Capitolo dieci: La Sfilata dei Folli

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Quella sera Nina scelse di non tornare a Palazzo.

Troppe persone moleste desideravano farle il terzo grado e in quel momento non ne aveva affatto voglia. Senza dire nulla ad anima viva si rifugiò nell'appartamentino da lei acquistato un paio di anni prima, una piccola ma deliziosa mansarda che usava in rare occasioni.

Chiuse bene la porta e non si premurò nemmeno di accendere luci.

Si avvicinò al divano a sacco posto nel mezzo del soggiorno e vi ci sprofondò dentro.

Rimase lì, a fissare l'ampio lucernario: aveva dimenticato quanto fosse rilassante e romantico quel panorama.

Si impegnò a scrutare le costellazioni e i pigmenti delle nebulose, godendosi il silenzio, senza pensare a niente.
Le palpebre calavano per la stanchezza, ma ogni volta che provava a lasciarsi andare vedeva il volto di quell'uomo.

Si rannicchiò su un fianco, tirando la coperta fin sopra il naso. Si rigirò a destra e a sinistra nel pouf e, quando comprese che non si sarebbe addormentata tanto facilmente, si rimise a sedere.

Rifletté sulle ultime parole che le aveva rivolto Haeist e fu attraversata da un brivido.

«La prossima volta verrà lui, ha detto...»
Mormorò nascondendosi il viso tra le mani.
«Come dovrei sentirmi adesso?»

•••∆•••

Quella notte si prospettava rigorosamente bianca per Nina così, dopo essersi crogiolata nel letto, decise di uscire e godersi le ultime ore del Carnevale. I festeggiamenti si sarebbero conclusi proprio quella sera con la Sfilata dei Folli.

Appena scese in città Nina finì proiettata in un carnaio animato da musiche travolgenti e colori accesi. L'aria era carica di odori: alcool, sudore, cibo, fumo. Assomigliava a una grande discoteca a cielo aperto, ma molto più sfrenata e sfarzosa.

Nel mezzo della strada sfilavano enormi carri allegorici accompagnati da orchestra e ballerini.

Improvvisamente su tutti gli schermi della città comparve un messaggio lampeggiante scritto a caratteri cubitali.

Nina guardò in su e strizzò gli occhi, non sicura di avere letto bene.

Era l'ordinanza di sospendere all'istante ogni festeggiamento e liberare le vie principali della città.

Alla base di quella richiesta assurda nessuna motivazione.

Nina inarcò le sopracciglia, osservando scettica la folla, che incurante continuava a orbitare intorno ai carri e la banda di musicisti. Certe persone, già ubriache fradice, si prendevano gioco dei poliziotti che senza alcuna speranza tentavano di sciogliere il corteo.
I visitatori alieni invece facevano orecchie da mercante, continuando a godersi quella fantasmagoria.

Tese l'orecchio, cercando di captare qualche informazione nel fitto vociare del pubblico:

"Più avanti la polizia sta cercando di fare evacuare la gente, ma si rifiutano di darci spiegazioni„

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