Gli occhi di Edoardo lampeggiarono di preoccupazione, lo vide tendersi verso di lei e poi rilassare i muscoli, rinunciando a qualsiasi cosa avesse in mente di fare.

«Andiamo» annuì Cassandra, decisa.

Umberto e Isabella stavano incitando Gennaro e Lorenzo a sbrigarsi, loro che ancora erano intenti a controllare che l’altro fosse tutto d’un pezzo, e prima che chiunque arrivasse sul posto si ritrovarono a ripercorrere la strada da cui erano venuti, Cassandra che li seguiva con Isabella per mano, entrambe invisibili.

Chiara si accorse di non dubitare della presenza di Cassandra alle sue spalle, anche se l’ultima volta che era stata invisibile, al palazzo comunale, era scappata a rubare il Libro lasciandoli soli.

In quel momento sapeva che lei li stava seguendo, sapeva che non li avrebbe lasciati e non avrebbe portato via Isabella, aveva una piena fiducia in lei.

Si sistemò gli occhiali sul naso, col fiatone per la corsa. Edoardo le camminava al fianco, notò che le lanciava occhiate di sfuggita, come per assicurarsi che fosse ancora là. Provò l’istinto di sfiorargli la mano, un breve tocco, per farlo calmare e fargli percepire la sua vicinanza, ma pensò che a Cassandra non avrebbe fatto piacere se lei l’avesse fatto, e non era sicura che Edoardo avrebbe gradito, così non lo fece.

Quando giunsero a casa di Umberto, quando si chiusero la porta alle spalle, Cassandra e Isabella sfarfallarono davanti ai suoi occhi, apparendo nella stanza esauste ma in perfetta salute.

«Bene!» esclamò Lorenzo, sfoggiando un sorriso che era raro a vedersi sul suo volto. «Missione compiuta alla grande, direi!»

«L’ultima volta che ho preso il neutralizzatore è stata ieri, tempo qualche ora e dovrei tornare in possesso dei miei poteri» commentò Isabella, che insieme a Umberto sembrava la più padrona di sé.

«Carbone verrà a contattare Umberto per cercare di riprendersi Isabella» disse Gennaro. «Dobbiamo essere pronti. Verrà a consultare la Sibilla per ricevere aiuto, non sa che è nostro complice. Sarà allora che dovremo colpirlo.»

«Che altro dobbiamo fare?» domandò Chiara, che si era illusa che liberando Isabella avessero fatto il grosso.

«Dobbiamo convincere il mio antenato che dare le streghe in pasto all’inquisizione non è la scelta migliore» intervenne Edoardo. «Giusto?»

Umberto annuì. «Esatto. Abbiamo liberato Isabella, ma tra stregoni e streghe è ancora guerra aperta. Dobbiamo lavorare su Carbone per convincerlo che la sua strategia non pagherà, lui calmerà gli animi degli stregoni e permetterà alle due fazioni di vivere in pace come hanno sempre fatto.»

«Un gioco da ragazzi, insomma» borbottò Chiara.

Gennaro sospirò. «Il lavoro da fare non è ancora finito. E c’è ancora…»

«Non succederà» liquidò Umberto. «Faremo di tutto perché non succeda. Ti prometto che quello di cui hai paura non si avvererà.»

«Sarà meglio» sentenziò Gennaro, cupo. «Dipende tutto da te.»

«Genny, devi dirmi cos’è  questa storia» intervenne Lorenzo. «Devo sapere cosa nel futuro ti spaventa tanto.»

«Hai sentito Umberto, giusto? Non la faremo succedere. Non c’è  motivo di preoccuparsi.»

«Sei terrorizzato» si inserì Edoardo. «Anche io voglio sapere che succede.»

«Se le Sibille preferiscono non rivelare quel che ci riserva il futuro, allora è meglio così» disse Isabella.

Chiara capì che la fiducia cieca e totale delle streghe e degli stregoni nella figura delle Sibille aveva radici antichissime, impossibili da sradicare.

L'Ultima StregaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora