Capitolo 4

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"C'è una cosa che non mi spiego" esordì Draco un sabato a mezzogiorno mentre stava pranzando insieme ad Harry in salotto, come facevano da che il Serpeverde era arrivato a Grimmauld Place.

"Cosa?" replicò Harry afferrando una fetta di pizza dal cartone che aveva posato sul tavolo da caffè.

"Come riesci a non essere tempestato da gufi ad ogni ora del giorno e della notte o non passare tutto il tuo tempo al Ministero, assediato dai giornalisti?"

Per un secondo Malfoy giurò di aver visto un lampo di terrore negli occhi di Harry.

Il Grifondoro deglutì e osservò attentamente l'altro ragazzo, quasi stesse cercando le parole giuste da rivolgere al suo interlocutore.

"Ho fatto degli accordi con Kingsley" spiegò "Un pomeriggio alla settimana lo passo al Ministero tra giornalisti e tutto il resto. Il resto del tempo lo posso gestire a modo mio. Kingsley ha anche vietato l'utilizzo di qualunque Incantesimo Tracciante su di me. Non che qualcuno non ci provi, ma non hanno molto successo. Ho imparato a nascondermi."

"Come avresti fatto?"

Harry alzò le spalle e sorrise.

"Dopo aver passato l'ultimo anno errando per i boschi della Gran Bretagna nascondendomi dai Ghermidori, ho imparato molto da Hermione."

Draco annuì, per quanto strano gli sembrasse. Non che la cosa lo interessasse realmente (o per lo meno, non più di tanto) però considerando tutto il tempo libero che aveva, gli capitava di ritrovarsi a riflettere sulle cose più assurde.

"E la mia magia?"

"E' al sicuro anche la tua. Potrebbero incontrarci solo per caso, ma nessun mago potrebbe localizzarci mentre giriamo per la Londra Babbana."

"Hai protetto anche me dagli Incantesimi traccianti?!" domandò stupito Draco.

"Certo che l'ho fatto! Altrimenti ogni volta che metti il naso fuori di casa troverebbero subito anche me."

"Credi che siano in molti a volere la mia testa?"

Harry scosse la testa. Sapeva che in fondo il Mondo Magico non poteva avercela troppo con Draco, però aveva preferito che Kingsley proteggesse il biondo. In caso di pericolo, sarebbe stato difficile aiutarlo. Il rischio più grande per Harry era essere inseguito da qualche mago eccessivamente riconoscente (le tracce del male nel Mondo Magico erano quasi del tutto scomparse) e quindi si sarebbe facilmente potuto confondere tra la folla. Ma per Draco sarebbe stato più difficile e siccome – essendo già il Serpeverde un mezzo prigioniero – non voleva che qualcuno disturbasse la quiete delle ore d'aria che riusciva a concedergli.

"Sai Potter, sono indeciso tra il cinese e l'italiano" disse il biondo cambiando discorso e riscuotendo Harry dai suoi pensieri. Il biondo sapeva perfettamente che ricordare l'anno appena trascorso non piaceva né a lui né al Grifondoro. Le domande che avrebbe voluto porgli le avrebbe tenute per sé. Non era necessario discuterne in quel momento, anzi. Forse non sarebbe servito discuterne affatto.

"Io voto per l'italiano," rispose il moro, "Andiamo, a chi non piace la pizza? Credo che sia la cosa universalmente più amata. I maghi italiani hanno una fortuna non indifferente..."

"Non mi piacciono. I maghi italiani intendo. Troppo confusionari e zoticoni."

"Hai troppi pregiudizi" lo rimproverò Harry.

"Giusto, voi Grifondoro siete zotici quanto gli italiani."

"Hey! E voi Serpeverde cosa sareste, sentiamo?! Gli inglesi sono esclusi."

Draco parve rifletterci mentre masticava lentamente un piccolo morso della sua fetta di pizza chiedendosi intanto da dove fosse nato quello strano gioco, però la cosa sembrava divertente.

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