Non vorrai arrenderti!

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  -Temo che tu debba darmi un attimo. Ho quasi finito la musica-
-Oh, non è ancora finita questa canzone, quindi-
-In realtà è appena iniziata. L'ho scritta poco fa, dopo che stamattina... beh, diciamo che non sta andando molto bene questa faccenda della musica-
Nel frattempo iniziò a pigiare i tasti del pianoforte, alla ricerca delle note che aveva trovato poco prima di aprire al ragazzo.
-Perché?- chiese Andy, puntando i suoi occhi azzurri su di lui, mentre si sedeva al contrario sulla sedia, allargando le gambe e appoggiando il mento sopra lo schienale.
-Le case discografiche continuano a dire no-
-Quindi hai già qualche canzone da far sentire-
-Sì, ho registrato un cd da un amico tempo fa. Ma non sta andando bene. Ok, ci sono!- disse infine, smettendo per un attimo di suonare il pianoforte e osservando Andy.
-Aspetta un attimo- disse Andy osservando il foglio che Mika aveva davanti e notando che si trattava solo dello scarabocchio del testo.
-Non devi scrivere la musica? Come fai a ricordartela?-
Era una domanda lecita, ma Mika avrebbe tanto voluto non dover rispondere.
-Oh, io... beh, io non posso scrivere o leggere la musica-
Andy lo fissò, stranito. Non riusciva a capire.
-Sono dislessico, non riesco a capire le note nello spartito. Per me sono solo un insieme di segni neri incomprensibili- Quanti tentativi aveva fatto e stava ancora facendo, ma sembrava proprio che non ci fosse soluzione.
-Fai tutto ad orecchio?- chiese allora Andy, sorridendo.
Già, sorridendo. Non lo stava guardando male o insultando per le sue difficoltà, come succedeva a scuola, stava sorridendo. Come se ne fosse rimasto colpito, ma piacevolmente. Tutto il contrario di quello che era successo quando era più piccolo, a scuola.
-Sì- rispose Mika, aprendosi anche lui in un sorriso, lieto che il ragazzo avesse reagito in quel modo.
-Allora sono davvero curioso- e gli sorrise, incoraggiante, mentre con una mano indicò il piano, chiedendo a Mika di iniziare. Il ricciolo iniziò a far scorrere le dita sul pianoforte, con forza e determinazione, come se conoscesse quella melodia da anni. Aveva un ritmo sostenuto, incalzante, e la cantò con tutta la rabbia che aveva accumulato negli ultimi mesi in cui nessuno gli aveva mai dato una risposta affermativa; accumulata soprattutto quella mattina, in cui gli era stato chiesto di assomigliare a qualcuno.

Do I attract You?
Do I repulse you
with my queasy smile?
Am I too dirty?
Am I too flirty?
Do I like what you like?
I could be wholesome
I could be loathsome
Guess I'm a little bit shy
Why don't you like me?
Why don't you like me
without making me try?

Mika si sentì pervadere da una forza potentissima: quella canzone lo aiutava davvero a sfogarsi, lo faceva sentire più libero.
Andy lo fissava: a volte guardava le sue dita sul pianoforte, che si muovevano sicure anche senza la guida di uno spartito, altre volte invece posava i suoi occhi sul volto di Mika e sull'espressione di rabbia e delusione che aveva cantando quella canzone. La sua voce era perfetta.

I tried to be like Grace Kelly
But all her looks were too sad
So I tried a little Freddie
I've gone identity mad!

Andy sorrise e iniziò a battere il piede a tempo contro il pavimento. Era completamente coinvolto da quella musica, da quelle parole... e soprattutto da quella voce.

I could be brown
I could be blue
I could be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anithing you like
Gotta be green
Gotta be mean
Gotta be everything more
Why don't you like me?
Why don't you like me?
Why don't you walk out the door?

