Capitolo 15 - Bridget

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Bridget serrò le labbra. Non era così sicura che fosse la mossa giusta, ma era il momento di raddrizzare alcuni fili. Non poteva continuare a vivere in quell'incertezza che la teneva sveglia la notte, con un peso sul petto che niente riusciva a scacciare. Deglutì, poi si passò la lingua sulle labbra secche. Non avrebbe dovuto lasciarsi andare in quel modo, sentiva già i rimproveri della madre che quello non era il modo di andare in giro, che una persona con abbastanza decenza avrebbe messo impegno nel presentarsi anche quando la voglia mancava, che Clelia di certo non si sarebbe mai comportata in quel modo.

Si irrigidì, i palmi che si erano fatti sudati d'un tratto. Per una volta non era colpa né dell'afa né del fuoco. Li pulì sulla stoffa. Metterla contro Clelia era sempre stata la sua attività preferita e i giorni dei fiori di fuoco le avevano strappato anche l'unico vantaggio di essere nata qualche mese prima, quando l'anno non era ancora cambiato.

«C'è altro nella tua visita?»

«Sì.»

Gabriel era sempre stato bravo a leggere gli altri. Avrebbe voluto fare lo stesso con l'infima, ma forse lei era un caso disperato che non sarebbe mai arrivato a una soluzione.

«Perché il Consiglio non sta facendo niente per la questione delle fiamme sacre?»

Gabriel alzò un sopracciglio, abbozzando un sorriso. «Credevo non l'avresti mai chiesto a nessuno.»

«No. Non dirmi che ci state escludendo.»

«La prossima volta che ti senti inferiore a Clelia, ricordati che almeno tu non sei quella che ha fatto una scenata davanti a tutti. Non so con che coraggio si presenterà la prossima volta.»

«Oh, ha abbastanza faccia da culo da farlo senza problemi. Ma perché? Siamo tornate dagli ardenti agri, siamo parte del Consiglio secondo la legge.»

Gabriel scosse la testa. «Horace proprio non te ne ha parlato?»

«No. Quindi il Consiglio sta lavorando per risolvere il problema?» Fece qualche passo verso destra, avvicinandosi alla finestra. Si intravedeva appena Ragac Point: in quel momento era abbastanza distante da non rappresentare un problema, era anche l'ultima delle sue preoccupazioni e a lei importava di una sola persona, non della quinta gens. Per quanto la riguardava, poteva bruciare il giorno stesso.

«Certo. Il fatto è che...» Un rumore sordo, come di una sacca d'aria che si sgonfiava segnò la pausa tra le parole di Gabriel. Immaginò che si fosse seduto sulla poltrona. «A diverse persone la morte di suo zio è sembrata sospetta e non dico che i due eventi possano essere collegati, ma le coincidenze... le coincidenze non esistono in questi casi.»

Bridget appoggiò il mantello sul davanzale della finestra e si stropicciò la bocca. Le coincidenze non esistevano per lei, in nessun caso: una motivazione, una relazione tra due eventi si poteva trovare.

«Perché tenerci lontano? Perché tenermi fuori?» chiese a bassa voce, guardandolo appena da sopra la testa. C'era solo una cosa che poteva far finta che tutto fosse andato come doveva e le stavano togliendo anche quella. Senza contare la sorta di tradimento da parte del padre e di chi doveva essere loro alleato – nemmeno una parola, nemmeno un accenno.
Incazzarsi nel pensare che non stessero facendo niente era un'opzione migliore, una bugia che non procurava lo stesso dolore.

«Se escludiamo Clelia, ma coinvolgiamo te come pensi che reagirà? I Cogwright sospetteranno qualcosa, come minimo.» Gabriel agitò una mano, sistemandosi meglio sulla poltrona. «Ha già fatto una scenata una volta, la prossima mi aspetto che dia fuoco a tutti. La scusa è stata che, di fatto, non avete dimostrato niente. Sì, siete vive. Ma poi?» La squadrò da capo a piedi. «Le fiamme sacre non vi hanno nemmeno sfiorate.»

Fiori di fuocoWhere stories live. Discover now