Il Dottor Sottile

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Aggirarsi per i corridoi di notte quando in realtà avrebbe dovuto essere nella sua Sala Comune – e più nello specifico nel suo letto o con la testa china sui libri a studiare - era da sempre lo sport preferito di Harry Potter. Secondo solo all'andare in cerca di guai; anche se, come ripeteva sempre, erano i guai a trovare lui.

Stava di fatto che il quel momento, sotto al suo fidato Mantello dell'Invisibilità, il giovane Grifondoro stava aspettando che il pesante portone dell'aula si aprisse e lasciasse uscire i Prefetti che si erano riuniti per l'obbligatoria riunione settimanale. Quelle sere erano le peggiori per Harry dato che rimaneva da solo senza Ron ed Hermione a tenergli compagnia. Certo, aveva anche altri amici, ma nessuno poteva eguagliare ciò che i due ragazzi rappresentavano per lui. Nonostante tutto, in quel momento il Grifondoro non stava aspettando i suoi compagni di casa, bensì la sua nemesi. Da quando Draco aveva accettato la sua mano qualche giorno prima non si erano più parlati e quasi nemmeno visti. Dato che tra di loro c'era una tregua – o qualcosa del genere – se non in pubblico, almeno in privato avrebbero anche potuto provato a parlare civilmente senza dover ricorrere agli Schiantesimi.

Non appena la porta si aprì e i ragazzi cominciarono ad allontanarsi dal'aula, Harry poggiò la schiena al muro, cercando di trattenere più che poteva il respiro. Vide Ron ed Hermione passargli accanto senza degnarlo della minima attenzione e continuando a parlare tra loro. Sentì l'amica pronunciare il suo nome, ma non se ne curò. Sapere cosa stesse dicendo su di lui al momento non era la sua priorità. Vide la chioma bionda di Draco dirigersi dalla parte opposta, seguito dalla Parkinson: lei cercava di fare conversazione, ma il ragazzo non sembrava incline a darle retta.

Harry aspettò che si fossero allontanati un po' ed iniziò a seguirli senza mai avvicinarsi troppo. Non era prudente pedinarli a quell'ora ed erano comunque Serpeverde... Gli vennero in mente le parole del falso Moody che gli ricordavano 'vigilanza costante', anche se aveva sentito ripetere al vero Auror lo stesso avvertimento, più e più volte.

"Si può sapere che hai, Draco?!" berciò la voce di Pansy nel corridoio vuoto e buio illuminato esclusivamente dalle torce.

Harry video il bondo fermarsi e sbuffare in direzione della ragazza.

"Sono stanco e passare una riunione a decidere una nuova parola d'ordine per il bagno dei Prefetti perché un ritratto si è ricordato di aver visto un intruso qualche anno fa, non mi sembra un valido motivo per costringermi a restare alzato fino a quest'ora..."

"Ma..."

"Vai pure in Sala Comune."

"Se sei stanco-"

"Il sonno mi è passato. Faccio un giro per il castello e, se sono fortunato, può capitarmi d'incontrare qualche Grifondoro a cui potrò togliere dei punti" ghignò il ragazzo, malefico.

Harry vide Pansy sorridere soddisfatta e, dopo aver augurato la buonanotte al compagno di Casa, dirigersi a passo svelto verso i sotterranei.

Draco rimase fermo dov'era finché l'eco dei passi di Pansy non sparì del tutto. Solo in quel momento Harry decise di rivelarsi, certo che Malfoy si sarebbe spaventato almeno un minimo vedendolo comparire così dal nulla. Invece il Serpeverde non fece una piega.

"Capiti proprio nel momento giusto Potter, ho appena detto che sarei andato alla ricerca di Grifondoro indisciplinati, ma a quanto pare non serva che vada io a cercarli, visto che sono loro a venire direttamente loro da me."

"Non sei simpatico Malfoy."

"Non ho mai voluto esserlo" replicò seccato il biondo.

"Te ne do atto, per lo meno sei coerente. O quasi."

Tetralogia AlchemicaWhere stories live. Discover now