospiro.
    «No» dico. Mi tiro indietro, ma lui mi tiene stretta. La sua mano sale alla mia nuca, le lunghe dita si infilano tra i miei capelli, spingendomi indietro la testa. Io chiudo gli occhi.
    «Lasciami fare» mormora lui contro la mia gola. Aggancia il tallone intorno alla mia gamba, attirandomi ancora di più a sé. Sento il calore della sua lingua, la flessione dei muscoli sotto la pelle nuda mentre guida le mie mani intorno alla sua vita. «Non è reale» dice. «Lasciami fare. Lasciati andare per una volta. Lasciati andare per me, sii mia solo per una volta. Lascia che riempia quel vuoto.»
Avverto quell'impulso famelico, il pulsare costante del desiderio che nessuno dei due vuole, ma che ci afferra comunque. Siamo soli al mondo, unici. Siamo legati l'uno all'altra e lo saremo sempre.

Mi lascio andare a lui, mi lascio baciare e mi abbandono tra le sue braccia

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Mi lascio andare a lui, mi lascio baciare e mi abbandono tra le sue braccia. Continua a baciarmi e mi toglie la kefta. Continua a baciare il mio collo, e mi slaccia la camicia che ho addosso per poi togliermela e buttarla sul pavimento e la stessa cosa ai miei pantaloni. Mi continua a baciare il collo come se fosse affamato. Mi allontano un po' per togliergli la camicia che ha in vita e finire anch'essa sul pavimento per poi passare ad abbassare i suoi pantaloni, mi fa sedere su di lui a cavalcioni e gli metto le mani dietro al suo collo. D'un tratto si alza e mi aggrappo alla sua vita con le gambe, cammina verso un letto che c'è nella sua stanza e si siede con me grembo, continua a scendere con i baci verso il seno che succhia.
"Aleksander..."
"Voglio che vieni con il mio nome su queste splendide labbra mia Alina" dice per poi baciarmi le labbra, mi bacia con foga, urgenza, malinconia e passione, ricambio il bacio infilando le mani nei suoi capelli.
Si alza nuovamente e mi fa stendere sul letto con lui sopra di me bloccandomi il polsi sulla mia testa.
"Quanto ho desirato farlo la sera della festa d'inverno, ma il problema del desiderio è che ci rende deboli, sei bellissima mia Alina"
dice continuando a baciare la mia pelle ovunque.
"Aleksander baciami e smettila di parlare"
dico e lui si fionda sulle mie labbra sorridendomi mentre lo fa e io ricambio il sorriso.
Lui mi ferma le mani vicino alla testa con le sue.
"Siamo fatti per questo mia Alina" detto ciò, ci guardiamo negli occhi intensamente, mentre mi fa sua, con un colpo del bacino. Si ferma dentro di me, aspettando mi adatto per proseguire.
Sento un forte dolore. Lui baciandomi riprende a muoversi piano, poi sempre più intensamente, quando mi vide più rilassata e arrossata dal piacere, ci gira entrambi in modo che mi trovi sul suo grembo continua a muoverci continuando a baciami le labbra e il collo.

 Lui baciandomi riprende a muoversi piano, poi sempre più intensamente, quando mi vide più rilassata e arrossata dal piacere, ci gira entrambi in modo che mi trovi sul suo grembo continua a muoverci continuando a baciami le labbra e il collo

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"Aleksander.." gemo il suo nome mentre si avvicina l'apice del piacere.
"Dillo all'infinito" geme guardandomi e baciandomi di nuovo il collo.
Non credevo che due persone potessero unirsi in un modo così completo. Tra di noi non esistono più confini, i nostri corpi sono come fusi tra di loro. Connessi in un unico piacere, un unico potere.
Tra i suoi baci e le sue carezze, vengo con il suo ultimo colpo intenso. Sento il mio potere accendersi, e senza volerlo sprigiono la luce tramite la mia pelle scoperta, urlando il suo nome gettando la testa all'indietro tirandogli i capelli con una mano e graffiandogli la schiena con l'altra.
Aleksander mi guarda incantato
"sei splendida, come il chiarore del mattino". Mi sussurra all'orecchio.
"Vieni con me, mia Alina" e cavalcando l'onda viene anche lui. Ringhia dal piacere, baciandomi e uscendo da me.
Si sdraia al mio fianco, entrambi esausti. Ci abbracciamo e mi addormento tra le sue braccia. Mi sveglio sulla panca nella chiesa sotto i sotterranei e sorrido.

The Immortal DarknessWhere stories live. Discover now