Ninth

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'Ti devo parlare, riesci a uscire domani sera?'

Deglutisco rumorosamente rileggendo più volte il messaggio digitato sullo schermo.

Mi sento in colpa per non aver scritto a Joseph in questi giorni, ancor più in colpa per il fatto che è stato lui a scrivermi per primo.

Porto il labbro inferiore tra i denti e inizio a digitare sullo schermo per confermargli che ci sarò, anche se la prima cosa che ho pensato è stata di far finta di niente, soprattutto dopo il bacio dell'ultima volta che ci siamo visti.

Adoro Joseph, anche se all'inizio lo vedevo come un capo fastidioso e speravo che Matthew lo licenziasse il prima possibile.
Ho imparato ad accettarlo anche se mi rimprovera sempre dei miei abiti larghi e insiste che mi vesta sempre elegante come gente del suo stesso livello.

Lui stesso è forse l'uomo più elegante che io conosca, con il suo corpo snello e alto rende quasi l'idea di essere un imprenditore miliardario senza un filo fuori posto. Non credo di averlo mai visto con un paio di scarpe da tennis addosso o una semplice maglia di lana.
Anzi, credo che quell'uomo vada a dormire in camicia.

Le mie labbra si increspano in un sorriso sincero al solo ricordo di Joseph e delle sue camicie.

Maddie ha detto che Joseph poteva avere un ruolo importante in questa storia, e lui stesso lo sa, ma se domani decide di ritirarsi da questa follia non direi nulla per fargli cambiare idea.

Non so perché Joseph abbia accettato, ma dai ricordi dell'ultima volta che sono venuta a Miami sicuramente Matthew non era la persona più indicata a fingersi il futuro marito con cui costruirei una famiglia solida per crescere una bambina.

Guardo rapidamente verso la porta della mia stanza e cerco di capire se c'è ancora qualcuno che sta passando per i corridoi.

Fino a cinque minuti fa mi sembrava di sentire la voce del mio ex e di sua madre, ma mi sento così confusa in questa casa che inizio a pensare che le loro voci sono solo nella mia testa.

Infatti c'è un silenzio mortale dall'altra parte della stanza, quindi sospiro con sollievo e decido di uscire dalla camera per mettere qualcosa sotto i denti.

A quest'ora sono sicura che staranno tutti dormendo, o almeno spero.

Chiudo delicatamente la porta della mia camera da letto per non rischiare di svegliare mia figlia, mentre il mio stomaco riprende a brontolare in un modo poco elegante, ma salto sul posto quando do le spalle alla mia porta per ritrovarmi davanti alla stanza di Jason.

Il mio cuore smette di battere quando noto che, oltre la porta aperta, Jason è seduto davanti alla sua scrivania e fissa lo schermo di un grosso computer davanti a lui.

Tiro un sospiro di sollievo quando realizzo che non si è accorto della mia presenza ed è voltato di spalle senza degnarmi di un'occhiata.

La grande schermata del computer davanti a lui mi fa capire che si sta occupando di affari, mentre le spalle larghe e contratte rendono conto di quanto sia concentrato in questo momento.

Odio la sua azienda. Se non fosse per la sua maledetta voglia di avere in mano l'azienda del padre probabilmente ora non staremo dormendo in camere separate.

Al solo pensiero mi vengono i brividi, ma non distolgo gli occhi dalla sua figura, spostando le pupille al suo collo largo, per poi passare alla chioma scura e talmente disordinata che non ci metto molto a capire che ha appena fatto la doccia.

«Hai bisogno di qualcosa o vuoi continuare a fissarmi da lontano?»

Spalanco le pupille quando la voce rauca e fredda di Jason arriva dritto alle mie orecchie, ma quando realizzo quello che dice raddrizzo le spalle e mi affretto ad aprire bocca, pronta a replicare come se non fossi appena stata beccata a sbavare guardandolo.

EX 4 || || Ema OQU Where stories live. Discover now