2. Nuove conoscenze

54 2 6
                                    

Un conto era tenere corsi per gli altri in una situazione di totale sicurezza in cui, nel peggiore dei casi, era un manichino a restarci secco. Un altro era avere a che fare con un'emergenza improvvisa che coinvolgeva una persona vera. Viva (forse). E di sicuro Arianna provava interesse per ciò che aveva studiato in tutti quegli anni. Trovava stimolante comprendere il mondo segreto degli organi e delle malattie, come le cellule comunicavano tra loro, il modo in cui un invisibile batterio potesse sconvolgere completamente il miracoloso equilibrio del corpo umano. Ma quando in passato in ospedale uno strutturato le ordinava anche semplicemente di eseguire un esame obiettivo su un paziente... le si rizzavano i peli sulle braccia e sentiva il collo irrigidirsi, i respiri diventavano più brevi, il fonendo le si intrecciava tra le mani e dava del tu ai pazienti perché le si impappinava il cervello.
Non voleva diventare una medica convenzionale. Era terrorizzata di essere più un pericolo che utile, per chi le chiedeva aiuto.
Per questo aspettò alcuni secondi prima di alzarsi. Il giuramento di Ippocrate prevedeva un minuscolo tempo di tentennamento? Decise di sì. Contò fino a tre osservandosi intorno, ma tutto ciò che vide erano volti disorientati che si chiedevano a vicenda cosa stesse succedendo. Possibile che fosse la sola dottoressa presente a bordo? Non si sorprese troppo, ricordandosi di aver pensato quanto il treno fosse poco affollato quella mattina. Quando capì che nessuno si sarebbe mosso, respirò profondamente e si diresse lesta alla carrozza accanto.
Nei pochi metri che la separavano dallo scoprire cosa avrebbe dovuto fronteggiare, si ripeteva le poche mosse basilari da eseguire nell'ipotesi, che reputò molto probabile, di trovarsi a gestire una persona priva di sensi. Osservare la scena. Valutare il battito. Valutare la respirazione. Provare a stimolare la ripresa di coscienza.
Sai come comportarti, non succederà come quella volta, le diceva una vocina interiore. Lo hai spiegato agli altri decine di volte, hai sostenuto infinite simulazioni. Sai come comportarti.
Pigiò il pulsante di apertura della porta di passaggio e capì subito a che altezza dirigersi: intorno ai sedili di metà vagone c'era un capannello di persone, due di queste con l'uniforme della compagnia ferroviaria.

