Parte Terza-Capitolo 10

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"Grazie, mi sento più tranquilla."

"Anche la tua famiglia."

Un brivido le scorre lungo la schiena, non aveva pensato che Davide avrebbe potuto prendersela anche con loro.

"Posso vederli?"

"Per ora no, è troppo pericoloso."

Quanto vorrebbe abbracciarli, non hanno colpa di nulla e lei si sente soffocare e capisce quello che deve aver provato Giovanni, nel vedere tutti quelli a cui vuole bene morire o rischiare la vita.

"Mi metto subito all'opera, vedrai, troveremo un appiglio che ci porterà da lui."

Non le sfugge la luce strana che ha attraversato lo sguardo di Joele e finge di non averla scorta, perché non le preannuncia nulla di buono.

"Ci vediamo dopo." Joele si congeda da lei senza aggiungere altro, lasciando in sospeso la sua curiosità per ciò che hanno da dirsi con Giovanni. Riaprire il suo portatile dopo tutti quei giorni le da un brivido di eccitazione. Ci mette poco a riappropriarsi del suo mondo, le sue dita si muovono rapide tra le pagine ed i file, penetrando nei vari sistemi, ad altri off limit, con le credenziali giuste e la sua abilità riesce in poco tempo ad impossessarsi di tutte le informazioni esistenti su Mattia.
All'anagrafe è registrato con il cognome della madre, Sabrina Peroni, di cui si perdono le tracce quando lui ha solo tre anni. Viene dichiarata scomparsa e dopo alcune infruttuose ricerche il suo nome viene archiviato nell'elenco delle persone sparite o allontanatesi volutamente. Mattia viene affidato ad uno zio di Sabrina e misteriosamente anche lui sparisce dopo pochi mesi, rapito dall'asilo che frequentava. Nessuno si dispera più di tanto, lo zio non fa nulla per spingere sulle ricerche e dopo alcuni mesi anche il suo caso giace fra quelli irrisolti. Da allora il piccolo risulta svanito nel nulla, sicuramente Davide l'ha rapito e tenuto prigioniero negli ultimi quattro anni, riempiendolo di bugie e terrore, per tenerlo legato a sé. Giulia cerca di scavare anche nella vita di Davide, ma negli ultimi quattro anni non risulta un lavoro stabile, solo alcune occupazioni saltuarie come giardiniere e custode e nell'ultimo anno, da quando suo padre è deceduto, di lui si sono perse le tracce. Probabilmente ha vissuto con l'eredità di Antonio, che era proprietario di varie case e terreni, alcuni venduti recentemente. Prova a rintracciare le sue carte di credito o il suo cellulare, ma qualsiasi movimento risale a più di un mese prima. È furbo e ha sicuramente una mente acuta e geniale, sa che sono sulle sue tracce ed è ben attento a non lasciare dietro di sé nessuna impronta che possa far risalire a lui. Chiude il portatile dopo più di due ore di ricerche, mentre sente la tensione premerle sulle spalle. Due mani gentili si appoggiano sul suo collo, massaggiandolo dolcemente ma con decisione, premendo i polpastrelli sui punti dolenti, allentando la pressione al solo tocco.

"Direi che è ora di fare una pausa." la sua voce ancora impastata dai residui del sonno le provoca brividi alla schiena, mentre le sue mani ancora la massaggiano.

"Che ore sono?"

"Le tre, che ne dici di mangiare qualcosa?"

"Mi sembra una buona idea, Joele ti cercava."

"Parlerò con lui dopo, ora pranziamo." le afferra la mano, stringendola nella sua e la porta in cucina, andando ad ispezionare il frigo, per cercare qualcosa da mettere sotto i denti.

"Un piatto di pasta al burro ti sembra troppo triste?"
Giulia sorride, perché apprezza lo sforzo per trovare qualcosa di commestibile che sia in grado di cucinare e si accomoda su uno sgabello a gambe incrociate, lasciando che si cimenti in quella esperienza per lui nuova.
Osserva il suo viso, ora più rilassato dopo il sonno ristoratore arrivato senza l'uso di pillole e per questo ancora più prezioso. Le ombre scure non sono scomparse dai suoi occhi, ma sono più attenuate, meno profonde. Avrebbe voglia di abbracciarlo, fregandosene di chi può vederli, perché sa che ha bisogno di quel contatto, come ne ha bisogno lei. Si volta e le sorride, dopo aver buttato la pasta nell'acqua bollente.

