Capitolo 18

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Gli occhi di Valerio guardavano dritti nei miei, avvicinandosi sempre di più al mio corpo inerme e nudo.
La sua lingua passò fra la fessura delle mie labbra ed io quasi odiavo quel contatto, tuttavia il mio corpo sembrava dire altro, non riuscivo a controllarmi e piano piano, ad ogni suoi gesto iniziai a bagnarmi.
La sua lingua scese poi lungo il mio seno nudo e ormai turgido, passava delicatamente lasciando una scia invisibile che mi provocava dei leggeri brividi che mi oltrepassavano tutto il corpo. Strinse fra i suoi denti il capezzolo, così delicatamente e al tempo stesso così potente che un lieve gemito di dolore e piacere uscì fuori dalla mia bocca.
Avevo una mano bloccata, ma con l'altra cercai di toglierlo dal mio corpo, ma fu tutto inutile perché Valerio prese il mio polso e con una cruenta velocità mi alzò il braccio, posandolo sopra il letto sotto la sua forte presa.
Avevo paura, ma nello stesso tempo godevo di quello che mi stava facendo.
Scese leggermente in basso con la testa e con l'altra sua mano mi diede una forte botta all'interno coscia facendomi aprire improvvisamente le gambe tanto era stato il dolore.
"Sei bagnata piccola. Allora vedi che ti piace quello che ti faccio." disse lui in modo sarcastico.
Si mi piaceva ovviamente, ero sempre una donna, lui era sempre un bell'uomo, e ormai non avevo scelta.
La sua mano si posò sopra la mie piccole labbra iniziando a fare dei movimenti circolari ed io gemetti ancora, incontrollatamente, mi bagnavo sempre di più.
Le aprì leggermente e infilò subito la sua lingua proprio sopra il mio clitoride, leccando incessantemente, dando dei leggeri morsi, sentii due dita penetrami piano, entravano e uscivano lentamente ed io ero quasi sul punto di venire, inarcai completamente la schiena gettando indietro la testa, e dalla mia bocca leggermente socchiusa uscì un forte e potente gemito.
Avevo il respiro affannato, Valerio si tolse e mi portò le due dita che mi aveva poco prima infilato dentro davanti la mia bocca.
"Lecca" ordinò con un tono autoritario e lo sguardo fisso sul mio.
Feci di no con la testa, non avevo nessuna intenzione di leccare la mia 'roba'.
"Fai quello che ti dico oppure ti punirò." disse, facendo avvicinare ancora di più le sue due dita.
"Non se ne parla" urlai iniziando a muovermi incessantemente per cercare di liberarmi dalla sua presa.
Di colpo si alzò ed io riuscii finalmente ad essere libera solamente per qualche secondo perché poco dopo tornò vicino a me legando le mie due mani sempre ai pali del letto. Cercai di dimenarmi ma non c'era nulla da fare, lui era più forte di me e mi riduceva a fare sempre con la forza quello che lui voleva, così ora ero legata da due corde, una che teneva il mio braccio destro legato al palo destro del letto, e una che teneva il mio braccio sinisto, anch'esso legato al palo sinistro del letto.
"Alzati in piedi e abbassa la schiena." ordinò ed io non potei altro che farlo.
Mi alzai mettendomi davanti al letto con i piedi per terra e feci scivolare giù la mia schiena cercando di farmi leva con le mani.
Sentii Valerio avvicinarsi al mio sedere nudo da dietro, la sua forte erezione si sentiva, ed io continuavo a bagnarmi.
Sentii che si slacciò i pantaloni e la sua erezione ora premeva ancora di più verso di me.
Di colpo lo sentii, il suo membro, passare all'interno delle mie piccole labbra strusciandomi sopra il clitoride, era una sensazione bellissima, il calore del mio corpo aumentava sempre di più e lo stesso faceva il desiderio. Arrivò fino all'apertura della mia vagina e delicatamente lo mise dentro, non lo fece entrare tutto, si limitò a fare dentro e fuori solo all'apertura della mia vagina, in modo tale che era un desiderio mai soddisfatto. Sentivo la mia vagina aprirsi e chiudersi poco dopo e così andò avanti, facendo aumentare in me il desiderio e facendomi bagnare più del dovuto.
Di colpo non lo sentii più vicino a me, i suoi passi si fecero più distanti.
Girai la testa per seguirlo con lo sguardo ed era situato proprio davanti l'armadio aperto che conteneva una serie di frustini e oggetti a me ignoti.
Vidi prenderne uno,dalla forma sembrava un bastoncino di legno non molto fino. Si avvicinò a me, ed io capii subito cosa voleva farmi.
Accarezzò delicatamente il mio sedere e poco dopo sferzò un grande colpo. Urlai dal dolore, il colpo era stato troppo forte da poter sopportare.
Appoggiò il bastoncino sul mio sedere e lo muoveva a modo di carezza poco dopo ne sferzò un altro.
"Basta" urlai "ti prego" dissi tra le lacrime.
"Devi fare ciò che ti dico, perché ci saranno cose peggiori di questo" disse lui gettando a terra il bastoncino e avvicinandosi a me con la sua erezione.
Lo mise tutto dentro questa volta e i suoi movimenti si fecero sempre più veloci e mentre stavo per venire si tolse infilando sue dita dentro di me.
Gemetti e dopo poco venni.
Si mise davanti a me con le sue due dita di fronte la mia bocca.
"Lecca" disse con tono autoritario e forte.
Non potevo fare altro, così aprii la bocca e iniziai a leccare le sue due dita.
Mi stavo per sentire male da quel sapore, cercavo di sputare ma i suoi occhi e il suo sguardo mi dicevano di mandare giù, di assaporare tutta la mia 'roba'.
"Puttana" disse con tono soave.
Io non ci vidi più dalla rabbia e diedi un grande morso alle sue dita tanto che le tolse immediatamente visto il dolore provocato.
"Ora pagherai" disse ghignando alzandosi dal letto e mettendosi di nuovo dietro di me. In men che non si dica iniziò a prendermi a sculacciate, il bruciore della stecca di legno precedente aumentava sempre di più e i suoi colpi erano talmente forti e prepotenti che delle lacrime scesero sul mio volto.
Sentii una voce urlare dal piano di sotto, la riconobbi subito, era quella di Paolo.
Risuonarono i suoi passi sulle scale, fino ad arrivare fuori la porta che si aprii violentemente.
"Valerio basta" urlò sprezzante Paolo.
Di colpo Valerio smise, andando verso Paolo.
"Deve pagare, sai come sono le regole, me lo hai insegnato tu" disse Valerio in modo sprezzante.
Di colpo ricordai le parole di Ludovico:

"È stato Paolo a ridurlo così."

"Non ti ho insegnato a fare del male, ci sono dei limiti che devi saper rispettare e tu con lei li hai oltrepassati." disse Paolo questa volta con il suo tono composto di sempre.
"A lei piace" urlò Valerio.
"No, ha le lacrime agli occhi, sta soffrendo. Quello che prova è solo dolore." urlò Paolo.
Continuai a versare lacrime a causa del dolore e delle forti bruciature.
"Non può stare con te e tanto meno nella tua società di escort, non è pronta, non ora. Lasciala." continuò Paolo avvicinandosi al volto di Valerio per intimorirlo.
"La voglio mia. Insegnale le buone maniere e quando sarà pronta portala di nuovo qui." rispose Valerio.
"Non tornerà mai da te. Ha paura di un uomo come te" gli urlò contro Paolo avvicinandosi al letto per slegarmi i polsi da quelle strette corde che mi tenevano immobile.
Io mi alzai e mi buttai fra le sue braccia, ora mi sentivo al sicuro.
"Tornerà da te quando tua figlia pagherà lo stesso suo prezzo" disse Paolo mostrando tutta la sua sicurezza in quello che stesse dicendo.
"Cosa sai tu di mia figlia?" urlò Valerio.
"Eveline l'ha chiamata Chloè, giusto per tua informazione" e portandomi in braccio uscii fuori dalla porta iniziando a scendere le scale.
Valerio di colpo uscì dalla stanza appoggiandosi alla ringhiera.
"Dov'è Eveline?" urlò disperato.
"Lontano da te" rispose Paolo con tono freddo.

Mi portò in macchina adagiandomi sopra il sedile. Mi diede una carezza sul viso e io mi appoggiai alla sua mano.
"Grazie" sussurrai mostrandogli un sorriso.
"Non preoccuparti." disse con voce delicata, ricambiando il mio sorriso.
Mi diede la sua giacca per coprirmi ed io la indossai.
Poco dopo partimmo per andare a casa.
"Come sapevi che Eveline aveva avuto una figlia da Valerio?" domandai volendo costruire ancora quel gigantesco puzzle che si era creato.
"A casa ti spiegherò tutto, ora stai tranquilla. È tutto finito" mi disse dandomi un leggero bacio sulle labbra.

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