Mika attaccò la seconda strofa della canzone con la stessa energia della prima; si sentiva come se stesse cantando da solo, nel silenzio della sua cameretta. Non sentiva l'ansia e la paura di sbagliare che provava cantando di fronte a qualcun altro che non fosse la sua famiglia.
Non sapeva perché, ma questa sensazione gli piaceva.
Quando giunse a cantare le ultime strofe dell'ultimo ritornello, staccò le mani dal pianoforte e guardò Andy, che a sua volta lo stava fissando.
-Ci sono ancora delle cose da sistemare- si affrettò a dire Mika, perché al di là dell'entusiasmo con cui l'aveva cantata, alcune note ancora non erano perfette.
-Tu hai fatto tutto questo oggi? In qualche ora?-
-Sì, infatti ti dicevo che ci sono ancora delle cose su cui lavorare, per esempio nel ritornello...-
-Io credo sia perfetta. Le parole, la musica, la tua interpretazione... la tua voce-
Mika staccò gli occhi dal foglio con il testo e li puntò in quelli di Andy: -Grazie- gli disse, leggermente in imbarazzo ma felice che gli fosse piaciuta.
In fondo, aveva molto pensato a cosa fargli sentire, ma quando quel pomeriggio si era messo a scrivere quella canzone aveva capito che fosse quella giusta.
-Dovresti provare con questa a bussare alle case discografiche-
Mika scosse la testa: -Non credo che la situazione possa cambiare. Alcuni non accettano i testi, altri mi dicono che sono strano... oggi mi hanno detto che dovrei assomigliare di più a Robbie Williams. Non ci sono speranze-
Coprì i tasti del pianoforte abbassando lo sportello, per poi fissare lo strumento con aria abbattuta.
Aveva tentato tanto, ma tra poco sarebbe arrivato il momento di smettere. Non poteva passare la sua vita cercando di pubblicare il suo primo album, doveva anche pensare a trovarsi un lavoro, non poteva vivere a spese della sua famiglia per sempre.
-Non vorrai arrenderti!- esclamò Andy, alzando leggermente il tono di voce, come se si fosse davvero scandalizzato di fronte a quelle parole.
-Non sai da quanto ci provo, Andy!-
-Beh, prova ancora. Sei bravo, scrivi bene e suoni da Dio. Non hai ancora trovato l'occasione giusta secondo me-
-Non posso perdere la mia vita dietro un sogno che magari non...-
-Credi che fare video sia una strada facile per il mio futuro? Io non so dove sbattere la testa, ma so che voglio fare questo. Ne sono sicuro. E tu? Sei sicuro di voler fare questo nella vita?- e mentre parlava, indicò il pianoforte e fece in modo di catturare gli occhi di Mika.
Il riccio lo fissò: era determinato, sembrava un ragazzo che non si arrendeva fino alla fine, che affrontava ogni ostacolo a testa alta e voleva che lui facesse lo stesso.
Perché stava prendendo così a cuore questa sua questione con le case discografiche?
Forse però aveva ragione. Forse quel ragazzo biondo, strano, che lo faceva arrossire ogni volta che lo guardava negli occhi era la persona che gli avrebbe dato una spinta; se non nel mondo della musica, quanto meno nella sua vita personale.
-Sì, ne sono sicuro- rispose infine Mika, dicendo nient'altro che la verità.
-Bene- rispose Andy, sorridendo soddisfatto -Non saresti stato il ragazzo che credevo, se ti fossi davvero arreso e questo sarebbe stato grave- commentò poi, iniziando a prendere la sua videocamera.
-Ah, grave? E perché?-
-Perché io non mi sbaglio mai- e rise, accendendo la videocamera.
Stava scherzando e quella risata sincera fece ridere anche Mika.
-Chiama quel tuo amico con cui hai registrato le altre canzoni e registra anche questa. Se mi prometti che non ti arrenderai, ti aiuterò a far conoscere la tua musica- Mika lo guardò, sinceramente sorpreso da quelle parole.
-E come?- gli chiese, curioso.
Andy lo fissò: -A dire il vero non ne ho la più pallida idea- e risero entrambi -Ma puoi star certo che mi inventerò qualcosa. Ma tu registra questa canzone. Allora, prometti?-
Gli tese nuovamente la mano.
Un'altra promessa, un altro patto.
Un altro legame con quel ragazzo.
-Prometto- Mika rispose senza nemmeno pensarci e strinse subito la mano al biondo.
-Perché lo fai?- gli chiese poi, dando voce ai dubbi che lo assillavano da un po'.
Andy tornò a puntare le sue iridi in quelle castane del ragazzo e si fece serio.
-Non lo so- rispose -ma sento che è la cosa giusta da fare-
-Beh, grazie- e Mika gli sorrise sincero.
Fu solo in quel momento, quando Andy abbassò lo sguardo, che anche Mika si rese davvero conto che le loro mani destre erano ancora unite, appoggiate sulla sua gamba sinistra.
Il biondo le fissò per un attimo, stringendo gli occhi. Poi entrambi si allontanarono e Mika sentì, per la centesima volta, quella strana sensazione di calore sulle guance, ma la cosa davvero strana era che, guardando in faccia Andy, si accorse che anche lui, per la prima volta, era leggermente arrossito.
-Hai un computer, vero?- chiese infine il biondo, sventolando la videocamera e distogliendo così l'attenzione dalle sue gote rosse -devo adempiere alla mia parte del patto-
-Sì, vieni in camera mia- rispose subito Mika, alzandosi dallo sgabello e cogliendo per un attimo l'occasione di distogliere lo sguardo da quel ragazzo.
