Capitolo 17

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Ero intimorita da Valerio ma al tempo stesso nella mia mente non riuscivo a capire più nulla: era Valerio che aveva portato via Eveline a Paolo?
Vedevo lo sguardo oscuro di Valerio contrapposto a quello di Paolo che ad ogni parola si irrigidiva sempre di più.
"Lei rimane con me, non permetterò che la porti via." disse Paolo alterando il suo tono ma rimandando sempre molto composto.
"Vedremo per quanto tempo rimarrà con te" rispose Valerio avvicinandosi al volto di Paolo per intimorirlo.
Di colpo sentii prendermi di spalle, e due uomini mi trascinarono indietro, appena girai lo sguardo riuscii ad identificarli: erano Davis e Ludovico.
"Perché?" urlai rivolgendomi a Ludovico che mi trascinava via.
"Perché è giusto così." rispose lui tirandomi sempre più forte.
Vedevo la figura di Paolo allontanarsi sempre di più da me, vedevo che cercava di dimenarsi dalle braccia di Valerio, ma quando lo fece era troppo tardi, ero ormai in macchina di Davis.
La macchina partii e dal finestrino notai Paolo che mi guardava sul ciglio della strada consapevole che non avrebbe potuto fare più niente.
Dopo poco mi arrivò subito un messaggio sul cellulare, era Paolo.

"Non preoccuparti, tornerò da te."

Sorrisi, mi sentivo come una principessa che doveva essere salvata dal suo principe azzurro, solo che la storia era un po' diversa.
Ero nei sedili posteriori, e fissavo i volto di Davis e Ludovico.
"Ora mi spiegate cosa sta succedendo?" urlai, facendo notare il mio tono alterato.
"Beatrice, sta succedendo che non puoi stare con Paolo, era stato deciso da tempo, tu sei di Valerio ormai." disse Ludovico rivolgendosi a me con tono autoritario.
Decisi di metterlo alle strette facendogli ricordare quando era stato proprio lui, Ludovico, a portarmi via da quella festa.
"Allora, a quanto voi dite, se io sono di Valerio, perché tu Ludovico mi hai portata via da quella festa, provandoci anche con me oltretutto?" domandai ironica. Lui non esitò un attimo a rispondere.
"L'ho fatto per vedere come ti comportavi, come eri nei confronti degli uomini, se potevi essere un buono acquisto oppure no." disse Ludovico guardandomi male.
"Un buono acquisto? Ma cosa intendi?" domandai.
"Un buon acquisto per Valerio, un buon acquisto per la nostra società di escort." rispose Ludovico rivolgendomi un sorriso beffardo.
"Cosa?" urlai.
"Una società di escort? Io? Per fare quelle schifezze? Non se ne parla. Lasciatemi io non voglio fare questo." continuai iniziando a muovermi e cercando di aprire lo sportello della macchina ma era stato chiuso con le sicure, neanche fossi una bambina di 3 anni.
"Non ti agitare piccola andrà tutto bene, ci sono passate tutte." disse Davis continuando a guidare.
"Tu stai zitto, sei proprio l'ultimo che deve parlare." gli urlai contro.
"Ma poi che cosa dici ci sono passate tutte? Quali tutte? Quelle troiette che ti portavi a casa ogni tanto è Davis?" continuai sempre urlando ormai innervosita dalla situazione.
