Vorrei che tu fossi qui

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***

Quando Andy atterrò ad Atene si sentì allo stesso tempo triste ed emozionato; triste, perché consapevole di ciò che aveva lasciato a Londra, ma emozionato perché quella era casa sua.
Era tornato qualche volta in Grecia per le vacanze, insieme alla sua famiglia, ma ora ci sarebbe rimasto davvero per parecchio tempo.
Fermò il primo taxi che gli passò davanti e gli disse l'indirizzo della sua vecchia casa.
Era ancora di proprietà di suo padre, che la affittava soprattutto durante il periodo estivo.
In quei mesi però, fortunatamente, era libera, così l'avrebbe usata Andy.
Il biondo entrò in casa e, la prima cosa che fece, fu sistemare il suo orologio due ore avanti: ad Atene erano le 15.30 e tra due ore avrebbe avuto il primo incontro con la persona che gli aveva inviato quella lettera, per prendere i primi accordi.
In casa l'aria era pesante, con un forte odore di chiuso.
Spalancò quindi tutte le finestre, facendo entrare i raggi del sole, ancora alto nel cielo.
Spostò le sue valigie in camera e iniziò a disfarle: di solito, quando partiva con Mika, si spostavano nel giro di pochi giorni da un paese all'altro, così il biondo lasciava sempre i suoi vestiti in valigia.
Quella volta invece, si sarebbe fermato per due mesi, quindi pensò di mettere tutto negli armadi.
Quando finì, fece anche il letto e sistemò tutte le sue cose in bagno.
Poi prese il cellulare e si diresse sul terrazzo, portando i suoi occhi al mare che poteva scorgere all'orizzonte.
Scattò una foto, che poi inoltrò a Mika.
Lo avrebbe chiamato quella sera, con calma, così in quel momento gli scrisse solo un messaggio.

"Casa mia. Vorrei che tu fossi qui. Ti chiamo stasera. Andy"

Inviò il messaggio e rientrò in casa a prepararsi per l'incontro che avrebbe avuto tra poco.

***

Fu così strano esibirsi senza Andy, così come fu strano non averlo accanto a sé una volta finito il concerto.
Non fu un mese facile per Mika.
Certo, continuava a fare quello che più gli piaceva, cantare, e si sentiva davvero bene quando saliva sul palco.
Ma non era abituato a quella distanza con Andy, anche se aveva come la sensazione che avrebbe dovuto farci presto l'abitudine.
Fece un tour in America, in cui aveva fissato numerose date, e stette lontano da Londra per circa due settimane.
Tornò poi nella capitale inglese, ma solo per pochi giorni.
La prossima tappa del suo tour l'avrebbe riportato nella sua terra d'origine, il Libano. Sua madre aveva così deciso di passare qualche giorno a Beirut, con tutta la famiglia, approfittando di quell'impegno di Mika.
Era le sera prima del concerto e Mika se ne stava fuori, sul balcone, ad osservare le strade della capitale.
Il riccio, semplicemente, rifletteva, prendendosi quel momento di tranquillità solo per se stesso.
I suoi pensieri corsero inevitabilmente ad Andy, mentre giocherellava con l'anello blu che proprio lui gli aveva regalato settimane prima.
Si chiese cosa stesse facendo in quel momento e come si sentiva.
Immaginò, per un momento, di averlo lì, a Beirut, dove lui era nato.
Era quasi passato un mese da quando si erano separati e la voce del ragazzo al telefono, per quanto lo facesse sentire bene ogni sera, iniziava a non bastargli più.
-Mika, va tutto bene?-
La voce di sua sorella minore giunse alle sue orecchie e, poco dopo, Zuleika si portò accanto a lui, appoggiandosi anche lei alla ringhiera e osservando il cielo.
-Sì- rispose Mika, rivolgendole un mezzo sorriso -ero solo un po' pensieroso-
-Immagino- si limitò a commentare Zuleika, portando i suoi occhi sul volto di Mika -quando sarete di nuovo tutti e due a Londra?-
-Fine dicembre- rispose Mika, amareggiato.
In realtà lui, dopo il concerto in Libano, sarebbe tornato a Londra e ci sarebbe rimasto per un po', ma Andy era sempre occupato con quel documentario in Grecia. Inoltre, i lì a qualche giorno, sarebbe stato il compleanno di Andy; ricordando come Mika aveva trascorso il suo ultimo compleanno, gli dispiaceva non poter passare quella giornata con il compagno.
Mentre pensava a tutto ciò, si voltò di scatto e lasciò sua sorella sola sul balcone, dirigendosi a grandi passi verso il comodino della sua stanza.
Prese il foglio che il suo manager gli aveva lasciato qualche giorno prima, con tutti gli impegni del mese e lo studiò con attenzione.
Mika gettò uno sguardo all'orologio, ma l'unico in quella stanza era un grande orologio a lancette, che Mika scrutò con sguardo perplesso, mentre si sforzava di leggere l'ora.
-Zuleika, che ore sono?- chiese infine a sua sorella, che nel frattempo era rientrata e lo guardava con sguardo curioso.
-Le nove e venti-
-Grazie- borbottò Mika, prima di digitare il numero del suo manager sul cellulare e sparire nell'altra stanza.

You Made MeWhere stories live. Discover now