Non poteva permettersi di impazzire.
Condusse Andy al piano superiore e lo fece entrare nella camera sua e di suo fratello. Accese il computer, mentre vide Andy che si guardava in giro, sinceramente curioso e interessato.
-Scommetto che tu dormi qui- disse il biondo, soffocando una risata, indicando effettivamente il letto di Mika.
Un letto circondato da disegni strani, ma molto colorati.
-Li hai fatti tu?- chiese Andy, indicando proprio i disegni.
-Sì. Io disegno con mia sorella. Quei disegni mi aiutano-
-Per la tua musica?-
-Sì. Mi danno l'ispirazione. Per questo li vedi appesi ovunque. Quando mi sdraio sul letto e inizio a pensare ad una canzone, è come se questi disegni facessero uscire la parole da sole, senza sforzo-
Andy non commentò, ma si limitò a sorridere, osservando più attentamente i disegni, cercando di capire cosa rappresentassero: un uomo sdraiato su un divano, una bambina bionda con un lecca-lecca in mano, un uomo su una spiaggia sdraiato sotto una palma.
-Quindi sai scrivere canzoni, sai cantare, sai suonare il piano e sai disegnare. C'è altro che sai fare?- chiese Andy, avviandosi verso la sedia vuota di fronte al pc.
-Rotolo nell'erba che è una meraviglia- commentò Mika, sogghignando e facendo ridere Andy.
-Sì- rispose il biondo -aggiungerò anche questa capacità alla lista delle cose che ti riescono bene. C'è invece qualcosa che non ti riesce bene? Altrimenti inizio sul serio a sentirmi inferiore!-
Iniziò a collegare la videocamera al computer.
La risposta era così semplice.
-Non so giocare a calcio- rise, ma poi si fece più serio –e faccio fatica a leggere e a scrivere. E poi lo sai... non leggo la musica- Mika abbassò lo sguardo sulla tastiera.
La dislessia gli aveva sempre creato problemi a scuola, tutti lo consideravano semplicemente troppo pigro e senza alcuna voglia di studiare, mentre lui si impegnava, ma davvero i risultati non arrivavano. Tutto era iniziato per colpa di quella sorta di crisi che aveva avuto a nove anni. Ricordava perfettamente di aver dimenticato ogni cosa, come leggere, come scrivere, come leggere la musica. E non riuscendo a leggere la musica, aveva sempre faticato il doppio per imparare tutte le melodie che aveva dovuto imparare, per esempio, nel periodo in cui aveva lavorato nell'opera.
-E quindi?- la voce di Andy lo distolse dai suoi ricordi.
Mika lo guardò e vide che anche lui lo stava fissando, questa volta serio. I loro occhi si incontrarono e si incatenarono gli uni agli altri per l'ennesima volta. Poi Andy continuò, sempre parlando seriamente, perché aveva visto come Mika si fosse rabbuiato rispondendo a quella domanda e non era stata sua intenzione.
Lui stava solo scherzando.
-No, davvero, quindi? A quanto ho potuto vedere, poter leggere la musica non ti è stato fondamentale per scrivere una canzone come quella che ho sentito prima e chissà quante altre ne hai scritte, pur non capendo uno spartito. E... beh, chissenefrega se non riesci bene a leggere o scrivere. Fai più fatica in questo, ma altre cose di sicuro ti vengono mille volte meglio senza sforzo. E tutta questa fatica...- e indicò i disegni appesi intorno al letto di Mika, riferendosi alle canzoni che aveva scritto nonostante le difficoltà -... alla fine ripaga, ne sono convinto-
Mika lo guardò sorpreso; stava cercando di consolarlo? Di fargli credere di più in se stesso? Perché quel ragazzo sembrava averlo preso così a cuore?
Mika cercava di tenere i piedi per terra; questo suo atteggiamento non voleva certo dire che provasse interesse per lui. Erano due ragazzi che si stavano conoscendo e magari sarebbe nata una bella amicizia, tutto qui.
Già, però osservando la mano di Andy sul mouse, pensava che gli sarebbe piaciuto stringerla.
Scosse la testa e scacciò quei pensieri.
Stava andando in confusione.
-E tanto per la cronaca, io odio il calcio!- aggiunse poi il biondo, facendo ridere Mika.
-In realtà non è vero- ammise poi Andy, mentre sul suo volto si delineava un mezzo sorriso -Quando ero in Grecia giocavo a calcio-
-Grecia?- domandò Mika, curioso di sapere di più sul quel ragazzo.
-Già, io sono nato ad Atene. Mio padre viveva lì, sull'isola di Aegina, prima che ci trasferissimo a Londra-
Il ricciolo stava per chiedergli più informazioni, ma fu interrotto. Sentirono la porta d'ingresso aprirsi e una voce femminile urlò
-C'è qualcuno a casa?-
Sua sorella.
-Ci sono io, Zuleika!-
-Zuleika? Da dove arriva questo nome?- gli chiese Andy, aprendo finalmente il video e mettendolo per un attimo in pausa.
-Oh, è un nome arabo. Nemmeno io sono proprio inglese. Ci siamo trasferiti a Londra, ma in realtà siamo libanesi. Mia madre è libanese, mio padre è americano. Un bel mix- commentò infine, ridacchiando.
-E quindi come si chiamano gli altri tuoi fratelli?-
-Yasmine, Zuleika, Paloma e Fortuné. E poi ci sono io. Sono il terzo-
-MIKA?- l'urlo di sua sorella giunse di nuovo alle sue orecchie.
-Che vuoi?- le rispose, alzando gli occhi al cielo.