"Tutte come Eveline." rispose Ludovico serio.
In un attimo mi calmai e calò il silenzio. Ludovico improvvisamente girò il suo viso e guardò fuori dal finestrino, mentre Davis continuò a guidare.
Allora Eveline era un prostituta? Forse per questo era scappata via da Paolo, forse l'avevano presa loro. Ecco che ora si spiegava quell' anche lei urlato poco prima da Paolo contro Valerio. Allora Paolo lo sapeva, forse sapeva perché se ne era andata.
Avevo una grandissima confusione in testa, cercavo di rimettere in ordine tutti i pezzi ma non riuscivo, mancava sempre qualcosa, ogni volta mancava un pezzo che si scopriva poi essere fodamentale.
"Forza scendi siamo arrivati" disse Ludovico venendomi ad aprire lo sportello e tenendomi ben stretta a lui.
Era notte fonda ma potei riconoscere quella casa: era la casa della festa, di quella maledetta festa in cui iniziò tutto.
"Seguimi." disse Ludovico con tono autoritario, io non potei far altro che obbedirgli, ormai c'ero dentro fino al collo in questa situazione.
Entrammo dentro la casa ed era bellissima proprio come quella sera, era perfetta in ogni particolare persino la più piccola mattonella era abbinata a tutto il resto della casa. Il colore predominante era un nero laccato lucido che andava in contrasto con il bianco e con l'argento dei mobili specchiati. Era di uno stile moderno e molto minimalista, appena dopo la porta di entrata c'era un grande salone con divani di pelle nera e quadri di stile pop-art attaccati alle pareti, ce ne stava anche uno di Pollok, bellissimo, una sprazzo di colori lanciati sulla tela, stava bene con il resto della casa.
Una grande lampadario si estendeva nel centro, era tutto colorato: aveva delle lamine argentate e con del cartoncino sopra di vari colori in modo tale che la luce che emanava era proprio del colore del cartoncino.
L'aria sapeva di fresco, e di pulito.
"Vieni ti porto sopra, preparati che Valerio ti vuole trovare nuda nel suo letto." disse Ludovico prendendomi la mano in modo molto forte e trascinandomi lungo le scale per portarmi al piano di sopra.
Arrivammo all'interno della stanza, aveva le pareti rosso sangue, delle tende bianche erano poste sopra le finestre. Al centro c'era un grande letto, con dei pali di legno scuro posti a lato. Proprio vicino al letto un'insieme di manette e frustini pendevano da un armadio aperto.
Provai ad indietreggiare per cercare di scappare da lì dentro, ma il corpo di Ludovico mi fece da scudo.
"Non puoi andartene." mi sussurrò Ludovico all'orecchio, iniziando a darmi leggeri baci sul collo.
"Levati" urlai girandomi e dandogli una forte spinta, lui indietreggiò e si mise fuori la porta tenendo ben stretta la maniglia.
"Fai quello che ti ho detto, si arrabbierà se non ti troverà nuda nel suo letto." disse Ludovico facendomi un occhiolino e chiudendo dietro di sè la porta a chiave.