"Forse è meglio se metti anche un po' di sale." la guarda grattandosi il mento, spruzzato da un accenno di barba e si affretta a salare l'acqua, seguendo le sue istruzioni.

"Sono un disastro, credo che sia la cosa che mi riesce peggio."

Lei sorride e si avvicina, infilandosi in quel punto fra la sua scapola e il fianco, appoggiando la testa sulla sua spalla, che si trova alla giusta altezza. Sembra che i loro corpi creino un incastro naturale e perfetto, come se fossero creati su misura da una mano attenta.  Gli circonda la schiena con il suo braccio e rimangono a fissare l'acqua che bolle fino a che non è arrivato il momento di scolare la pasta e sedersi al tavolo per gustarla.

"Non è così male, sarà la fame ma sembra buonissima."

"Dici che ho un futuro?"

"Come cuoco? Non credo."
Sorridono entrambi per la prima volta dopo giorni, anche se lo sguardo di Giovanni torna a rabbuiarsi quasi subito, come se avesse un peso sul cuore che gli impedisse di godere di quel momento. Finiscono il pranzo in silenzio, ognuno con il proprio piccolo carico di cose non dette e di piccoli segreti.

"Vado a cercare Joele, ci vediamo dopo?" è già in piedi e si china per lasciarle un bacio fra i capelli. Giulia non aggiunge altro, se non un piccolo cenno del capo, anche se quello che nascondono quei due le crea inquietudine, ma decide di fidarsi, di entrambi, prima o poi la metteranno al corrente.
Giovanni trova Joele sul patio che si trova sul retro della casa, seduto su una delle panchine esposte al sole, mentre ad occhi chiusi e le cuffie infilate nelle orecchie si gode la luce ed il calore di quella giornata di autunno ancora tiepida.
Gli sfiora una spalla e lui apre gli occhi, sobbalzando leggermente.

"Lei hai detto nulla?"

"No, e non deve sapere."

"Non sono ancora convinto che sia una buona idea, Giovanni, è troppo rischioso, il mio dovere è proteggervi."

"Lo sai che non abbiamo scelta."
Si lascia cadere stancamente sulla panchina accanto a Joele, tuffando il viso nelle mani e restando così per alcuni secondi.

"Vi somigliate molto tu e Giulia, entrambi testardi e pronti a sacrificarvi per chi amate."

Giovanni solleva la testa per guardarlo negli occhi, cercando il coraggio di andare fino in fondo.

"Questa storia deve finire, ora. Non permetterò che faccia del male ad altri. Ti ha parlato di mio nipote?"

"Si oggi. Povero bimbo, nelle mani di quel criminale, chissà che condizionamenti psicologici ha dovuto subire."

Il viso di Giovanni cambia espressione, cercando la sua attenzione.

"Credi che possa crescere sano? Dopo tutto quello che ha visto e vissuto? Non è già perso?"

"Ascolta Giovanni, penso di aver visto abbastanza in tutti questi anni per poterti dire che non esiste una regola certa. Ho visto figli di serial killer ripercorrere le orme dei padri, troppo deboli per sottrarsi ad un destino già segnato, ma ne ho visti altri lottare per essere l'opposto e costruirsi una vita sul percorso del bene. Non so cosa succederà a quel bambino, ma prima lo sottrarremo dalle grinfie di Davide e meglio sarà."

"Sono pronto, il comunicato è stato terminato?"

Gioele sospira appena, rispetta e ammira la determinazione di quel ragazzo, anche se è consapevole che quell'esca che stanno per lanciare potrebbe rivelarsi un boomerang che tornerà a colpirli.

"Verrà pubblicato sui tuoi social e sulla stampa domani, alle dodici in punto."

"Perfetto."

Il giorno successivo il seguente comunicato compare su alcune testate giornalistiche on line e sui profili social di Giovanni:

Twins- Il mio nuovo brano, verrà lanciato il prossimo 15 Novembre alle 14.00; per l'occasione suonero' la composizione al violino al Parco Archeologico di Ostia, senza pubblico, incidendo il brano in presa diretta per la prima volta. Questo brano vuole rappresentare il legame con la parte più intima di ognuno di noi, il nostro doppio, ciò che nascondiamo nell'anima, il nostro gemello interiore.

L'esca e stata lanciata.

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