Yelena: Christmas Miracle

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Le vacanze di Natale erano sempre state il periodo peggiore dell’anno per y/n, odiava il modo in cui tutte le famiglie cercavano di sembrare perfette due settimane all’anno, poi tutti gli altri giorni era un continuo insultarsi e prendersi a parolacce a vicenda. Per non parlare dello scambio di regali. Chi diamine se l’era inventato? Non bastava quello per il compleanno e tutti i gesti fatti nei 12 mesi prima? Eh no, bisogna farli anche per il 25 perché se no passi per tirchia e stronza. Babbo Natale di merda.
Che poi da bambina ci aveva anche creduto al vecchio vestito di rosso che portava gioia al mondo e a quella che nei film era chiamata “magia del Natale” ma ora erano solo stronzate. Certo, l’albero, i regali e da mangiare per il
pranzo li faceva comunque, ma giusto per non sentire sua madre che si lamentava sempre per le stesse cose che non le andavano mai bene.
Yelena invece odiava il Natale per un altro motivo più semplice: non aveva nessuno con cui passarlo. Da quando aveva scoperto che le persone che credeva la sua famiglia non lo erano mai state veramente, Natasha era morta
e (mesi dopo) anche il piano per uccidere Barton era fallito, era rimasta sola.
Ed eccole lì entrambe, molto diverse tra loro ma con qualcosa in comune.
Una che girava di corsa tra i negozi di un centro commerciale, ritrovatasi alla
vigilia di Natale a dover comprare gli ultimi regali per zie di cui neanche
sapeva l’esistenza, e l’altra che camminava nello stesso centro commerciale con tutta la calma del mondo, quasi a voler riscoprire la scintilla che c’era in lei da bambina, quando ancora amava questa festa.
Le due erano ancora sconosciute, ma non lo sarebbero state ancora per
molto.
La y/h/c stava letteralmente correndo mentre cercava di non sfracellarsi al suo mentre teneva in una mano le borse colme di regali e carta per impacchettarli (che puntualmente finiva quando ne aveva più bisogno) ed era al telefono con
sua madre per organizzarsi per il pranzo, tenendo il telefono tra orecchio e spalla, pregando non le cadesse.
Era talmente concentrata a non far cadere in terra tutto che non si accorse della bionda a cui stava andando addosso. L'impatto fu inevitabile: le due caddero a terra, y/n imprecò quando sentì il portacandele che aveva preso per sua zia paterna andare in frantumi e il telefono le scivolò, finendo con lo schermo sul pavimento. Fu Yelena a rialzarsi per prima, porgendo all’altra ragazza una mano per rialzarsi, cosa che y/n accettò.
Si alzò in fretta, prese il telefono e, assicuratasi che non si fosse rotto, chiuse la chiamata con sua madre.
<<No, nonono. Cazzo. Ora cosa faccio?>> piagnucolò disperata y/n nel vedere che non solo il portacandele, ma anche un paio di cornici si erano rotte nell’impatto. Aveva a malapena abbastanza soldi da poter pagarsi un taxi.
Yelena le si avvicinò cauta. <<Hai bisogno di una mano?>> le chiese. <<Ho fatto un casino. Si è rotto tutto e non ho abbastanza soldi per ricomprarli. Fanculo.>> Yelena fece un mezzo sorriso. <<Visto che ho anch’io un minimo
di colpa, mi offro di ricomprarteli io.>> L’altra la guardò sorpresa. <<No, non se ne parla. Le sono venuta addosso io, è colpa mia. Lei non c’entra niente.>> <<Insisto, tanto non ho nulla da fare e Natale non lo festeggio, quindi non devo comprare nessun regalo.>> disse la bionda. y/n si trovò costretta a sorridere. <<Grazie…>> si fermò, rendendosi conto che non sapeva il nome
della ragazza. <<Oh, giusto. Yelena.>> <<y/n.>>
Le due si fecero strada tra la folla, entrando nel negozio di candele, con Yelena che pagava. y/n stava attenta a non stare troppo su con i prezzi
nonostante l’altra le avesse detto che poteva prendere tutto ciò che le piaceva.
Quando ebbero ricomprato tutto Yelena stava per salutarla, ma y/n la prese
per un braccio, fermandola. <<Lascia almeno che ti riaccompagni a casa.>> le disse.
Chiamato un taxi aspettarono in silenzio, lasciandosi trasportare dalle note di
“Last Christmas” che risuonava dall’interno del centro commerciale.
<<Grazie davvero per prima. Mi hai letteralmente salvato la vita.>> disse y/n alla ragazza accanto, spezzando il piacevole silenzio che si era creato tra le due. Yelena ridacchiò e vide il suo respiro trasformarsi in condensa. <<Eri nervosa, non ti piace il Natale vero?>> y/n sbuffò. <<Lo preferivo da bambina, quando tutto era più facile.>> Yelena annuì e basta, non sapendo cosa dire ed
un nuovo naturale silenzio si interpose tra loro.
<<Ecco il taxi!>> esclamò Yelena appena vide un veicolo giallo venire verso di loro.
Le due salirono e dopo qualche minuto arrivarono a casa di y/n. Fece per
scendere ma si bloccò, come se si fosse ricordata una cosa importante. <<Hai detto che non hai nessuno con cui festeggiare Natale, no? Che ne dici se lunedì andassimo a cena fuori, giusto per conoscerci meglio e ricambiare il favore.>> <<Dico che ci sto.>> sorrise la ragazza. <<Bene, per le sette e mezzo davanti a casa mia. Andiamo con la mia macchina. Non serve che ti
vesti elegante, un maglione e un paio di jeans andranno più che bene.>> rispose l’altra. <<A domani, allora.>> sorrise y/n. <<A domani.>> rispose Yelena prima di vederla uscire dal taxi e avviarsi verso la porta di casa, entrambe sentendo che lo spirito del Natale che c’era da bambine era ritornato tra loro.

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