Episodio Tre/1

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"Non si vede più niente", aveva mormorato Lorenzo, scrutandosi attentamente nello specchio attaccato alla porta del bagno. Era completamente nudo, stava per fare il bagno nella vasca.

"Cos'è che non si vede?", gli chiese suo padre, mentre saggiava l'acqua nella vasca. Aveva le maniche della camicia arrotolate fino al gomito, e poi un maglioncino senza maniche, verde.

"Le cucchiaiate", rispose con il consueto candore e innocenza.

"Via, te ne ha date poche la mamma".

"Però stanotte mi ha dato fastidio", aveva ammesso.

"Dai, entra, l'acqua è pronta".

Non se l'era fatto ripetere. Amava fare il bagno, con la schiuma, le bolle, e voleva pure i sali da bagno della mamma, quelli tutti colorati e profumati. Suo padre si lamentava a volte, perché la tirava per le lunghe, un bagno era un bagno, un modo per lavarsi, non un gioco... ma per Lorenzo era un appuntamento fisso, il sabato mattina, uno di quei riti quotidiani che non voleva mai saltare.

"Ah, scotta!"

"Dai, non è caldissima".

"Ma mi brucia il culetto!"

"Esagerato! Ne hai prese poche, non ti lamentare!", ribatté suo padre, con una leggera punta di rimprovero. "E non fare come al solito, con l'acqua metà nella vasca e metà fuori, sul pavimento..."

"Ma non è vero!", si lagnò.

"Lori... dai, fa' il bravo. Ti lascio, ma torno tra poco, vado a vedere se la mamma ha bisogno di aiuto". Suo padre era uscito, lasciando solo. Lorenzo si lasciò immergere, poi prese a giocherellare con la schiuma, raccogliendola tra le mani e soffiando via le bollicine.

L'acqua era calda, piacevole, profumata, ma il suo culetto, nonostante quello che diceva suo padre, gli pizzicava un po'. Fare il bagnetto dopo averle prese era sempre una tortura, glielo aveva detto, sia a papi che alla mamma, ma non volevano dargli retta, c'era sempre qualcosa da fare, e poi, soprattutto suo padre, preferiva fare a quel modo, riempirgli la vasca, lasciarlo a mollo una decina abbondante di minuti, poi sciacquarlo e via, invece di fargli la doccia, anche perché poi lui si lamentava del freddo, quando chiudeva l'acqua e lo insaponava, si muoveva, non stava mai fermo... quando invece era sua madre a farlo, si beccava sempre qualche sculaccione, il che era anche peggio, perché aveva capito che bruciava di più sulla pelle bagnata.

Perché gli bruciava il culetto? La sera prima, la famigliola aveva preso parte alla processione del venerdì santo. Non erano assidui frequentatori della chiesa locale, sua madre si limitava a trascinarli a messa in occasione del Natale e della Pasqua, ma da quando aveva iniziato il corso di comunione s'era ritrovato a partecipare sempre di più a tutte quelle funzioni e celebrazioni. Non gli dispiaceva stare con gli amichetti della chiesa, ma a messa si annoiava sempre e finiva col venire sgridato.

Alla processione si era annoiato, però, perché nonostante fossero andati anche i suoi compagni di corso, sua madre non aveva voluto che si allontanasse, l'aveva sempre tenuto con sé. Entrambi, madre e figlio, avrebbero dovuto capire che una situazione del genere avrebbe reso tutti e due insofferenti. E così, qualche capriccio, qualche sgridata, qualche strattone, ma alla fine erano tornati a casa, stanchi e con molto poca pazienza.

Sua madre l'aveva spedito in cameretta, a mettere il pigiama, poi lavare i denti e finalmente a nanna, era tardissimo, ma era passato il suo solito orario e così si era ritrovato con più energia del necessario. Di andare a letto non aveva voglia, voleva restare sveglio, guardare la TV, giocare, insomma, aveva sprecato tutta la sera con quella interminabile processione, non voleva che la giornata terminasse a quel modo. Quanto a sua madre, aveva esaurito la pazienza e, al contrario di lui, davvero desiderava mettere fine a quella giornata, preparandosi anche psicologicamente al finesettimana, i preparativi per la Pasqua, il pranzo, e tutto quanto.

Ramoscelli pungenti e uova scottanti (SV#7)Where stories live. Discover now