Capitolo 3

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Nonostante fosse provato sia fisicamente che mentalmente, Draco si alzò di buonora la mattina successiva. Quando i suoi occhi focalizzarono la stanza in cui si trovava ebbe bisogno di qualche secondo per ricordarsi che quella era la camera degli ospiti di Grimmauld Place, la casa di Harry Potter.

Il biondo sbuffò, memore di tutto quello che era successo e che si erano detti il giorno precedente, nonostante – per sua fortuna – la conversazione fosse stata molto limitata.

Io non ti odio, gli aveva detto Potter prima di abbandonarlo in cucina. Solo un Grifondoro poteva uscirsene con patetiche frasi di quel genere. Non si dice non ti odio al proprio peggior nemico. Sempre che Potter lo considerasse tale. Per quanto Voldemort fosse stato il vero antagonista del moro, era lui a considerarsi il vero nemico del ragazzo, era lui che lo faceva disperare a scuola, era da lui che doveva sempre guardarsi le spalle.

Forse era lui a darsi troppa importanza. La verità era che Draco Malfoy era semplicemente una spina nel fianco per Harry Potter, nulla di più.

Con un gesto secco e stizzito il biondo scostò le coperte e scese dal letto, rabbrividendo al contatto con la pietra nuda. Avrebbe dovuto farsi portare un tappeto per evitare un così spiacevole contatto con la realtà.

Si passò una mano sugli occhi e – dall'armadio ancora aperto – tirò fuori un semplice completo nero, sobrio ed elegante ma allo steso tempo comodo. Era stata spesso la sua informale tenuta casalinga quando ancora viveva al Manor e trascorreva giornate tranquille in compagnia di sua madre e, talvolta, anche di suo padre.

Draco prese gli abiti e, accertandosi che non ci fosse nessuno in corridoio, andò velocemente in bagno a cambiarsi.

Si lavò e si vestì con molta calma. Non aveva idea se Potter alle otto di mattina fosse già sveglio o cosa stesse facendo, per cui Draco decise di seguire i propri ritmi, magari decelerandoli di un poco, giusto per.

Tornò nella sua stanza, mise il pigiama su una sedia posta non troppo distante dal letto e, stando bene attento a dipingersi sul volto l'espressione più snob ed austera che possedesse, scese le scale e raggiunse la cucina.

Quando via quando si sorprese nel vedere Potter già seduto a tavola intento a gustarsi uova e pancetta mentre leggeva una pagina del Corriere del Quidditch, lasciando da parte la Gazzetta del Profeta, che probabilmente aveva già sfogliato distrattamente, a giudicare dall'impietoso stato in cui versavano le pagine.

"Buongiorno..." lo salutò Harry prima di riempiersi la bocca di una generosa porzione di uova.

"Non avevi detto che avremmo dovuto mangiare sempre insieme?" gli domandò Draco perplesso, stordito dal profumo invitante della più classica e succulenta colazione inglese.

"Non sapevo a che ora ti saresti svegliato e siccome devo uscire per un po', avevo optato per lasciarti un post-it" spiegò il ragazzo mostrando al biondo un foglietto giallo pallido.

"Un post-che?"

"Post-it. Sono foglietti adesivi che principalmente i Babbani usano per lasciarsi i messaggi se non ci sono. Scrivi qualcosa e poi li attacchi al frigorifero. Il più delle volte si staccano, ma solitamente non vanno molto lontano e abbassando lo sguardo li trovi senza troppe difficoltà."

Draco alzò un sopracciglio chiaramente perplesso.

"Li trovi su quel ripiano accanto alla biro, tutto chiaro?" spiegò Harry.

Il biondo fu tentato di domandargli come avrebbero potuto funzionare delle penne prive di boccette d'inchiostro, ma si trattenne anche perché Potter non gli diede il tempo di parlare e continuò la sua spiegazione.

Alles VerlorenWhere stories live. Discover now