"Posso aiutare?"
"Lei è un medico?" le domandò in risposta una donna sulla cinquantina dai capelli rossi e dal tono ansioso.
Annuì.
Gli altri passeggeri in piedi che osservavano la scena preoccupati e incuriositi, si fecero da parte.
Vide una signora sdraiata sui sedili, gli occhi chiusi, i piedi penzolanti verso il corridoio, pallida come l'intonaco beige sbiadito del suo terrazzino di Firenze.
"Mi racconti cos'è successo" disse osservando il corpo della donna, mentre con le dita correva alle carotidi per accertarsi della presenza del battito. Il petto si sollevava e si abbassava. Bene.
"È mia mamma, stavamo chiacchierando e improvvisamente ha smesso di parlare. Si è accasciata e ho capito che stava avendo un mancamento..."
"Prima di perdere i sensi le ha riferito mal di testa improvviso?" la donna scosse la testa.
"Assume dei farmaci o soffre di cuore?"
"Sì, ma solo quelli della pressione! E tra tre giorni verrà ricoverata per il pace-maker..."
Si spostò in direzione della mano e indicò a un passeggero di sollevare i piedi della donna e chiedendo ad alta voce di procurare dell'acqua.
"Non credo sia nulla di grave. A breve dovrebbe riprendersi, respira normalmente e il cuore batte. Il pallore sta rientrando." Passarono una manciata di secondi in cui la rossa si torturò il labbro inferiore.
"Ecco, vede, sta riaprendo gli occhi..." disse Arianna sollevata. "Signora, mi dice come si chiama?" Modulò con dolcezza la voce, tenendo sempre ben sotto controllo la sua frequenza cardiaca attraverso il polso radiale.
"Mirella" sussurrò la donnina in risposta. Arianna guardò la figlia, che fece di sì con la testa, standosene appollaiata sullo schienale del sedile e osservando la scena dall'alto. "Stavamo rientrando da una piccola gita a Firenze! Dio mio, non pensavo che sarebbe stato così stancante per lei, volevo farla distrarre! Oh, mi sono spaventata così tanto!" singhiozzò Teresa poggiando la mano piena di anelli sulla testa della madre.
"È probabile che il suo cuore abbia fatto una piccola pausa, ma la situazione mi sembra stabile, adesso."
Pian piano Mirella stava riacquisendo colorito e si muoveva con più consapevolezza. "Dottoressa" tossì un uomo in cui lei riconobbe il controllore anti-letterario, "ci avviciniamo alla stazione di Verona, dove arriveremo tra pochi minuti. Come da protocollo, siamo in contatto con la centrale operativa regionale e gli operatori dovrebbero essere sul luogo al nostro arrivo. Ma dato che sono in linea..." e indicò il telefono di servizio che stringeva in mano. La sentì comunicare che, secondo lei, la paziente aveva avuto una sincope causata "da un BAV di tipo Mobitz II, e che nei giorni successivi sarebbe stata sottoposta a impianto di pace-maker.
"C'è qualcosa che possiamo fare per aiutarla, nel frattempo?" le chiese l'uomo con una luce di ammirazione sul viso, chiusa la telefonata. Arianna esitò per un secondo.
"Mi sembra che la signora stia rinvenendo alla grande, ma... potrebbe essere così gentile da recuperare le mie cose? Così resto con lei fino all'arrivo. Il mio posto è..."
"Ricordo qual è il suo posto. Lo consideri già fatto." Arianna lo osservò stupita mentre si allontanava in fretta nella sua divisa blu.
"Non capitava dai tempi di Jane Austen che qualcuno civettasse davanti a una donzella svenuta" sentì dire a bassa voce alla sua destra. Trovò a squadrarla Mirella, adesso del tutto rosea in volto e con gli occhi azzurri molto vispi. Arianna scoppiò a ridere.
"Persuasione? Come si sente?"
La vecchietta annuì con soddisfazione. "Bene, cara, può lasciarmi il polso adesso. Ha notato come la guardava colpito? Anche se non so... è un bell'uomo, ma c'è qualcosa non mi convince."
"Mamma, sei la solita impertinente! Io mi chiamo Teresa Vettori, in ogni caso. Grazie, dottoressa, per essere corsa in nostro aiuto."
Arianna si schermì dietro un sorriso di circostanza. Solo lei sapeva quanto aveva desiderato di trovare già un medico in azione e potersi fare da parte. "E io sono Arianna Del Lerice. Non ho fatto niente, davvero." Poi aggiunse sotto voce guardando Mirella: "Credo non gli piaccia leggere". Mirella, chele frattempo si stava mettendo seduta, sollevò le sopracciglia come a dire lo sapevo che c'era qualcosa di strano.
"Be' invece si vedeva che sapeva cosa fare. Ha mantenuto la calma, mi ha fatto le domande del caso ed era misurata nelle azioni." I freni del treno iniziarono a fischiare.
Il controllore alle sue spalle si schiarì la voce per richiamare la sua attenzione. "Dottoressa? Ecco le sue cose." Sorrise timidamente porgendole la giacca fucsia, la tracolla blu e il trolley. Lei lo guardò con attenzione per la prima volta e ammise che effettivamente era un bell'uomo. La signora aveva buon gusto. Sui trent'anni, alto, occhi verdi e folti capelli neri.
"Si chiama Arianna! E lei è...?" si intromise la vocina ingenua di Mirella.
"Pietro. Pietro Nardi. Ma ora devo andare." Incrociò gli occhi di Arianna per un lungo momento."È stato un vero piacere." Fece un cenno per accomiatarsi dalle donne e sparì nel corridoio, camminando verso la testa del treno.
Arianna recuperò in fretta un foglio e una penna dalla borsa. Dal finestrino vedeva il personale sanitario già pronto, in attesa che il convoglio si fermasse del tutto.
"Vi lascio in buone mani. Questo è il mio numero di telefono, se aveste bisogno di qualcosa... anche se vivo in Toscana."
"Grazie dell'assistenza, mia cara. Sono sicura che ci rivedremo." L'anziana le strinse le mani nelle sue e i numerosi bracciali d'oro tintinnarono.

Solo una volta in piazzale XXV aprile si rese conto che Pietro e Filippo portavano lo stesso cognome. Che strana coincidenza pensò.


🖌️ Grazie per aver letto fin qui! Se hai voglia di condividere i tuoi pensieri relativi alla storia attraverso i commenti, li leggerò con grande interesse e voglia di migliorare. 

L'equilibrio di AriannaWhere stories live. Discover now