Nota n° 120 - 0719 / 12

108 18 10
                                    

Una volta
ho fatto un sogno

Un sogno così bello, da pervadermi il cuore di soave ardore
tanto soave, da percorrer le vene mie, ed il corpo irradiare
tanto soave, da annegarmi gli occhi e dalle pupille, fiamme celesti far divampare

Così vive e così pure, e dietro esse
l'anima mia, era possibile scorgere

Tanto bella, che persino Modigliani avrebbe ardito dipingere

Un sogno limpido, troppo reale per apparire finzione
per rivelarsi semplice frutto della notte, della mia immaginazione

E nonostante sia passato molto tempo da allora
dentro me, il suo ricordo resta vivo

Ed arde ancora

Il ricordo d'una notte strana, esigua di stelle
Il ricordo d'un cielo pesante, e d'un freddo avvolgente
a stento percepivo le dita mie, e tutt'un brivido la mia pelle

Il ricordo di te, che vagavi smarrito alla ricerca d'un senso
infuriando parole vere, e disprezzando il tempo
E il ricordo di me, che seduto ad ascoltarti
scrutavo il cielo, alla ricerca della clessidra d'Orione

Mentre la nebbia lieve, ricopriva le strade

Da quel tetto, tu ed io, potevamo osservare i passanti camminare
Potevamo sentire il buio avvolgerci, e la nostra voce elevare
Sotto ai nostri piedi una festa, che stava per finire

E così, tra costellazioni spente e bicchieri vuoti
ascoltavo la tua storia, che mi face sentire sconosciuti

E si amico mio, inizio proprio con te
il cui racconto non hai mai voluto e la cui vita, mi hai sempre celato

E nonostante io sia consapevole che avrò inevitabilmente errato
in quanto, forse, non ti ho mai veramente capito
E che sciocco è per un marinaio narrare di mari, che mai in vita sua ha solcato

Racconterò di te e della tua amata Camelot
Narrerò di tutto l'amore che hai custodito e di tutto il vuoto
che esso, ti ha generato

Narrerò del tuo intelletto infinito e del tuo cuore affamato
Narrerò dei tuoi sogni e dei tuoi fantasmi, da cui forse, troppo a lungo sei scappato

Parlerò dunque di quella notte
in cui forse non lo sai, ma mi hai cambiato

E mi scuso

Non in quanto io non mi ritenga capace di ricoprir tal vestigio
ma in verità perché comprendo, che ne odierai il risultato

Non pretendo di conoscerti, né di capirti
E malgrado io sappia quanto hai allontanato
tutte le volte in cui ho tentato, oggi parlerò di te

E ti renderò eterno, oh mio Artù
Parlerò di te, e del tuo regno incantato


"Oggi è strano", mi dicesti confusoprima di crollare a terra, con le spalle al muro

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.




"Oggi è strano", mi dicesti confuso
prima di crollare a terra, con le spalle al muro

Prima di alzare gli occhi e di guardarmi iracondo
Prima di realizzare, che il mio sguardo non fosse più tra le stelle
ma che ti stavo ascoltando

AedoWhere stories live. Discover now