Capitolo dodicesimo

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"Sam Doyle. Cosa potrà mai volere da me? Che abbia scoperto qualcosa? Cazzo!"

Ero terrorizzata all'idea di incontrarlo ma evitarlo sarebbe stato forse ancor più rischioso e avrebbe insinuato in lui sospetti, che non ero ancora certa avesse.

Arrivata a casa andai quasi immediatamente a dormire, conscia che l'indomani avrei dovuto svegliarmi prima del solito.

Leaf rimase accanto a me tutta la notte, cosa inusuale per lei ma suppongo avesse avvertito il mio nervosismo.

Il mattino seguente uscì di casa alle sette e trenta,così che potessi arrivare alla bottega con qualche minuto di anticipo ma quando la raggiunsi,il signor Doyle era già lì ad aspettarmi,assieme a sua moglie.

Le strade erano deserte, perfino il negozio di Joe era rimasto chiuso quel giorno.

Presi un bel respiro e mi avvicinai a passo svelto alla bottega:

«Mi dispiace!Spero non siate qui da molto.» Dissi,mentre recuperavo le chiavi dal mio zaino.

Il signor Doyle si sistemò la giacca e con un tono tranquillo disse:«Non si preoccupi signorina,sono sicuro che ne sarà valsa la pena.»

Sua moglie gli lanciò un'occhiata complice e poi guardò me,inarcando un sopracciglio e rivolgendomi un sorriso che non lasciava presagire nulla di buono.

Ebbi paura ma sapevo che anche se quei due avessero avuto cattive intenzioni,non avrei avuto via di scampo,così aprì la porta e li feci entrare,lasciando che si accomodassero per primi.

A quel punto entrai anche io,richiudendo la porta alle mie spalle:

«Allora,cosa posso fare per voi?»Chiesi.

La signora Doyle si sfilò la sciarpa:«Caro,potresti tenerla per me?»Chiese,porgendola a suo marito e ignorando completamente la mia domanda.

«Sappiamo che nostro figlio è venuto qui da lei,signorina Hutchinson. »Intervenne il signor Doyle,afferrando delicatamente la sciarpa di sua moglie,senza distogliere lo sguardo da me.

Rabbrividì a quelle parole:

«Nella mia bottega entrano tante persone,signore. Come si chiama vostro figlio?»Risposi,cercando di prendere le distanze da quell'uomo che poco a poco,si stava avvicinando sempre di più a me.

Con la coda dell'occhio notai che la signora Doyle era rimasta in piedi davanti alla porta e stava fissando fuori.

L'uomo fece uno scatto verso di me e mi afferrò il braccio, stringendo sempre più forte:

«Non mi prenda per il culo,signorina! Lei conosce bene nostro figlio! Fionn è venuto qui,poco più di una settimana fa,se lo ricorda?»Sbraitò,iniziando a torcermi il braccio.

Strinsi i denti e cercai di dissimulare il dolore:

«Mi lasci immediatamente!»Urlai,ma l'uomo non mi ascoltò.

«Si ricorda?» Ripeté.

Presi fiato e guardai il signor Doyle dritto negli occhi:

«Si,lo ricordo perfettamente.» Risposi.

Sul volto del signor Doyle si dipinse un sorriso colmo di soddisfazione:

«Molto bene. »Disse,lasciandomi il braccio

«Io e mia moglie abbiamo trascorso un'intera settimana chiedendoci dove potesse essere nostro figlio.» Proseguì,iniziando a camminare avanti e indietro «Domandando a chiunque se l'avessero visto. Sembrava fosse svanito nel nulla. Stavamo per perdere le speranze quando La signora Davis ci ha confessato di aver visto nostro figlio uscire dalla sua bottega,la mattina successiva alla sera della sua scomparsa...assieme ad un ragazzo. Oltre a fare degli ottimi caffè, pare sia un'ottima osservatrice. Ci ha anche detto di averla visto spesso assieme a Fionn. Gira voce che lui si fidi di lei, che la consideri un'amica. Perciò, mi dica signorina... dove sono andati?» Chiese,guardandomi con aria minacciosa e iniziando nuovamente ad avvicinarsi a me.

La bottega dei bambini rottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora