Un sogno così bello, da pervadermi il cuore di soave ardore tanto soave, da percorrer le vene mie, ed il corpo irradiare tanto soave, da annegarmi gli occhi e dalle pupille, fiamme celesti far divampare
Così vive e così pure, e dietro esse l'anima mia, era possibile scorgere
Tanto bella, che persino Modigliani avrebbe ardito dipingere
Un sogno limpido, troppo reale per apparire finzione per rivelarsi semplice frutto della notte, della mia immaginazione
E nonostante sia passato molto tempo da allora dentro me, il suo ricordo resta vivo
Ed arde ancora
Il ricordo d'una notte strana, esigua di stelle Il ricordo d'un cielo pesante, e d'un freddo avvolgente a stento percepivo le dita mie, e tutt'un brivido la mia pelle
Il ricordo di te, che vagavi smarrito alla ricerca d'un senso infuriando parole vere, e disprezzando il tempo E il ricordo di me, che seduto ad ascoltarti scrutavo il cielo, alla ricerca della clessidra d'Orione
Mentre la nebbia lieve, ricopriva le strade
Da quel tetto, tu ed io, potevamo osservare i passanti camminare Potevamo sentire il buio avvolgerci, e la nostra voce elevare Sotto ai nostri piedi una festa, che stava per finire
E così, tra costellazioni spente e bicchieri vuoti ascoltavo la tua storia, che mi face sentire sconosciuti
E si amico mio, inizio proprio con te il cui racconto non hai mai voluto e la cui vita, mi hai sempre celato
E nonostante io sia consapevole che avrò inevitabilmente errato in quanto, forse, non ti ho mai veramente capito E che sciocco è per un marinaio narrare di mari, che mai in vita sua ha solcato
Racconterò di te e della tua amata Camelot Narrerò di tutto l'amore che hai custodito e di tutto il vuoto che esso, ti ha generato
Narrerò del tuo intelletto infinito e del tuo cuore affamato Narrerò dei tuoi sogni e dei tuoi fantasmi, da cui forse, troppo a lungo sei scappato
Parlerò dunque di quella notte in cui forse non lo sai, ma mi hai cambiato
E mi scuso
Non in quanto io non mi ritenga capace di ricoprir tal vestigio ma in verità perché comprendo, che ne odierai il risultato
Non pretendo di conoscerti, né di capirti E malgrado io sappia quanto hai allontanato tutte le volte in cui ho tentato, oggi parlerò di te
E ti renderò eterno, oh mio Artù Parlerò di te, e del tuo regno incantato
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"Oggi è strano", mi dicesti confuso prima di crollare a terra, con le spalle al muro
Prima di alzare gli occhi e di guardarmi iracondo Prima di realizzare, che il mio sguardo non fosse più tra le stelle ma che ti stavo ascoltando