Nota n° 2108 - 1119 / 20

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Una volta
ho fatto un sogno

Un sogno così bello, da lasciarmi ammaliato, preda di voraci emozioni
Un sogno intriso d'un intenso aroma, con parvenze d'estate e dai più vividi profumi

Un sogno vero, riflesso d'una realtà contraddittoria, perché dolorosa, ma al contempo benevole e capace d'amore
La sua irrazionalità mi affascinò, tanto da stuzzicare la mia curiosità e da farmici avvicinare, con l'implacabile ambire di scoprirne il senso, per portarlo con me, e narrarne le sfumature

Un sogno, che mi fece da Caronte, alla scoperta di verità a me sconosciute, che mi cambiarono, dopo un lungo navigare

Così chiusi gli occhi, e mi lasciai trasportare

Così chiusi gli occhi, e mi lasciai trasportare

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Silenzio

Ogni respiro potevo percepire, ogni battito, ogni pensiero, in quel silenzio
Attorno a me, un universo privo di stelle, ove il buio, colmava ogni spazio

Aperti gli occhi, mi guardai attorno, alla vana ricerca di un punto di riferimento
E nonostante il profondo senso di smarrimento, circondato da quel buio latente, mi sentii a casa, al sicuro, protetto da quell'abbraccio caldo e avvolgente
A galla con i piedi piantati per terra, provai un'emozione unica, che mi lasciò senza fiato, come se ogni dolore per un attimo, avesse smesso di urlare, e si fosse placato

Non so dirti quanto tempo passò, ma dopo un attento ricercare, senza muovermi per paura di cadere, in un'istante, dinnanzi a me, una crepa di luce si iniziò ad aprire, e si fece lentamente strada in quel vuoto senza un inizio, e senza una fine

Da essa, un bagliore, ad illuminare quel luogo inconsistente, che non se ne faceva nulla del suo risplendere

Attraverso essa, qualcosa era possibile scorgere

L'immagine sciolta d'un paesaggio rosso sangue, confuso da un'incessante calore, che ne sfumava i dettagli e me ne impediva l'osservare

Lo fissai a lungo

Dentro di me sentii il desiderio di camminare, e così lentamente mi avvicinai, e un dito per volta la mano mia si protese, cercando d'afferrare quell'impetuoso ardore che con le punte, ora, potevo percepire

Quell'impetuoso ardore

Il cui lieve ricoprir, come polvere celeste
M'invase l'anima d'un freddo glaciale

E mi finì per scottare


Veloce mi retrassi spaventato dal dolore e lesto sui miei passi mi iniziai ad allontanare e convinto, negai il mio stesso desiderio di scoprire

Ma d'improvviso, una voce amica placò ogni mia paura, quando, con sussurri di dolore, mi chiese di fuggire

E se vero è, che avessi troppa paura, e pure la testa mia m'urlasse di andare

AedoWhere stories live. Discover now