Buttati nell'erba

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-Mika! Muoviti!- 
La risposta che pervenne alle orecchie di Joanie fu un grugnito sommesso e lamentoso. 
Michael Holbrook Penniman Junior si trovava ancora tranquillo nel suo letto e avrebbe dormito come minimo altre quindici ore. 
Mika si voltò nel letto e guardò la sveglia. 
Le undici. 
Imprecò sottovoce: considerando il fatto che una doccia fosse necessaria, era ufficialmente in ritardo. 
Saltò in piedi e si precipitò in bagno; si preparò frettolosamente, senza nemmeno preoccuparsi di domare molto la sua folta chioma di riccioli castani (non che se avesse avuto più tempo il risultato sarebbe stato migliore). 
Da tutta la frenesia nel prepararsi, si potrebbe pensare che fosse impaziente di uscire di casa. 
In realtà il suo entusiasmo era sottoterra. 


***

Mezzora dopo un ragazzo vestito con una maglietta bianca con dei disegni colorati, un paio di jeans e un giubbetto nero si incamminava per le strade di Londra, verso la metropolitana. Doveva raggiungere il più velocemente possibile casa di Elize, o sarebbero stati guai.
La sua ragazza, Elize, in quel momento forse si stava chiedendo dove diavolo si fosse cacciato. Mentre saliva sulla metro, Mika pensava al fatto che Elize non si sarebbe arrabbiata per il suo ritardo; lei era così pacifica, comprensiva... forse anche troppo. Ma era una brava ragazza, per questo doveva trovare un modo soft per lasciarla, ma non sapeva come fare.
Esisteva un modo poco brusco per lasciare una persona? Mika credeva davvero di no, ragion per cui era in crisi. Ma lui non poteva continuare a fingere, con lei ma anche e soprattutto con se stesso. Era stanco di vederla, toccarla, parlare con lei e non sentire niente. Doveva mettere un punto finale a quella farsa e lo avrebbe fatto proprio quel giorno.
Il ricciolo scese dalla metro e a grandi passi si avviò verso casa di Elize. Quando citofonò, gli rispose la madre della ragazza.
-Sono Mika, Elize mi sta aspettando-
-Arriva subito-
Attese poco prima che il volto, tutto sommato carino, della ragazza comparve da dietro la porta.
-Ciao, Mika- e si avvicinò per dargli un bacio.
-Ehi- rispose lui, mentre avrebbe voluto prendersi a pugni lo stomaco per sentire un po' di quelle fantomatiche farfalle di cui tutti parlavano, ma che lui non aveva la minima idea di cosa fossero.
-Scusa il ritardo, sono rimasto a letto-
-Non c'è problema, andiamo?- e gli sorrise.
Eccola, lei non riusciva davvero ad arrabbiarsi. Nel momento stesso in cui la mano della ragazza raggiunse la sua, Mika si chiese subito perché diavolo non sentisse assolutamente nulla. Il vuoto.
Si incamminarono verso il parco in cui si sarebbero incontrati con altre persone mano nella mano, ma in silenzio. Un silenzio assordante.
La mente di Mika, in quel momento, era un casino allucinante. Doveva farlo, e doveva farlo oggi. Il problema era che, finché la guardava, non sapeva proprio come iniziare il discorso. Lei anche non parlava, e questo era strano. Mika la fissò con la coda dell'occhio, ma non riuscì a decifrare la sua espressione.
-Elize... va... va tutto bene?- chiese infine, dato che non poteva sopportare quel silenzio ancora a lungo.
Lei sospirò e si preoccupò bene di non guardarlo in faccia.
-Volevo farti la stessa identica domanda- mormorò infine, tenendo gli occhi fissi sull'asfalto grigio del marciapiede.
Eccolo il momento.
Mika smise di camminare, ma la ragazza lo trascinò per la mano.
