Capitolo 6

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Cinque giorni e le mani tremavano ancora, quasi come se volessero ricordare ad Hanna ciò che era stata costretta a fare. Una donna innocente era morta a causa sua. Anche se era stata costretta, lei aveva deciso di premere il grilletto. Era rimasta chiusa in camera per tutto quel tempo, mangiando e bevendo a stento, con lo sguardo sempre perso nel vuoto. Le ultime parole di Rosie stampate in modo indelebile nella mente: Dì a Mark che mi dispiace. Non poteva parlarne con nessuno, le era stato vietato, e sapeva bene che le conseguenze sarebbero state severe se avesse infranto quella regola. Quando alla porta bussarono, la ragazza non sembrò nemmeno accorgersene dell'amica che era entrata poco dopo.

-Hanna... Che hai?- Mormorò Katherine osservando l'amica seduta sul letto, che continuava a tenere lo sguardo perso nella finestra. Non stava guardando ciò che accadeva fuori, il grande giardino di rose con le appariscenti fontane, le montagne verdi attorno al palazzo che sembravano sfiorar il cielo, o i cavalli che correvano liberi nei lunghi campi. Era immobile e non batteva ciglio. Sembrava una statua.
-Hanna, rispondi per l'amor di Dio!- Continuò alzando la voce e sedendosi di fianco alla ragazza, preoccupata.

-Io... Sto bene.- Rispose con un filo di voce stringendo le mani tremanti sul lenzuolo del letto.

-No, non stai bene!- La interruppe guardandola in quei occhi grigi che avevano perso la vitalità che vedeva prima. -Sono passati giorni dall'ultima volta che sei uscita dalla tua camera. Non ti fai più sentire, mangi appena... Cosa ti è successo?-

Hanna si morse con forza il labbro, gli occhi stavano cominciando di nuovo a farsi lucidi. Non poteva piangere, non d'avanti alla sua migliore amica. Il respiro si fece tremante. Voleva dirle tutto, ciò che l'avevano costretta a fare, ciò che Rosie le aveva detto la notte prima di morire. Le voleva dire quanto uccidere una persona innocente, una madre, l'avesse cambiata, ma non poteva.

-Io... Non posso.- Rispose in lacrime abbracciando di colpo Katherine.

-Hanna, tu puoi dirmi tutto... Lo sai.- Mormorò dolcemente alla ragazza stringendola a sé.

-Non capisci... Loro non vogliono.- Disse staccandosi da lei ed avvicinandosi alla finestra mentre si asciugava le lacrime con il dorso della mano.

-Loro chi?-

La ragazza si voltò verso Katherine, e per la prima volta in quei giorni interminabili guardò negli occhi un'altra persona. Ma quella persona era la sua migliore amica, la sorella che non aveva mai avuto. Poteva fidarsi di lei, era l'unica di cui poteva, o quel segreto l'avrebbe divorata.

-Non lo dovrai dire a nessuno.-

-Lo giuro sulla mia vita, Hanna. Ma adesso dimmi che ti è successo!-

La ragazza fece un gran respiro e raccontò all'amica tutto nel minimo dettaglio. Kath rimase a bocca aperta, quasi impietrita da ciò che l'altra aveva detto.

-Fammi capire. Marcus, tuo padre, ti ha fatto uccidere la ribelle perché ha scoperto che le avevi parlato?!-

La ragazza annuì quasi impercettibilmente. Si sfiorò la runa a forma di "R" sulla clavicola con la punta delle dita, quasi disgustata ora da quel segno che le ricordava sempre che non sarebbe mai stata libera e che sarebbe sempre stata sotto il controllo di qualcuno, controllata per scopi subdoli ed egoisti.

-Vorrei esser nata in una famiglia normale. Non esser minimamente a conoscenza dei Custodi...-

-Ma lo sei. Sei una Custode del tempo, Hanna. Hai il potere di cambiare il tuo destino. Quindi smettila di startene con le mani in mano e agisci!- Disse Kath decisa. Ad Hanna sembrò quasi un rimprovero, ma in realtà era un incoraggiamento. Non poteva arrendersi, non ora che aveva qualcuno dalla sua parte.

I custodi del tempo: ContinuumOnde as histórias ganham vida. Descobre agora