-Credo che Fortunè ieri dopo aver fatto la doccia abbia lasciato il phon in camera vostra-
-E cosa aspetti ad entrare e a prendertelo?- da quando le sue sorelle si facevano problemi ad entrare in camera sua e di suo fratello? Anzi, di solito facevano irruzione senza preannunciarsi.
Si aprì la porta e comparve il volto dai lineamenti delicati di Zuleika.
-Oh... ehm... ciao. Io credevo che... che tu fossi...- Mika la osservò, leggermente divertito per il suo imbarazzo.
-Non vedrai più Elize in questa casa, Zuleika. L'ho lasciata ieri sera. E lui è Andy- fece velocemente le presentazioni, sperando che sua sorella si prendesse quel dannato phon e se ne andasse velocemente.
Ma si accorse che sia Andy che sua sorella lo stavano fissando, privi di parole, senza stringersi la mano o salutarsi. Li guardò entrambi, poi capì l'atteggiamento di sua sorella e si affrettò ad aggiungere: -E' un amico- e la fulminò con lo sguardo.
Avrebbe tanto voluto girarsi verso Andy e chiedergli per quale assurdo motivo lo stesse fissando in quel modo, ma Zuleika capì il messaggio.
-Piacere Andy, io sono Zuleika- e gli tese la mano. Lui si scosse da quella specie di stato di trance e strinse la mano alla ragazza.
-Piacere mio- Zuleika prese il phon e lasciò finalmente la stanza.
-Andy, che c'è?- gli chiese, appena la sorella se ne fu andata.
-Tu... tu eri serio ieri- Mika lo guardò con sguardo interrogativo. Non capiva.
-Quando mi hai detto che sarebbe stata la tua ragazza ancora per poco-
-Oh, sì- rispose Mika, capendo finalmente, anche se ancora non riusciva a comprendere il perché di quello sgomento.
-Non funzionava più. L'ho riaccompagnata a casa e ho chiuso la storia con lei. Non potevo prenderla ancora in giro-
-Avevate litigato?-
-No- rispose Mika, osservandolo, -semplicemente non provavo niente stando con lei. Io non...-
Ma si bloccò. Non poteva dirlo davvero, non era ancora pronto. Non poteva dirgli che in realtà, nel corso di tutta la sua vita, non aveva mai provato una seria attrazione per una ragazza.
Sospirò.
-Allora, questo video?- chiese poi, cercando di sviare il discorso. Non voleva parlare di Elize con Andy e poi era davvero curioso di vedere cosa il ragazzo fosse in grado di fare con quella videocamera.
Andy capì e distolse lo sguardo da lui per guardare il monitor del computer.
-In realtà sono due- disse il biondo, facendo partire il primo.
-Questo l'ho fatto un paio di anni fa. Parla di musica, per questo pensavo ti potesse piacere- Mika osservò con attenzione le immagini che scorrevano sullo schermo e ne rimase affascinato: tutto combaciava perfettamente, tutti gli elementi si compensavano tra loro e il risultato era eccezionale. La musica di sottofondo era quella di un'arpa, le immagini che si susseguivano riprendevano varie persone, molto diverse tra loro, ognuna che suonava uno strumento diverso. Vedeva quelle persone ridere mentre suonavano, ogni tanto passavano sullo schermo delle note. L'arpa fu sostituita dal suono del piano, poi dalla chitarra e poi, verso la fine, dal suono forte della batteria. Era stato un continuo crescere, sia di spezzoni di video che di musica.
Quando finì, Mika fissò ancora lo schermo per qualche istante.
-Accidenti, sei bravo!- Andy rise.
Mika era stato così spontaneo nel commentare il suo video.
Chiuse quel video e ne aprì un altro.
Era il video che Andy aveva girato il giorno prima al parco con lui, leggermente modificato. Riguardandosi, Mika iniziò a ridere e a commentare le sue espressioni, seguito a ruota da Andy.
-Non credo di essere molto portato per queste cose- commentò il libanese, osservando la sua espressione al computer -avevi ragione, sembravo davvero un tronco-
-Oh, no, era solo perché non eri spontaneo. Guarda qui...-
Mandò avanti il video fino al punto in cui era finito con la faccia nel prato, ridendo.
-Qui sembro un idiota invece- commentò Mika, continuando a ridere.
-No, niente affatto- replicò Andy -Sembri solo un bambino felice- e ridacchiò.
Quando il video finì, staccò la videocamera e fu in quel momento che sentirono ancora la porta d'ingresso aprirsi. Mika diede uno sguardo all'orologio che teneva al polso, rigorosamente digitale dato che anche le lancette dell'orologio erano un mistero per lui. Era quasi l'ora di cena, presto sarebbero rientrati tutti.
-Sarà meglio che vada, mi aspettano per cena- disse Andy in quel momento, guardando anche lui il suo orologio a lancette. Mika lo fissò per un attimo: anche se non riusciva a leggerli, gli orologi lo avevano sempre affascinato.
-Cosa? Oh, certo- era leggermente deluso, non voleva che se ne andasse. Si alzò e accompagnò Andy alla porta, notando che la persona che era rientrata poco fa era sua madre, che si era già posizionata ai fornelli.
Quando li vide sorrise loro.
-Ciao- li salutò.
-Ciao, mamma-
-Buonasera- rispose Andy gentilmente, poi seguì Mika alla porta.
-Bene, ci sentiamo allora- gli disse Mika rivolgendogli un sorriso.
Andy annuì.
-Chiama quel tuo amico, mi raccomando- gli disse, ricordandogli quello che gli aveva promesso.
-Lo farò dopo cena- lo rassicurò il ragazzo.