Ora non potevo più scappare, ero in trappola, in una trappola mortale fatta di desiderio e piacere. Mi accasciai in un angolo e dai miei occhi iniziarono ad uscire delle leggere lacrime che accarezzavano tutto il mio viso lasciando una scia invisibile.
Più che mai ora volevo Paolo, volevo stringermi fra le sue braccia e sentirmi al sicuro, volevo guardare dritto nei suoi occhi e assaporare tutto quello che aveva da darmi. Lui mi piaceva, forse per la prima volta un uomo era riuscito a farmi provare qualcosa, anche se i giorni passi insieme erano stati pochi io lo desideravo al mio fianco. Paolo era stato un tumulto di emozioni scaturite per mancanza di amore.

Sentii la chiave delle porta girare fra la serratura, alzai lo sguardo e vidi entrare Valerio. Rimasi seduta con le gambe rannicchiate, e lo guardavo avvicinarsi a me.
Si abbassò e con un dito fece alzare ancora di più il mio volto.
"Non te l'hanno detto che bisogna ubbidire alle regole?" domandò sarcastico.
Io lo guardai con disprezzo e non dissi nulla, avevo paura, solo paura.
"Forza alzati." ordinò con tono autoritario.
Rimasi immobile a fissarlo negli occhi e lui mi prese fra le sue braccia e mi fece alzare portandomi alla fine del letto.
"Devi fare quello che dico io. Chiaro?" mi inveii contro.
"No, mai" ribattei urlando.
Le sue mani presero il mio viso di colpo e le sue labbra si appoggiarono con crudeltà e veemenza alle mie. Sentivo la sua lingua entrare all'interno delle mie labbra con ferocia e desiderio.
Le sue mani iniziarono a toccare il mio corpo tremante.
"Non preoccuparti, non ti farò del male. Con me potrai solamente godere e a te piace vero?" domandò sarcastico iniziando a spogliarmi e facendomi rimanere nuda di fronte a lui in pochissimo tempo.
Cercai di dimenarmi, ma la sue stretta era più forte della mia.
"Stai ferma." urlò e vidi che si allontanò da me avvicinandosi all'armadio per prendere un paio di manette.
"Dammi i polsi." disse Valerio guardandomi negli occhi, io non lo feci e nascosi le mani dietro la mia schiena.
Di colpo lui mi girò talmente forte che caddi sul letto e in un attimo la mia mano era legata ad uno di quei pali di legno posti alle estremità del letto.
Ora ero davvero nei guai.
"Devi imparare a rispettare quello che io dico Beatrice, facendo di testa tua le conseguenze saranno gravi, per te e per Paolo." disse allontanandosi da me e iniziando a camminare lungo la stanza.
"Sai, Eveline, faceva tutto ciò che io dicevo, era la mia preferita, non obiettava mai. Era una delle più richieste sia per la sua bellezza sia per quel fascino innocente che aveva. Si, lei amava Paolo, ma dovette scendere a compromessi, o me e la nostra bambina, o lui." disse tenendo sempre i suoi occhi fissi nei miei.
"Indovina chi scelse?" domandò sarcastico.
"Te" dissi con voce lieve, quasi sussurando.
"No, scelse Paolo, ma prima che riuscissi a trovarla lei sparì e nessuno di noi sa dove sia andata." disse mostrando odio nei suoi occhi.
Iniziai a pensare ed ora ogni parola stava ricostruendo un gigantesco puzzle.
Eveline portava in grembo il figlio di Valerio quando sparii senza dire nulla a Paolo e a tutti loro. Ma Ludovico? Lei non aveva una storia con lui?
"E Ludovico cosa c'entra in tutta questa storia?" domandai, ora molto interessata a parlare con lui più che con ogni altra persona.
"Ludovico, mio fratello" rise.
"A lui non importava niente, era solo una delle tante. È stato lui a farmela conoscere, ed io la accolsi benignamente fra le mie braccia come cognata. Ludovico non è fatto per delle storie, lui si diverte e basta è la sua indole non lo si può cambiare." disse continuando a ridere.
Ecco ora dunque perché Ludovico la trattava male e forse ecco anche il perché Eveline scappò tra le braccia di Paolo: per cercare sicurezza e riparo.
"Ora cosa vuoi da me? Perché sei tornato?" domandai volendo avere risposta a quelle domande che mi tormentavano da giorni.
"Ero partito per molto tempo per cercare Eveline e la mia bambina, ma non c'è stato nulla da fare, non l'ho mai trovata. Sono tornato per mettere in chiaro delle cose con Paolo, ma ecco che la situazione si ripresentò para a quella successa con Eveline, ti volevo portare via dalle mani di Ludovico perché non ti meritava, ma poi di nuovo ci fu Paolo che si è messo in mezzo e ha fatto ingarbugliare tutti i miei piani. Ma alla fine, come vedi, ottengo sempre ciò che voglio." disse mostrandomi un sorriso sarcastico.
Rimasi in silenzio, non sapevo cosa dire, ero solamente scioccata dall'intera situazione.
"Ora fai tutto ciò che ti dico e non succederà niente nè a te nè a Paolo." disse avvicinandosi a me.
"Dov'è lui?" domandai preoccupata.
"È di sotto con Davis e Ludovico, che sta guardando tutto quello che succede attraverso quella telecamera in alto." disse indicandomela.
Si avvicinò a me, ed io già sapevo a cosa stavo andando incontro per questa notte.

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