-Non adesso Mika, siamo in ritardo. Ne parliamo dopo, okay?-
Il ragazzo si costrinse ad annuire e continuò a camminare dietro di lei, ma la ragazza non gli diede più la sua mano. Che avesse capito qualcosa? Non che fosse difficile da capire, dopotutto rideva un gran poco con lei, preoccupato com'era a far tacere i suoi pensieri per evitare di rovinare tutto. E forse proprio per questo suo atteggiamento aveva rovinato tutto.
Quando arrivarono al parco, trovarono un po' più di gente rispetto a quella che Mika aveva messo in conto.
-Chi sono?- chiese quindi ad Elize, con un pizzico di disperazione nella voce.
-Sono degli amici di Paul. Voleva farceli conoscere, mi sono dimenticata di dirtelo. Scusa-
-Nessun problema- asserì infine il ragazzo, pensando che non fosse proprio il caso di creare problemi in quel momento; non avrebbe comunque potuto farci nulla.
Avrebbe passato il pomeriggio a fingere che tutto andasse alla meraviglia, a ridere e scherzare con gente sconosciuta, per poi porre fine alla sua storia con Elize.
Eccome se ce n'erano di problemi.
Una giornata che non si prospettava proprio come meravigliosa.
-Ehi, ragazzi!- Paul venne loro incontro con un sorriso smagliante.
Ci fu uno scambio di saluti e poi le presentazioni. Mika scordò il nome di quei ragazzi un secondo dopo averli sentiti, ma fece finta di niente. C'erano anche delle ragazze che non conosceva e si presentò pure a loro.
Poco lontano dal piccolo pezzo di terreno su cui si erano seduti, un ragazzo biondo se ne stava seduto su un'altalena, dondolandosi leggermente con le gambe, tenendosi in disparte. Li fissava e tra le mani stringeva una videocamera, per il momento spenta, ma non si era avvicinato per salutare e non si era presentato. Mika si perse per un attimo ad osservarlo: capelli biondi e lisci, leggermente scompigliati dal vento, che gli ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte e due occhi color del mare. Un azzurro luminoso, che il ricciolo non poté fare a meno di notare anche da quella distanza.
-Oh, lui è Andreas- disse Paul, vedendo che Mika lo stava guardando, ricambiando lo sguardo di quello strano ragazzo che ancora non si avvicinava, ma teneva i suoi occhi, ora incuriositi, fissi su Mika.
–È timido, il ragazzo- aggiunse Paul, sghignazzando.
Andreas lo fissò alzando un sopracciglio, scettico.
-Non sono timido. È la mia reazione quando mi costringi a fare cose che non voglio- e con un cenno della testa indicò quelle due ragazze di cui Mika aveva scordato il nome: probabilmente anche lui era lì perché Paul aveva deciso di allargare il suo cerchio di "amicizie", se così vogliamo chiamarle.
Mika soffocò una risata, sinceramente divertito. Altro che timido, era stato sincero e diretto, senza preoccuparsi che le ragazze potessero offendersi. Distolse poi gli occhi da Andreas, non volendo sembrare maleducato.
Era una giornata calda, così si sedettero sull'erba a chiacchierare. Mika si tolse il giubbetto e poi restò ad ascoltare i discorsi degli altri, in silenzio. Ogni tanto sbirciava in direzione di quel ragazzo strano che se ne stava sempre seduto sull'altalena, leggermente distante da loro e che come lui non apriva bocca ma si limitava ad ascoltare. Qualche volta accendeva la sua telecamera e si metteva a filmare il prato, i giochi, il cielo, due uccellini su un ramo.
Un paio di volte Mika incrociò il suo sguardo, mettendosi a guardarlo proprio mentre anche Andreas lo stava fissando.
