Capitolo 5

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"Perfetto, per oggi abbiamo finito" esclama Elijah venendomi incontro. Mi alzo da terra faticando e sentendomi i muscoli bruciare; so già che domani farò fatica a muovermi. Mi metto le mani sui fianchi, piegata a metà mentre tento di riprendere fiato. Devo avere il sex appeal di una capra in calore in questo momento. "Tra un paio di allenamenti potrai già cominciare con il sacco, per il momento stai andando alla grande. Di solito faccio passare un po' più tempo, ma tu sei già parecchio allenata." Commenta. "Grazie, ti sono davvero, davvero grata per quello che stai facendo" rispondo orgogliosa delle sue parole. "Figurati, è un piacere". Detto ciò, lascia la palestra diretto verso gli spogliatoi per cambiarsi. Io lo seguo a ruota, contenta che i miei anni di allenamento duro e costante stiano dando i loro frutti e, soprattutto, del fatto che lui li apprezzi. Mi tolgo la maglietta bagnata di sudore e la ripiego accuratamente mettendola in borsa, per poi fare la stessa cosa con i pantaloncini. Vado in bagno per darmi una rinfrescata prima di rivestirmi, mettere le scarpe e afferrare la borsa uscendo. Non vedo Elijah, perciò deduco che sia ancora in spogliatoio; magari si sta facendo la doccia, non lo voglio disturbare. Quando esco in parcheggio, invece, me lo ritrovo davanti che fuma una sigaretta. "Oh, sei qui. Pensavo ti stessi lavando" dico lasciando trapelare tutta la mia sorpresa nel trovarlo già fuori. Prende un tiro della sua sigaretta prima di rispondermi. "No, farò la doccia una volta tornato al mio appartamento. Prima ti riaccompagno a casa". Lo guardo sbigottita, pensando di aver capito male. Ha detto che vuole accompagnarmi a casa? "Non serve, posso tornare a casa da sola" replico dopo essermi ripresa dallo shock iniziale. "Non ci penso nemmeno, non riuscirei a tornarmene a casa tranquillo sapendoti in giro da sola, a piedi, alle 10.20 di sera" afferma lui, sicuro di quello che sta dicendo. Dopo di che, comincia a frugare con una mano nella borsa da palestra, ma, non trovando ciò che cerca, alza lo sguardo sbuffando e prendendo un ultimo tiro dalla sigaretta, per poi porgermela. "Potresti tenerla finché cerco le chiavi e chiudo per favore?" annuisco e la prendo in mano, fissandola per qualche secondo e chiedendomi se fare o no quello a cui sto pensando. Poi mi decido e faccio un tiro anch'io; sono sicura che non si arrabbierà. Proprio mentre sto buttando fuori il fumo, lui estrae le chiavi dall'ultima tasca in cui ha deciso di cercare. Mi guarda con un sopracciglio alzato, visibilmente sorpreso. "Fumi?" chiede mentre si avvicina alla porta e infila la chiave nella serratura, chiudendo a doppia mandata. "A volte" rispondo senza esitazione. Di solito mi vergogno un po' ad ammettere questa mia cattiva abitudine, so che non dovrei farlo; ma il suo tono non sembrava affatto accusatorio e, per di più, non sembra il tipo che giudica (e, a dirla tutta, non è nemmeno nella posizione di farlo). "Finiscila pure se vuoi" dice in risposta, cominciando a camminare verso la macchina. Non mi aspettavo certo una reazione del genere, ma, nonostante ciò, non me lo faccio ripetere due volte e continuo a fumare la sigaretta seguendolo.

