"Puoi essere soddisfatta, hai raggiunto il tuo scopo, sei diventata la signora Divit ed ti sei assicurata di vivere di rendita per il resto della vita. Probabilmente è stata tutta una macchinazione sin dall'inizio, hai voluto di proposito trascorrere la notte con me al capanno in modo poi da costringermi a sposarti per averti compromessa". 

Quelle parole ancora bruciano terribilmente, non mi conosce e non ha neanche tentato di  farlo veramente, non lo ha ritenuto necessario come non ha voluto sentire le mie ragioni riguardo a ciò che ho fatto per conto di suo fratello.

Osman mi ascolta in silenzio tenendomi la mano stretta nelle sue finchè non è chiaro  che ho detto tutto ciò che c'era da dire, mi sento come svuotata, sfinita per la miriadi di emozioni che mi  provoca ripercorrere  gli eventi che mi hanno portato fino ad oggi. A quel punto mi mette un braccio sulle spalle e mi attira a sè. "Cosa intendi fare ora?". Sospiro. "Per ora tutto dovrà sembrare normale, i miei genitori e Aziz non devono sospettare nulla. Solo  una volta che le macchinazioni di Emre saranno svelate dovremo aspettare  che suo padre si riprenda  per poi cominciare a parlare con loro dei problemi e delle incomprensioni tra noi in modo che non si stupiscano quando poi divorzieremo".

Si allontana da me quel tanto che serve per scrutarmi in viso. "Sei sicura Sanem? Non pensi di poter provare a dargli una chance? In fin dei conti tu stessa hai detto che quell'audio, estrapolato ad arte dal contesto, sembrava condannarti senza alcun dubbio".

"Si è vero, ma vedi Osman tante cose sono successe ed io... non credo di riuscire  a superarle. Devo solo tenere duro, aspettare il tempo che sarà necessario per non sconvolgere i nostri genitori, poi ognuno prenderà la propria strada".

"Non lo so Sanem, non mi sento tranquillo a saperti in una situazione del genere. Sei sola, così lontana da noi e dalla tua famiglia. Sei sicura di non voler venire a casa con me e Ayhan?".

Scuoto il capo risoluta. "No Osman, sarebbe uno scandalo peggiore che se non mi fossi sposata dopo che  Melahat  mi ha visto rientrare a casa il mattino presto  in compagnia di Can. Ho dato la mia parola e non mi tirerò indietro. Va bene così, non ti devi preoccupare. Come vedi mio marito ha già deciso di tenersi alla larga da me e quella casa è bellissima, starò benissimo lì da sola tutto il giorno, stai tranquillo".

Rimaniamo ancora un po' a parlare di Venezia e degli ultimi pettegolezzi del quartiere poi, quando ormai è l'una di notte, si offre di accompagnarmi a casa. Casa, che strano pensare che ora casa mia sia quassù, su questa bellissima collina immersa nel verde, lontano dai miei cari e vicina ad un uomo che non vuole avere niente a che fare con me.
Entro nel cancello e decido di fare  il giro della casa attraverso il giardino per raggiungere il lato che si affaccia sul mare ad ammirare ancora una volta la vista spettacolare che si gode da quel punto, mi sembra di non averne mai abbastanza. Una voce roca mi richiama dal buio. "Sanem?" Sembra sorpreso, mi giro ed eccolo lì, con una tuta e  una maglia ampia  è già pronto  per la notte. Distolgo lo sguardo per tornare a posarlo verso le luci in lontananza  rimanendo in silenzio.

Sento che si avvicina fino ad affiancarmi per poi sussurrare. "Pensavo te ne fossi andata, che mi avessi lasciato". Qualcosa nella sua voce mi colpisce, sembra rivelare  un'emozione molto vicina alla paura, qualcosa che certo non mi aspettavo. Ma ora non è il momento di pensare ai suoi sentimenti quanto piuttosto di cercare di sopravvivere a questa situazione salvando quel poco  d'amor proprio che ancora mi rimane.