Un brivido nuovo, strano, lo percorse lungo la schiena quando incrociò i suoi occhi e vide le sue labbra aprirsi in un sorriso. Mika ricambiò il sorriso, per poi spostare velocemente lo sguardo verso il basso. Improvvisamente, mentre sentiva le guance arrossarsi, trovò molto interessanti i fili d'erba che stavano davanti a lui e iniziò a giocarci con le dita, ben attento a non alzare più gli occhi sul biondo. Aveva appena notato che quando sorrideva, quei due pozzi azzurri sembravano farsi ancora più luminosi.
-Mika, tu vieni con noi?-
-Eh?- chiese, completamente spaesato, quando sentì Elize chiamarlo per nome e distrarlo così dai suoi pensieri su Andreas.
-A prendere qualcosa da mangiare- gli disse la ragazza, palesemente scocciata per la sua poca attenzione.
-No, grazie, non ho fame-
-A tra poco allora-
Mika annuì, ma notò che Andreas era l'unico che ancora se ne stava seduto sull'altalena, mentre tutti gli altri si stavano alzando.
Il riccio deglutì e sentì lo stomaco accartocciarsi; era a disagio. Già si immaginava il silenzio imbarazzante.
Guardò gli altri allontanarsi verso il bar più vicino e tornò a giocare con i fili d'erba, evitando in ogni modo di tornare a puntare le sue iridi nocciola su di lui. Non sapeva come fosse successo (e soprattutto perché fosse successo) ma non aveva più intenzione di arrossire guardando quel ragazzo. Era imbarazzante, molto.
-La mora che ti stava accanto è la tua ragazza?- Andreas aveva deciso di porre fine a quel silenzio, parlando per la seconda volta in quella giornata.
-Ancora per poco-
La risposta era uscita dalle labbra di Mika ancora prima che lui avesse il tempo di pensare e se ne pentì un secondo dopo.
Sentì una risata cristallina provenire dalla sua destra e assunse un'espressione stupita. Non sapeva nemmeno chi fosse quel ragazzo e si metteva a dare risposte del genere: Paul rappresentava un filo diretto con Elize e se lei fosse venuta a saperlo da altri, allora sarebbe stato un disastro totale. Avrebbe dovuto semplicemente rispondere sì, e il discorso sarebbe finito lì.
-Risposta interessante- commentò il ragazzo, mentre ancora Mika sentiva il suo sguardo su di sé. Finalmente si decise a guardarlo nuovamente negli occhi. Aveva parlato troppo e ora doveva rimediare... per quanto possibile. In fondo, non sapeva che tipo di ragazzo fosse e non poteva immaginare se l'avrebbe detto a Paul oppure no.
-Andreas, non aprire bocca, lei ancora non...-
-Sì, ho capito, tranquillo- concluse lui, con dei gesti frenetici della mano.
-Comunque, puoi chiamarmi Andy- aggiunse sorridendo.
Di nuovo lo stomaco e di nuovo quella leggera sensazione di calore sulle guance.
Era nei guai.
-E tu puoi chiamarmi Mika. Tutti mi chiamano così- aggiunse quindi, sperando di non essere arrossito di nuovo, anche se poteva percepire un leggero calore sulle sue guance.
-Mika, eh? Ti dispiace spostarti leggermente a sinistra? Altrimenti l'effetto luce non viene bene-
Mika si voltò verso di lui stupito, proprio nel momento in cui Andy stava accendendo la sua videocamera indirizzandola verso di lui.
-Ma che vuoi fare?- chiese, anche se le sue intenzioni erano evidenti.
-Non è chiaro? Voglio riprenderti- commentò Andy, scendendo dall'altalena e posizionandosi meglio, per avere un'inquadratura migliore. Come se mettersi a filmare uno sconosciuto fosse la cosa più normale del mondo.
-Fammi capire- chiese Mika, guardando quel ragazzo strambo dritto negli occhi –Tu te ne vai sempre in giro con una videocamera filmando gente a caso?- ma, nel frattempo, si spostò leggermente a sinistra, proprio come lui gli aveva chiesto.
