55 - La triste realtà

Magsimula sa umpisa
                                    

Il giorno successivo è identico a quello precedente, questa volta a quanto pare non trova neanche il tempo di fare  una telefonata per avvisare, gli basta inviarmi un sms per comunicarmi che ancora una volta non tornerà per cena.
Nel  pomeriggio sono seduta sotto al portico con lo sguardo perso sul panorama quando  lo squillo del telefono mi fa sobbalzare. Quando vedo chi è non posso trattenere un sorriso spontaneo. "Signora Pinar, che piacere risentirla". Adoro questa donna che mi coinvolge con la sua solita vitalità in stupide chiacchiere per poi invitarmi ad incontrarla nel tardo pomeriggio per un tè. "Certo, non c'è problema, mi dica dove e quando".
E' bello uscire dopo giorni in cui il mio microcosmo è stata questa casa ed una vita che con tutta probabilità non sarà mai veramente la mia.
Con la signora Pinar posso finalmente lasciarmi andare, mi sento per qualche ora di nuovo la Sanem di prima, quella che viveva ogni cosa con un genuino  entusiasmo. Così le racconto di Venezia, delle bellissime chiese visitate e quanto mi siano piaciute le  isole di Murano e Burano. Ben presto affronta l'argomento che sapevo che sarebbe venuto fuori durante questo incontro. "Allora Sanem, so bene che sono passati solo pochi giorni dal vostro matrimonio e per te non è certo il momento migliore per allontanarti dal  tuo bel  maritino, ma hai pensato alla possibilità di cederci la formula del tuo profumo e seguire per noi la produzione nei nostri laboratori di Gölcük ?"
Dopo che mi ha chiamato nel  pomeriggio ho pensato a lungo e valutato tutte le mie opzioni, sapevo che avrebbe rinnovato la sua offerta. "Ascolti signora Pinar, ho bisogno di un po' di tempo, ho delle questioni in sospeso da sistemare, ma sì, accetto la vostra offerta. Sono pronta a cedervi la formula del profumo anche subito, ma non so indicare esattamente quando sarò pronta ad andare a Gölcük. E' un problema questo per voi?". La sua mano sulla mia mentre mi sorride rassicurante. "Certo che non è un problema mia cara,  sono felice di sapere che hai intenzione di lavorare per noi, possiamo aspettare,  stai tranquilla". Per tutto il tragitto tornando a casa mi chiedo come farò a spiegare ai miei genitori quello che accadrà nella mia vita da qui  a qualche settimana o forse qualche mese.
Abbiamo cercato di convincerli di essere felicemente sposati, e a quanto pare ci siamo riusciti, mi si stringe il cuore all'idea di dovergli dire ad un certo punto invece  che le cose non hanno funzionato tra noi. Non posso che ripensare alle parole di Aziz per me e quelle di mia madre per Can quanto hanno detto che siamo  i figli che non hanno mai avuto.
Non so darmi pace quando ritorno a casa e questa volta il silenzio che mi accoglie mi sembra opprimente. Esco in giardino e per la prima volta, da sola, decido di raggiungere l'angolo nascosto dalla grande siepe per aprire il cancello in ferro battuto che vi è  nascosto subito dietro. Scendo le scale strette  con le pareti di roccia  ricoperte d'edera per arrivare alla terrazza nascosta proprio quando il sole sta tramontando. La notte in cui sono venuta con Can era buio,non avevo notato la piccola panchina in marmo nascosta nell'angolo, mi siedo lì a lungo ad osservare il cielo cambiare di tutte le sfumature possibili finché non cala il  buio.  Le prime stelle della sera  si affacciano timide in cielo e i lampioni del quartiere di Balat si accendono ad uno ad uno. Solo il vento freddo mi costringe ad un certo punto a lasciare questo luogo  che già so che avrà per sempre un posto speciale nel mio cuore quando andrò via definitivamente da questa casa.

Questa volta la salita mi sembra infinita, non c'è la sua mano ad aiutarmi, non c'è il suo sorriso sul viso arrossato dallo sforzo a distrarmi una volta arrivata in cima  senza fiato. Consumo una cena solitaria e poi mi chiudo nella mia stanza a scrivere, così come i primi giorni in cui sono venuta qui la scrittura è il mio sfogo, la mia ancora di salvezza.

Spengo la luce poco prima di mezzanotte, non voglio che pensi che lo sto aspettando. Si ripete lo stesso copione della sera precedente, rannicchiata nel buio della mia stanza lo sento arrivare e muoversi per la casa prima di chiudersi in quella che è tornata ad essere la sua camera. Non so cosa pensare, mi chiedo se lo stia facendo per evitare l'imbarazzo di tornare a comportarsi con indifferenza dopo il teatrino dei giorni scorsi o veramente è così preso dal lavoro.
Non è inusuale per l'agenzia che durante la chiusura di una campagna il team di creativi lavori fino a tardi, solo che... Stupida Sanem, devi capire che  per lui non è cambiato niente nella sua vita, come ha detto Aziz è abituato a vivere da solo, a dover rendere conto solo a sé stesso del suo tempo mentre tu sei solo una parentesi momentanea che, quando la situazione lo permetterà, sarà presto dimenticata.

Decisioni improvviseTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon