Prologo

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Sfioro le pagine consumate con i polpastrelli, con delicatezza, neanche potessero sgretolarsi sotto il mio tocco da un momento all'altro. Il mio respiro è sospeso, tutta l'aria nella stanza immobile come se questo momento potesse dilatarsi nel tempo all'infinito.

Al di là della finestra la pioggia batte forte sull'asfalto di Roma, sulle automobili parcheggiate e sugli ombrelli colorati dei passanti, che si affrettano a raggiungere la propria destinazione stando attenti a non bagnarsi troppo.

Quanto mi piace stare a casa mentre fuori piove! Ho sempre amato il rumore delle gocce che picchiettano sul vetro e allo stesso tempo il silenzio della stanza. Me ne sto comodamente seduta sul letto a sfogliare il libro che tanto amavo da piccola: "La favola del tempo" di Eric Jones. Si tratta di un racconto fantastico, in cui la protagonista è una principessa forte e coraggiosa che scopre di avere dei poteri magici con cui utilizzare il tempo a suo piacimento, e usa la sua magia per salvare il mondo dal potere oscuro di una strega cattiva.

È una di quelle storie che da piccoli faceva sognare e immaginare di essere qualcun altro. E in questa giornata uggiosa avevo proprio bisogno di rileggerla, di rilassarmi nella mia comfort zone e di tornare bambina.

Così mi sono avvolta in una coperta di pile, con i cuscini dietro la schiena e una tazza di cioccolata calda sul comodino, e ora mi ritrovo a leggere da almeno due ore. Ormai sono le cinque del pomeriggio e il profumo del cacao e della cannella hanno preso il posto dell'umidità. Arrivata alla fine della storia richiudo il libro, accarezzandone la copertina.

Ne è trascorso, di tempo, da quando lo avevo letto la prima volta. In realtà era mio padre a leggerlo ogni sera prima di dormire: interpretava ogni riga con un'intonazione diversa della voce e con dei gesti eloquenti che accompagnavano il racconto. Mi divertiva tantissimo il modo in cui faceva il verso dell'orco, un mostro verde e grosso che terrorizzava tutto il regno, ma che alla fine si scopriva che desiderava soltanto avere degli amici. Per non parlare di quando faceva parlare una volpe o un'anatra con delle voci sempre diverse, perché in quel mondo fantastico anche gli animali parlavano. E poi riusciva sempre a rendere la strega terrificante, ma allo stesso tempo umana, perché per mio padre "tutti meritano una seconda possibilità" e alla fine della storia me lo ripeteva sempre. Era come un mantra, e ripeterlo ogni sera prima di andare a dormire era il nostro rituale quotidiano.

Persa nei miei pensieri non mi sono assolutamente accorta di movimenti strani nella stanza, ma poi con la coda dell'occhio mi sembra di vedere qualcosa sfrecciare fuori dalla finestra, qualcosa come un'ombra scura, velocissima. Strano, visto che il mio appartamento si trova al terzo piano ed è privo di balconi. Inoltre tutte le finestre sono chiuse per via della pioggia.

"Mah, sarà stato un piccione". Con questo pensiero mi alzo in piedi per mettere a posto il libro sullo scaffale e, voltandomi, ai piedi del letto vedo un gatto. È improbabile la sua presenza qui, primo perché non ho gatti, e secondo perché non è un animale in grado di salire sul palazzo come una scimmia!

Strizzo gli occhi, convinta di avere le allucinazioni, ma niente...il gatto è ancora qui e mi fissa. La cosa più logica è andare a controllare la porta di casa. Magari non me ne sono resa conto e ho lasciato aperto... Spero proprio di no. Il panico già mi assale.

Ma la porta, per fortuna, è chiusa. Non sapendo bene cosa fare, torno in camera da letto e il felino è ancora lì a guardarmi, e potrei quasi giurare di vedergli un'espressione annoiata in faccia. Ma d'altronde, non è tipico di tutti i gatti?

Non ho mai avuto un animale domestico e non so cosa fare, quindi alla fine mi avvicino piano piano e mi abbasso un pochino sulle ginocchia, tendendo la mano per tentare di accarezzarlo.

«Ciao piccolino, che ci fai qui? E come sei arrivato quassù?», sussurro.

Il gatto ha un manto dai colori caldi, con varie striature che sfumano dal bianco all'ambra, dall'avorio all'arancio, e due grandi occhi dorati che diventano due fessure strettissime non appena inizio a parlare.

«Non ti azzardare a toccarmi, ragazzina!» mi ringhia contro, con tanto di balzo all'indietro, coda all'insù e peli dritti su tutta la schiena.

La Favola del TempoWhere stories live. Discover now