Capitolo 32.

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Austin pov

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Austin pov...

Il destino era davvero un bastardo. Non che ne fossi dispiaciuto, anzi. Mi piaceva l'idea di stare vicino a Ella ma ero anche preoccupato. Sembrava davvero odiarmi e non potevo di certo biasimarla. Ero stato un vero stronzo, avevo totalmente troncato i rapporti con lei quando ero partito.
Ma lei non sapeva, non immaginava quanto ciò mi avesse fatto stare male. Ovviamente. Come poteva saperlo se non le parlavo?
Avevo sperato per anni che arrivasse qualcuna in grado di conquistarmi. Speravo che troncare del tutto me la facesse dimenticare, che desse a lei la possibilità di andare avanti.
Sembrava esserci riuscita e questo mi faceva impazzire. Ero arrivato tardi, era fidanzata.
Ero stato un vero cretino.
Dovevo farmi da parte e resistere, per il suo bene. Pensavo di fare il suo bene anche andando via, chiudendo, invece l'avevo fatta soffrire e me ne ero accorto dal suo comportamento freddo e combattivo.
Non mi avrebbe mai perdonato.

L'appartamento era davvero bello, c'erano tre stanze con bagno privato e un enorme salotto con cucina annessa e sala pranzo. Mi ero preso la camera sulla sinistra, mi ero sistemato e dopo un doccia veloce raggiunsi i gemelli di sotto.
Poco dopo suonò il campanello e il mio corpo reagì all'istante. La testa iniziò a giocarmi brutti scherzi, per un attimo vidi tutto sfocato.
Tornai in me quando Liam aprì la porta ed entrarono le ragazze.
Cazzo, quanto poteva essere bella con una semplice tuta e i capelli raccolti?

Flashback
"Hey..."
"Hey..." rispose lei.
Avevamo fatto l'amore tutta la notte ed era rimasta a dormire da me, usando come scusa un'amica per non far preoccupare i genitori.
La baciai con trasporto, stringendola a me.
"Io...è meglio se vado a casa."
"No, rimani ancora un po'."
Era ancora arrabbiata. A scuola passavo molto tempo con Allie, la biondina stupida della scuola. Me la scopavo, non potevo negarlo. Quella era veramente ben messa, aveva un culo che cantava e due tette da paura. Qualsiasi ragazzo sano di mente se la sarebbe scopata. Ma lei voleva me e io beh, non potevo certo tirarmi indietro.
"A fare cosa Austin? Mi hai scopata, di nuovo, ora puoi buttarmi via, di nuovo."
"Ella, lo sai che non possiamo stare insieme."
"No hai ragione, come faresti poi a scoparti tutte quelle troie. Sai poi come ci rimane male quella bionda cretina. Ci mancherebbe Tin, tranquillo. Sono io che non voglio stare con te."
"Ella."
Si rivestì in fretta e furia opponendosi a qualsiasi tentativo di fermarla.
"Grazie della scopata. Alla prossima. Ciao."

Fine flashback.

L'avevo ferita così tante volte da aver perso il conto, ma lei non capiva. Non capiva quanto tenessi a lei. La stavo solo proteggendo dalla testa di cazzo che ero. Se avessimo avuto una relazione seria, non sarei riuscito a renderla felice. Ero troppo preso dalla famiglia, dagli amici, dallo sport, dalle feste...ed ero anche piuttosto desiderato dal popolo femminile della scuola. Io volevo lei, ma non ero pronto a volerla. Non ero pronto a volere solo lei e nessun'altra e se potessi prendere il me più giovane a schiaffi lo farei, ma indietro non si può tornare purtroppo e gli errori erano stati tanti. Adesso ne vedevo le conseguenze.

Ella pov.

Avevamo ordinato sushi per un esercito e ce lo siamo mangiato tra racconti sulle università e aneddoti di infanzia. I gemelli erano entrati subito in confidenza con le mie amiche. Anne aveva le guance rosse tutto il tempo, sicuramente uno dei gemelli l'aveva colpita ma non riuscivo a capire chi dei due.
Mi accomodai sul lato sinistro del grande divano in pelle, appoggiando il gomito sul bracciolo e il mento sulla mano. Spesso mi estraniavo dai discorsi. Osservavo Austin, che sembrava un'esatta copia di me, dal lato opposto del divano.

