Gli anni passano, ma tu no

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||Sinossi: Lorenzo e Ludovica
Entrambi sono sempre stati innamorati l'uno dell'altra, sin dai tempi del liceo, senza mai dirselo. Si rincontrano dopo anni... ||

È da un paio di anni che non tornavo a Vercelli, dopo essermi trasferita a Milano non sono più passata per queste strade del centro, limitandomi solamente ad andare a trovare i miei fuori città. Quanti ricordi conservo tra queste vie, i miei tredici anni di scuola, e poi fare la pendolare avanti e indietro a Torino per l'università.

Ho deciso di prendermi un pomeriggio per me, a fiutare l'odore dei negozietti delle viuzze adiacenti al centro, perdermi tra le bancarelle del mercato.
Mi fermo davanti a quello che era il mio bar preferito.
Mi piaceva venire qui, dopo scuola, oppure durante le ore buche, per mangiare un cornetto o un tramezzino insieme alle mie amiche dell'epoca.
Quanti gossip, risate e lamentele fatte sedute su queste sedie.
E poi... il primo anno di scuola ci venivo sempre con Lorenzo e i nostri amici, prima che lui partisse per Bologna.
Ma ora fa parte del passato.
Entro nel locale, era proprio come lo ricordavo. Decido di prendere da bere, un macchiatone. Mi siedo su quello che era il mio tavolo, vicino alla vetrata, che guarda la strada.

Finalmente decido di uscire, dopo aver pagato. Sto camminando per la via adiacente, mentre metto via il resto nel portafogli, distratta, mi scontro con qualcuno.

«Oh, scusi...» faccio per dire, quando alzo lo sguardo e... lui. Gli stessi occhi verdi , gli stessi capelli castani, con la sola differenza della barba, che non aveva dieci anni fa.
«Fa niente » anche lui evidentemente si accorge come me della mia presenza. Lo vedo irrigidirsi.

«Lorenzo...» dico con un filo di voce.
«Ludovica...» mi continua a fissare «co...come stai?» sembra visibilmente agitato, come me.
«Bene grazie, era da un po' che non tornavo qui, te?» cerco di mostrarmi tranquilla, ma sto morendo dentro.
«Anche io. Sto cercando casa qui, mi era mancata Vercelli, mi sono stancato di Bologna, ho bisogno di tornare a casa» anche lui è rimasto a Bologna, quindi.

Chissà se si ricorda ancora quella storia dell'uccellino, che mi aveva raccontato dieci anni fa, qualche mese prima di partire.

«A volte l'uccellino ha bisogno di volare fuori dal nido per poter capire delle cose che non riuscirebbe a capire altrimenti, anche se questo fa male, perché deve lasciare indietro le persone che ama, ma ciò non vuol dire che smetterà di amarle» mi guardò intensamente negli occhi. Stavamo osservando un nido vuoto in cima ad un albero.
«Ma se sarà destino tornerà, vero?» sapevo che si stesse riferendo a se stesso, e volevo ricevere risposte, sarei stata disposta ad aspettarlo per anni.
«Lui lo farà...» spostò lo sguardo in cielo «...ecco guarda, è tornato». L'uccellino tornò.

«Questa città è insostituibile... tanti bei ricordi» sospiro.
«Già... te? Invece?»
«Sono tornata da Milano, starò qui per qualche giorno» accenno un sorriso.
«Oh, non pensavo ti fossi trasferita...»
«Le cose cambiano, l'uccellino deve uscire dal nido» rimane come immobile a questa mia affermazione, come sospettavo, giustamente non si ricorda. Decido di congedarlo, e gli volto le spalle, andandomene. Come potevo pensare che continuasse a provare le stesse cose a distanza di così tanto?

Non è cambiato di una virgola, è sempre lo stesso uomo. Che mi ha fatto perdere la testa anni fa, al quale sbavavo letteralmente dietro dalla mia ingenua età di quattordici anni. Un ragazzo, all'epoca, che forse, non ho mai dimenticato. Nessuno, ne prima ne dopo di lui mi ha mai fatto provare le emozioni che mi fece provare lui all'epoca. Le emozioni che provo per lui sono sempre mutate negli anni, le ho sempre represse, e pensavo di averlo dimenticato una volta per tutte, ma forse non è così. Per la prima volta, mi rendo conto che lui è sempre stato parte della mia vita. Non se ne è andato mai.

Piccole immagini - one shotWhere stories live. Discover now