"I motivi per cui alla fine ci siamo sposati sono sempre validi, dobbiamo portare ancora avanti questa farsa per il bene dei nostri genitori,  poi potremo divorziare. Ti ho dato la mia parola e non sono tipo da tirarmi indietro".

"Mi dispiace per essere tornato tardi". Mi giro verso di lui di scatto. "Non mi devi alcuna spiegazione Can Divit come io non ne devo a te, iyi geceler , buonanotte" Detto questo giro sui tacchi e lo lascio lì, non voglio ascoltare le sue scuse, è chiaro non ha nessun piacere a stare con me come io non ne ho a stare con lui. Ora che siamo tornati a Istanbul non c'è bisogno di trascorrere del tempo insieme. Nessuno ci vede, possiamo vivere tranquillamente esistenze separate in questa grande casa.

Questa è l'idea con cui mi addormento quella prima notte, e in effetti è ciò che succede nei due giorni successivi. Can esce la mattina  presto per poi tornare a  sera tardi, molto tardi. Io  ho deciso di approfittare di questo tempo fuori dal tempo per riprendere a scrivere il mio romanzo, un romanzo che era nato come un sogno romantico,  ma che ora sta prendendo tutta un'altra direzione. La mia protagonista sta diventando sempre più come l'Araba Fenice, un uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte e, proprio per questo motivo, simboleggia anche il potere della resilienza , la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi. Ecco quindi che nel mio romanzo  la protagonista deve affrontare prove sempre più ardue trovando in sè la capacità di non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita, di reagire e di rialzarsi più forti di prima. Si può imparare ad adattarsi al vento e alle tempeste come fanno gli alberi sviluppando  radici forti e  rami flessibili, così da mantenersi ancorati a terra, ma nello stesso tempo imparare ad adattarsi ai cambiamenti. Ed è proprio quello che ho intenzione di fare io, devo adattarmi temporaneamente alla situazione in cui mi sono venuta a trovare,  per poi rinascere dalla distruzione lasciata da questo matrimonio nella mia vita  sotto una forma nuova, una nuova Sanem.

Questa sorta di pacifica  tregua viene interrotta bruscamente durante la telefonata quotidiana che mia madre ha iniziato a farmi da quando sono tornata a Istanbul.
"Sanem, muoio dalla voglia di vedere la tua nuova casa. Che ne dici se veniamo domani sera? Preparo tutto io, tu non devi preoccuparti di niente, invitate anche Aziz, farà piacere anche a lui vedere dove siete andati ad abitare".
Allah Allah e ora? Cerco di trovare una scusa. "Anne, mamma, Can ha tanto lavoro in questi giorni io non so..." Uno sbuffo mi interrompe"Bah, dovrà tornere per cena no? Dai anche tuo padre è molto curioso di vedere dove vivi". Non posso controbattere in nessun modo, non è normale in effetti che non siano mai venuti a vedere dove ci siamo trasferiti. Ci accordiamo quindi per il giorno dopo ed io mi chiedo come faremo a fingere per tutta la serata di essere una coppia felicemente sposata.
Dovremo fare del nostro meglio perché mia madre è in grado di captare ogni minimo dettaglio, a tal proposito penso che devo far sparire ogni traccia dalla mia camera perché sarebbe in grado di trovere anche il minimo indizio capace di svelarle che dormo lì piuttosto  che nella camera padronale. Sospirando prendo il telefono e compongo un numero che dovrebbe essermi familiare e che invece compongo forse per la terza volta da quando l'ho registrato in memoria.

"Sanem? E' successo qualcosa? Tutto bene?".

Certo dire che Can è sorpreso di ricevere la mia chiamata è dire poco. "Sì tutto bene, solo ecco, vedi ti ho chiamato per dirti che... abbiamo un problema"

Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now