-I video sono una mia grande passione, riprendo tutto ciò che trovo interessante-
Schiacciò il tasto rec sul suo aggeggio e iniziò a muoversi intorno a Mika, che ancora stava seduto sull'erba a gambe incrociate.
-Oh, e per essere interessante in questo video cosa dovrei fare? Mettermi a ballare la samba o qualcosa di simile? O basta solo che me ne stia qui fermo impalato?- commentò Mika, seriamente divertito dalla situazione. Era surreale e il surrealismo lo faceva impazzire.
Andy rise a quelle parole.
-Muoio dalla voglia di vederti ballare la samba. Ma per questa volta potresti solo essere un po' più naturale? Sembri un tronco di legno...-
-Oh, ti ringrazio molto per il complimento- risero insieme e quella volta sì, Mika rise in modo in naturale.
-Vedi?- commentò Andy, vedendolo ridere in quel modo -così va molto meglio-
Il ricciolo lo osservò mentre si muoveva intorno a lui, con fare esperto.
-Buttati nell'erba- disse infine Andy, interrompendo l'osservazione di Mika, sempre con la videocamera puntata su di lui.
-Come, scusa?- chiese il ragazzo, fissandolo veramente stupito questa volta. Gli stava davvero chiedendo di rotolarsi nell'erba per un video? E lui stava sul serio prendendo in considerazione l'idea di farlo?
-Così- gli disse Andy e un attimo dopo si era avvicinato a lui, gli aveva preso le spalle e avevo fatto forza, costringendolo a sdraiarsi. Quando sentì il contatto con l'erba fresca Mika sorrise e quando Andy iniziò a pizzicarlo sui fianchi per cercare di farlo rotolare, il ragazzo iniziò a ridere, sinceramente divertito. Per vendicarsi di quel gesto improvviso diede una spinta a Andy, facendo pressione sul suo petto e facendo cadere anche lui nell'erba.
Si ritrovò a ridere come non rideva da anni.
Andy, anche lui sopraffatto dalle risate, fu pronto di riflessi: rotolò nell'erba lontano da Mika e poi continuò a filmare quel ragazzo ricciolino che rideva con la faccia nel prato.
Era perfetto.
-Ridi sempre come un bambino?- gli domandò Andy, mentre ancora teneva la videocamera fissa sul ragazzo.
Era un complimento o un insulto?
-Non lo so- rispose seriamente, osservando Andy, sempre tra le risate –ora mi viene da ridere così- e si alzò dall'erba, tornando a mettersi solo seduto. Rise ancora, alzando e abbassando leggermente le spalle, scuotendo la testa.
-Grazie- disse Andy, spegnendo la videocamera ma tenendola sempre in mano.
-Non c'è di che... credo- rispose Mika, ridendo nuovamente, meravigliandosi di come gli venisse così naturale, mentre pochi secondi prima la sua mente era sommersa solo da preoccupazioni.
Quando smise di ridere pensò per un attimo ad Elize: con lei non aveva mai riso così tanto, con lei non diventava rosso quando la vedeva ridere, con lei... sospirò. Con lei semplicemente era diverso. Con lei non succedeva niente, invece con questo ragazzo strano conosciuto da pochissimo gli si muoveva il mondo dentro.
Scosse la testa.
Non doveva pensarci, non in quel momento almeno.
-Come mai questa passione per i video?- chiese così ad Andy, rendendosi conto solo in quel momento che, in quei secondi in cui Mika si era fermato a riflettere, Andy aveva iniziato a fissarlo. Quando incrociarono gli occhi, questa volta fu il biondo a distogliere i suoi.
-Non lo so. Mi piacciono, tutto qui. Tu invece hai qualche passione?-
-La musica- rispose subito Mika, senza esitazione. Era la sua unica, vera, passione.
-Suoni qualcosa?- gli chiese Andy, interessato.
