Capitolo 17 - Eleanor

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Scaldenn doveva bruciare.

Il rimbombo dei tamburi si mescolava al pulsare del proprio sangue nelle orecchie. Il tempo dilatato e il mondo esterno finito in una bolla andavano a formare la stessa sensazione che aveva provato quando le avevano strappato via Anita dalla vita. In un attimo le loro posizioni si erano scambiate, se doveva trovare qualcuno per cui valeva la pena restare in vita avrebbe indicato lei, non Testa Rossa. Ci aveva passato fin troppo tempo insieme, con Anita, invece, troppo poco. Non l'aveva rivista da quel singolo incontro.

Rivendicare quel tempo passato lontane l'una dall'altra era il minimo che potesse desiderare. Non le importava più del resto: qualsiasi patto fatto con Testa Rossa poteva diventare polvere, la mancia che non si era mai tolta di testa poteva aggiungersi all'elenco già abbastanza lungo di soldi che non erano mai finiti nelle proprie tasche.

E ogni cosa aveva la stessa origine: le tradizioni assurde della prima gens. Peccato solo che la quinta fosse così abituata a quell'odio che non avrebbe convinto nessuno a ribellarsi.
Bastava quel pensiero a far pizzicare le dita. Se c'era un momento buono in cui la propria energia poteva venire fuori, quello si adattava.

Non aveva mai chiesto di ritrovarsi nel mezzo di... di qualunque cosa ci fosse nel mezzo di loro due. Una faida inutile, per come la vedeva. Doveva essere una normale giornata di lavoro, non si sarebbe mai aspettata che la portasse fino a quel punto. Qualche settimana prima avesse incolpato Testa Rossa, ma fino a quel momento aveva cercato di aiutarla, se non altro andava nella direzione opposta. Tanto valeva addossare anche quella cosa alla famiglia di Clelia: cosa costava aggiungerla al fatto che le doveva ancora la mancia?

Mancia che non avrebbe mai avuto, visto che sarebbe morta da lì a poco.

La stretta delle mani tiepide sulle proprie guance la riportò alla realtà. Il terreno sotto le scarpe era cambiato, le suole affondavano appena nella sabbia, le ultime pietre affioravano appena, tracce scure che spezzavano il colore biancastro della polvere. Nemmeno si era accorta di essersi avvicinata alla fine del corridoio. I tamburi si erano chetati, così come le voci.

Le sembrava che fossero passate ore intere, non secondi o, al più, minuti.

«Respira.»

«Cosa ne sai, maledizione?»

Testa Rossa abbassò il capo e lo scosse. Sembrava divertita da quello che le aveva appena sputato in faccia. «Avevo cinque anni la prima volta che mi hanno fatto simulare uno scontro, undici quando l'ho iniziata a prendere sul serio.»

«Solo che non hai mai rischiato di morire.»

Testa Rossa proprio non riusciva a comprendere quella differenza. Non sarebbero mai state sullo stesso piano.

«Come se si pensasse di avere questi riguardi. Ogni studente che fai fuori prima dei giorni dei fiori di fuoco è un avversario in meno, quindi l'unica limitazione è che sia del tuo stesso anno. È l'unico motivo per cui Clelia è sempre qui.»

Eleanor socchiuse gli occhi: se fosse restata viva, la prima cosa da capire era chi avesse approvato tutta quella tradizione perché più si aggiungevano tasselli, meno riusciva a darci un senso.
Aveva un paio di dubbi sulla sua ultima affermazione, ma se li sarebbe tenuti per sé.

«Respira. È la cosa più importante da fare.»

«Perché mi stai aiutando?»

Inclinò il capo. Non le importava più di tenere le ciocche ordinate. «Non ne abbiamo il tempo.»
Strinse i pugni lungo i fianchi e fece un passo indietro. Il tocco era venuto meno, ma c'era una parola che continuava a rimbombarle in testa.

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