6. Non È Finita Qui, Joker

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Alzai gli occhi ed incontrai immediatamente i suoi, cristallini

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Alzai gli occhi ed incontrai immediatamente i suoi, cristallini.

Lo trovai insieme ad una nuova guardia che non avevo mai visto prima, un ragazzo che mi sembrò tutt'altro che adatto per quell'impiego.

Gli occhi di Joker si spostarono sul "povero" Cameron, ancora sofferente, piegato su sé stesso ed un sorrisetto soddisfatto si formò sulle sue labbra. La guardia mi apparve per niente interessata alla scena che gli si presentò davanti, decisamente più intento a controllare il corridoio, come se da un momento all'altro sarebbe potuto spuntare un oscuro demone dietro le sue spalle.

Joker, legato mani e piedi da un'unica lunga catena, era uno dei pochi pazienti a cui era concesso di non indossare il camice. Sulla sua scheda psichiatrica, avevo letto che il tentativo di fargliela indossare fu quasi traumatico per alcuni dei dipendenti, che lasciarono la condizione accessibile a pazienti particolarmente ingestibili. Per non parlare di quando ci fu la vaga idea di usare la camicia di forza...

Il fatto che avesse un potere decisionale, nonostante il luogo in cui fosse rinchiuso, la diceva lunga su di lui e la sua fama.

Chiusi gli occhi e mi ricordai di essere priva della mia sicurezza personale. Mi voltai ed afferrai in fretta, da sopra il camice ben piegato, la custodia degli occhiali che aprii, indossandoli come se fosse una questione di vita o di morte.
Mi rigirai, sentendomi rinvigorita di una rinnovata forza.

«Mi scusi, cosa ci fa lui qui?» mi rivolsi alla sua guardia, provando a nascondere il mio turbamento.

«Lo sa, potrebbe anche chiederlo direttamente a me, Dottoressa Quinzel» intervenne Joker.

Non avendo ricevuto alcuna risposta dalla guardia che mi ignorò completamente, spostai il mio sguardo su di lui, rassegnata.

«Allora?»

«Ho avuto la mia ora d'aria e il chierichetto qui presente mi stava riaccompagnando nella mia umile dimora» rispose, con un gesto teatrale della mano posata sul petto all'altezza del cuore, poi con un cenno indicò il ragazzo dietro di lui che sembrava avere poco più di vent'anni. In effetti mi sembrò troppo giovane per essere in quel posto ed anche troppo spaventato.

Ebbi comunque l'impressione che ci fosse qualcos'altro che mi sfuggì in tutta quella situazione. Non mi risultò chiaro il fatto che facessero quel tipo di uscite a quell'ora, soprattutto non per i pazienti criminali del suo livello.
Per quel momento, accettai quella che suonò tanto come una bugia.

«Ottimo, spero che sia andata bene. Ma questo non spiega perché sei qui.»

Rise, anche se non capii per quale motivo.

Born To Be Harley QuinnWhere stories live. Discover now