-Sì, io suono il pianoforte-
-E come mai questa passione per la musica?- chiese il biondo, sogghignando, rivolgendo a Mika la stessa domanda che prima gli aveva fatto lui.
Mika sorrise: conosceva la risposta, l'aveva sempre saputa.
-La musica mi ha salvato. Sempre. Nei momenti difficili io mi siedo al piano e suono-
-E cosa suoni?-
-Le mie canzoni- rispose Mika, con semplicità, alzando le spalle.
-Tu scrivi canzoni?- chiese Andy, sinceramente stupito e Mika si limitò ad annuire.
-Solo nei momenti difficili?- chiese poi Andy, indagando sempre di più.
-No- rispose Mika –tutte le volte che sento di avere qualcosa da dire-
Durante la sua adolescenza e nel periodo della scuola, aveva avuto tanto da dire. Aveva passato molti momenti difficili e aveva riversato tutti i suoi problemi nella musica. In questo modo era stato salvato.
-E hai spesso qualcosa da dire?- chiese ancora Andy. Chissà perché gli stava facendo tutte quelle domande. La cosa assurda era che a Mika non dispiaceva affatto rispondere.
-Beh, immagino di sì-
-Fammi sentire qualcosa, dai!-
Mika guardò Andy e lo vide sorridere, entusiasta.
No, non poteva fare una cosa simile.
-No- rispose semplicemente Mika, cercando di mascherare il suo imbarazzo dietro ad un sorriso beffardo.
-Come no?- Andy sembrava... deluso?
-Non ho il piano qui- cercò di sviare il discorso. In realtà si vergognava un pochino. Non che si vergognasse a cantare davanti alla gente in generale, ma... e se a Andy non fosse piaciuto quello che avrebbe sentito?
-Ok, allora mi farai sentire qualcosa di tuo quando ci sarà un piano?-
Insistente il ragazzo.
Mika lo osservò e notò che era completamente serio: voleva ascoltare la sua musica e aveva come la sensazione che non gli avrebbe fatto cambiare idea facilmente.
-E tu mi farai vedere qualche tuo video?-
Andy sorrise: sembrava un buon compromesso.
-Affare fatto- disse, allungando la mano. Mika tese la sua mano destra e strinse quella del ragazzo.
Di nuovo, al contatto, dei brividi gli percorsero la colonna vertebrale.
Di nuovo, un leggero calore gli colpì le guance.
Di nuovo, si sentì in imbarazzo.
Andy stava per dire qualcosa, senza staccare la mano, quando...
-Ma che state facendo?- la voce di Elize giunse chiara alle spalle di Mika.
-Niente, solo un patto- rispose Andy, allontanando finalmente la mano da quella di Mika e tornando sulla sua altalena mentre tutti gli altri facevano ritorno con il cibo.
-Che patto?- chiese Paul, curioso.
-Affari nostri- rispose quasi glaciale Andy e tornò a chiudersi nella bolla in cui si era perso prima che tutti andassero a prendere da mangiare. Ma quando Mika lo guardò, lui gli strizzò l'occhio e sorrise. Di nuovo, il sorriso fu ricambiato ed entrambi tornarono ad essere i membri silenziosi e ai margini di quel gruppetto.
-Che hai combinato alla maglietta?- chiese poi Elize, osservando la t-shirt bianca di Mika che era ormai chiazzata di verde. Il ragazzo non se ne era nemmeno accorto.
-Oh... sai, l'erba- rispose Mika, semplicemente.
-Ti sei messo a rotolare nell'erba come un bambino, per caso? Perché è tutta chiazzata di verde-
-Mi sono solo sdraiato- disse Mika, in modo molto poco convincente. Elize alzò un sopracciglio, poi guardò Andy, seduto ancora sulla solita altalena. Anche la sua maglia grigia era chiazzata di verde. La ragazza puntò di nuovo gli occhi su Mika, ma non disse niente. Lasciò cadere il discorso, per quel momento.   

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