***

-Chi era?- non fece in tempo a chiudere la porta e tornare in cucina che sua madre aveva già attaccato con le domande.
-Un amico- rispose Mika -L'ho conosciuto ieri, me l'ha presentato Paul. Si chiama Andreas. Andy-
-Oh, se voleva poteva fermarsi a cena-
Quello non era proprio il caso. Se la sua famiglia si fosse accorta di quello che gli succedeva quando stava con lui, anche il semplice rossore sulle guance o il fatto che lo fissava un po' più spesso del normale, sarebbe stato un bel problema.
-Lo aspettavano a casa- rispose semplicemente, sperando di chiudere lì il discorso.
-Stasera esci?- gli chiese poi sua madre.
-No-
-Viene Elize?-
Un'altra volta. Mika sospirò.
-No, mamma- in quel momento suo padre entrò in casa insieme a Yasmine e Paloma e Mika ne approfittò.
-Ora che ci siamo tutti, no, non viene Elize e non uscirò con lei. Abbiamo chiuso ieri sera-
Quattro paia di occhi lo guardarono stupiti.
-Perché?- chiese Yasmine.
-Perché non funzionava- rispose semplicemente Mika, facendo spallucce.
La sua famiglia fu tanto gentile da chiudere lì il discorso e pensare alla cena, cosa di cui Mika fu grato.
Dopo aver mangiato, mentre ognuno tornava alle proprie occupazioni, Mika prese sua sorella Zuleika per un braccio e la trascinò in camera sua.
-Mika, che cavolo...?- Mika la ignorò e la tenne per il braccio, fino a quando arrivarono nella stanza.
Chiuse la porta e la fulminò con lo sguardo.  

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