"Ho un'idea." sganciò la bomba improvvisamente Liam. La bomba, si. Le idee di Liam erano pericolose quanto le bombe.
Mi voltai verso di lui, con un sopracciglio alzato.

"Giochiamo a obbligo o verità alcolico. Ho due bottiglie di liquore di mirtillo fatto in casa, me lo ha regalato la nonna di un amico. Chi non risponde, deve fare cinque sorsi come penalità. Gli obblighi invece si devono fare per forza."

"Dai, ma è un giochino stupido." Provai a ribellarmi ma mi ignorarono totalmente.

Acconsentirono tutti entusiasti, solo io e Austin ci mettemmo un po' prima di dire di sì con un cenno della testa.

"Inizio io." Disse con voce squillante Michelle.
"Allora...Chris, obbligo o verità?"
"Verità."
"Mmm...sei fidanzato?"
"No. Ora tocca a me giusto? Mmm...Anne, obbligo o verità?"
"Verità."
"Ti Piaccio più io o Liam?"
Anne prese la bottiglia e fece i cinque sorsi, rifiutandosi di rispondere. Ma il suo viso rispondeva per lei. Aveve guance in fiamme e faticava a guardare Liam.
"Ok, adesso tocca a me. Austin, obbligo o verità?"
"Verità." rispose lui quasi annoiato.
"C'è qualcuna nel tuo cuore?"
Ci mise qualche secondo per elaborare la domanda. Vedevo i muscoli del suo viso contrarsi.
"Si."
Silenzio. I gemelli si iniziarono a guardare in faccia, come per capire di chi stesse parlando.
"Austin tocca a te." Lo incitò Liam.
"Ella, obbligo o verità?"
Cazzo. Cosa dovevo fare? Se dicevo verità, rischiavo domande scomode, se dicevo obbligo, rischiavo azioni scomode. Ma sarebbe stato tanto sciocco da chiedermi obblighi pericolosi con i miei cugini presenti? Dovevo correre il rischio. Non potevo rischiare che mi chiedesse verità scomode. Ero più che sicura che l'obbligo sarebbe stato più semplice. La presenza dei gemelli mi rassicurava.

"Obbligo." dissi con un soffio di voce. Il suo sorriso si inclinò verso l'alto.

"Baciami." spalancai gli occhi incredula.  I miei cugini lo guardarono infastiditi ma poi la presero a ridere.

"No, sei impazzito?"

"Gli obblighi non si rifiutano." Disse lui con un ghigno soddisfatto.

"Ma sono fidanzata, cazzo. No."

Intervenne Liam.

"Dai scoiattolina, un obbligo è un obbligo, anche se dopo taglierò le palle al nostro caro amico....rimarrà tra noi."

"No, voi siete pazzi."
Mi alzai per andarmene ma Austin mi comparve davanti, bloccandomi. Cercai di rimettermi seduta ma con una presa salda, affondó le dita nei miei capelli e mi tirò con forza a lui per poi poggiare le labbra sulle mie. L'urgenza che sentivo nel suo gesto, fece crollare ogni voglia di contrastarlo. Fuochi d'artificio iniziarono a scoppiarmi tutto intorno e dentro di me.
Le sue labbra erano come le ricordavo, carnose, calde. D'istinto gli intrecciai le braccia al collo e mi avvinghiai a lui con trasporto, ricambiando l'intensità del bacio quando la sua lingua chiese il permesso. Glielo concessi, in barba a tutti i discorsi che avevo fatto a me stessa, a tutti i buoni propositi, in barba a tutto. Mi sembrava di essere fatta di gelatina, sciolta e totalmente plasmata dalle sue braccia, fatta apposta per aderire al suo corpo.
Improvvisamente si ruppe l'incanto quando mi comparve in mente il volto di Blake.
Cazzo.
Mi ritrassi improvvisamente, spingendolo via.
Erano tutti a bocca aperta.
Senza aggiungere nulla, decisi di tornare a giocare. La miglior cosa era fingere. Fingere che fosse stato solo un bacio dato per gioco, fingere che non mi fosse piaciuto, fingere che non avessi provato nulla. E invece....

Dreaming In New York CityWhere stories live. Discover now