In un paio di minuti arriviamo a una bellissima Range Rover nera che Elijah apre. Faccio il giro dell'auto e apro lo sportello per poi salire. Profuma di pulito e non ha nemmeno una cosa fuori posto, devo ammettere che non me lo aspettavo. È stupido che in questo momento il mio desiderio più grande sia quello di sapere il suo segno zodiacale? Chiudiamo le porte contemporaneamente e lui mette in moto. Ogni volta che lo vedo, mi sento più a mio agio a passarci tempo insieme e penso che, dopo che mi ha lasciato finire la sua sigaretta e dopo avermi offerto un passaggio a casa, siamo ufficialmente diventati amici. La macchina è silenziosa, ma a lui la cosa sembra non pesare, perciò mi rilasso istantaneamente, trovando questa quiete non imbarazzante. "Non mi aspettavo fumassi" rompe il silenzio. Non so cosa rispondere, perciò mi prendo qualche secondo e, prima che io possa proferire parola, aggiunge: "Non sembri il tipo". Sul mio volto spunta un sorrisetto divertito "Perché? Che tipo sarei secondo te?" chiedo di rimando. Un sorriso spunta anche sul suo volto mentre comincia a raccontare che idea si è fatto di me. "Sembri il tipo di ragazza che tutti vorrebbero al proprio fianco, bella, carismatica, una di quelle che sa sempre cosa dire e con dei principi morali ben saldi, come l'odio nei confronti di fumo e alcol. Ma a quanto pare mi sbagliavo." Non credevo che pensasse queste cose di me. Pensavo mi vedesse come una ragazza superficiale a cui non importa niente se non l'apparenza. Devo dire che ci ha azzeccato per parecchi versi. Vedendo che non rispondo, decide di procedere con la conversazione, ponendomi la domanda che molti vorrebbero fare, ma non altrettanti hanno il coraggio di fare davvero. "Come hai cominciato?". Come prima, il suo tono non è accusatorio. "Non c'è una grande spiegazione dietro, in realtà. Sono sempre stata affascinata dal fumo, nonostante avessi fissa in testa la convinzione di non voler iniziare. Ed era così, non volevo diventare dipendente, non volevo diventare una di quelle persone che se non fumano per più di due ore cominciano a tremare e ad andare in astinenza. Purtroppo, però, mi sono ritrovata tra le persone sbagliate in un momento in cui il timore delle conseguenze delle mie azioni era passato in secondo piano. Non mi importava di iniziare a dipendere da una cosa dannosa, né delle ripercussioni che ciò avrebbe avuto sulla mia salute. Sai, quando non sai nemmeno tu chi sei e acquisisci qualsiasi stimolo esterno facendolo tuo senza analizzare troppo la situazione. E prima che me ne rendessi conto mi sono ritrovata con una sigaretta in bocca. E quando è finita la prima, ne avevo già una seconda. E non sono più riuscita a smettere." "E come mai? Intendo, c'erano delle circostanze particolari o era semplicemente una fase?" chiede lui serio. Alla sua domanda scoppio in una risata e lo guardo divertita "Ero pienamente immersa in un'intensissima relazione durata un anno e mezzo con Billy Montgomery. Lui era 'one of the cool boys'" spiego facendo le virgolette con le dita "Quindi ovviamente frequentare lui significava frequentare anche i suoi amici, inutile dire che mi sentissi onnipotente attorno a loro. Tutto quello che loro facevano e dicevano era oro colato per me. Povera imbecille". Elijah distoglie per un attimo lo sguardo dalla strada, per rivolgerlo verso di me e scoppia a ridere insieme a me. "Billy Montgomery?" "Già" confermo "Era il più figo del decimo anno. Sono stata bene con lui e quando abbiamo rotto mi è sembrata la cosa peggiore del mondo" "Quanti anni avevi quando è successo?" "Quattordici" lui annuisce mentre ferma l'auto di fronte a casa mia. "Grazie mille, non era necessario che mi portassi a casa" ringrazio "Figurati, l'ho fatto volentieri. Ah, stavo pensando: per gli allenamenti, che potremmo fare il Martedì e il Giovedì, allo stesso orario, se ti va" dice, quando sto per chiudere lo sportello "Certo, va benissimo" rispondo guardandolo negli occhi "Perfetto, allora. A Martedì" annuisco e faccio un cenno di saluto, poi chiudo la macchina ed entro in casa.

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